

L’orecchio del diavolo. Un’indagine di Stella Spada
- Autore: Lorena Lusetti
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Mi piace Lorena Lusetti; la stimo come autrice, apprezzo il suo impegno aggiuntivo d’inserire le trame gialle in una cornice fissa, della serie thriller dedicata all’Agenzia investigativa bolognese Spada, con la coinvolgente compagnia di giro formata dalla detective donna, dal giovane stagista sfruttatoecontento e dall’anziana vicina Alda, calata volontariamente nel ruolo di badante-colf-madre, tuttofare e mettere in ordine. Se non Giacomo, non ancora apparso nei primi episodi, le ritroviamo con le loro gioie e dolori, oltre a sempre nuovi casi, nel quarto titolo, L’orecchio del diavolo. Un’indagine di Stella Spada, che torna in seconda edizione (aprile 2024, collana I Gialli Damster, 280 pagine), quasi un decennio dopo la prima del 2015, per i soliti i tipi Damster, marchio crime addicted delle modenesi Edizioni del Loggione.
Lorena si affeziona ai personaggi ai quali dà vita nelle pagine: Stella, tanti pregi quanti difetti, l’attempata e protettiva vicina col suo sanbernardo invadente Filippo, il di là da venire collaboratore non pagato né contrattualizzato Giacomo Puccini: lo ha detto al nostro Vincenzo Mazzaccaro. Si è tanto legata a loro che le viene difficile abbandonarli. Aggiungiamo che per farlo deve letterariamente ucciderli, per quanto qualcuno, come Silvia, non sparisce nemmeno da morta, resta come presenza nella testa della Spada.
A proposito dell’investigatrice, bolognese come l’autrice: mi garba tanto anche Stella, titolare dell’Agenzia in via dell’Inferno, strada centralissima, sotto le Torri, nel ghetto ebraico di un tempo, a Bologna. Mi piace come poliziotta privata poche chiacchiere niente distintivo, anche se non condivido il concetto anticonvenzionale di giustizia extra processuale e il modo spiccio con cui lo esercita. Avverto come una corrente elettrica la sua carica hardcore, sebbene si esprima con una sensualità per lo più trascurata, ma di quando in quando anche l’eros gioca la sua parte nelle pagine di Lorena. Diciamo che Stella Spada resterebbe sorpresa davanti a questa dichiarazione d’affetto letterario, per quanto lusingata dal riconoscimento della propria femminilità. Non si vede sexy e s’impegna poco in materia, l’ex segretaria, ex moglie ma tuttora madre in servizio saltuario, di Simone (liceale sedicenne nel quarto episodio). L’immagine riflessa nelle vetrine di un bar dalle parti di via Rizzoli rimanda una sé stessa in versione shopping compulsivo da saldi in centro: capelli flosci sparpagliati sotto una cuffia di lana, occhi lacrimosi incorniciati da zampe di gallina, segni scuri dovuti al sonno arretrato, un velo di fondotinta steso troppe ore prima e pietosamente estinto sul viso, a smascherare il colore della pelle. Non starebbe “poi cosi male vestita da donna”, ma dopotutto il suo lavoro la induce a passare inosservata e non lo potrebbe fare con abiti attillati e tacco dodici.
L’Agenzia è in un locale in affitto, dovrebbe trasferirsi in uno spazio più moderno e meno costoso ma non si decide mai a farlo. Troppe cose la legano all’antico palazzo medievale, per esempio l’amica Alda del piano di sotto e non ultima la continua presenza di Silvia, precedente proprietaria dell’Agenzia, uccisa qualche anno fa incidentalmente per mano sua. Non se n’è mai andata, è una presenza ingombrante, anche nei momenti meno opportuni, per quanto Stella non possa pensare di lavorare senza i suoi consigli.
Spada ammette di essere cinica, pericolosa, fatale soprattutto per chi è più vicino. Si è autoconvinta che la cosa migliore da fare, con le persone che ama, è tenerle alla larga da lei, come ha fatto col marito Piero, l’uomo migliore che tuttora conosce. Infatti non solo lo ha lasciato, per preservarlo dalla procacciatrice di guai che sa di essere, ma gli ha pure affidato Simone, che vive con lui. Chiedete al vicino di casa, Franco, se quello che sto scrivendo di lei sia esagerato. Va poi a genio anche a qualcun altro? Al commissario Marconi, per esempio. Da quel bell’uomo la nostra proprio non ce la fa a stare a distanza. Questione di pelle, di sangue, di feeling, di erotismo bollente, a volte.
È il poliziotto vero a fornire i riferimenti del caso sul quale Stella è messa sotto contratto dalla neo prima cittadina di un paesino in provincia di Ferrara, che la invita a soggiornare a Duemondi per risolvere, con la sua sensibilità di donna e di madre, la scomparsa dei figliuolo, l’unico, di cui nessuno è riuscito a trovare traccia da due anni, quando ne aveva soltanto otto. Stella segue solo distrattamente quello che le dice la Onofri, ma non fa domande, per non dimostrare di non avere ascoltato la cliente, demolendo la professionalità che la sindaca le riconosce. Fatto sta che non sa nulla di nulla della vicenda e fa ricorso a Marconi. Attraverso gli archivi della Polizia, apprende che giocava a nascondino in una costruzione abbandonata nei pressi di casa e gli amici non l’hanno più trovato. Teoricamente, le ricerche sono ancora in corso, hanno seguito molte piste, nessuna concreta finora. Del piccolo Marcello non c’è più traccia. È l’incubo peggiore di tutti i genitori. Oltre al dolore, anche il senso di colpa per non averlo sorvegliato. Con un macigno del genere sul cuore, la signora Onofri è riuscita a chiedere il suo aiuto e sembra ancora sana di mente; fosse capitato a lei, il cervello si sarebbe liquefatto, non avrebbe più potuto esprimere concetti di senso compiuto per il resto della vita.
In un romanzo che ha tanti romanzi dentro di sé, quasi uno per ogni personaggio, comprimari compresi, è Stella a farli ruotare tutti, da primo motore ipermobile qual è, anzi, inarrestabile (sensi di colpa a parte). È sorprendente la naturalezza dei movimenti della Spada, a volte affilata proprio come una lama. E quante morti dispensa Lusetti, con nonchalance. Ai decessi violenti non ci si abitua mai e neanche alle sorprese nei romanzi di Lorena, ma questo non è affatto un problema; al contrario, è una costante del suo appeal di giallista seriale.
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