Falso movimento
- Autore: Peter Handke
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2008
"Falso movimento" (1975) è la sceneggiatura che Handke scrive per l’amico regista Wim Wenders, autore del film culto "Il cielo sopra Berlino" anch’esso co-sceneggiato da Handke, che rientrerà poi nella “trilogia della strada” insieme ad Alice nelle città e Nel corso del tempo.
La storia, liberamente ispirata a "Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister" di Goethe, racconta il viaggio del protagonista, anch’esso chiamato Wilhelm Meister, in giro per la Germania alla ricerca del superamento soggettivo dell’espressione artistica e rientrando quindi, seppur in modo anomalo, nella corrente del romanzo di formazione tedesco (Bildungsroman).
Spinto dalla madre a non perdere il proprio malessere e ad andarsene, il giovane Wilhelm parte dallo Schleswig-Holstein e giungerà al confine con l’Austria nella Zugspitze nelle Alpi bavaresi. Durante il viaggio si uniscono a lui un vecchio suonatore dall’oscuro passato, la sua piccola accompagnatrice Mignon, un poeta svizzero e un’affascinante attrice di teatro. L’ambiguo gruppo si muove per la Germania senza una meta apparente, se non quella di una ricerca personale interiore e forse proprio per questo non riesce mai a diventare una cosa sola, troppe sono le differenze e gli egoismi dei singoli. Wilhlem vuole diventare uno scrittore, ma si trova in conflitto con la sua indifferenza alla realtà. Il vecchio si rivelerà essere un ex-nazista scatenando poi la rabbia del protagonista; l’attrice, con quale Wilhelm sembra cominciare una storia romantica, è tormentata dalla personalità dello scrittore, a volte amandolo a volte rifiutandolo completamente. La piccola Mignon vive il suo innamoramento per Wilhelm senza mai aprire bocca per tutto lo svolgersi della storia; il poeta cerca di essere accettato dal gruppo come artista e come persona.
Handke riesce con spigolosa freddezza ad immergerci in una Germania dura, squallida, senza calore. I protagonisti tendono a fuggire dalle città verso la campagna, come un ritorno alle origini e alla ricerca di una nuova identità. Lo stesso Wilhelm dichiara che per poter esprimere il suo disagio dovrebbe parlare dell’intera storia della società occidentale e dell’incomunicabilità umana. La cupa ombra del nazismo e gli strascichi che si porta dietro decenni dopo l’olocausto sono ben evidenti nella storia e sembrano far vergognare gli stessi protagonisti.
La storia si dipana rarefatta, slegata, tragica, condita dalle solitudini incolmabili dei protagonisti, dalla loro incomunicabilità, dal loro essere volti verso il loro interno per poter raccontare l’esterno. Ed è proprio su questo concetto che si basa il falso movimento di Handke: la necessità di interiorizzare l’esperienza, farla intima ed erotica, per potere arrivare a parlarne, ad esprimersi ed infine trovare se stessi e poter superare l’incolmabile distanza che separa gli esseri umani. Il viaggio è solo un falso movimento se non viene vissuto in questa maniera.
Falso movimento
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