Estate
- Autore: Edith Wharton
- Genere: Classici
- Casa editrice: Elliot
La casa editrice romana Elliot riedita il romanzo Estate (titolo originale Summer, traduzione di Maria Giulia Castagnone) di Edith Wharton (1862-1937), pubblicato dalla grande scrittrice americana nel 1917, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1984 presso La Tartaruga Edizioni di Milano.
“La ragazza uscì dalla casa dell’avvocato Royall, situata in fondo all’unica strada di North Dormer, e si fermò sulla soglia”.
Era arrivata l’estate in quel piccolo e povero paese agricolo del New England, costruito in un luogo alto e aperto, dove il cielo trasparente spandeva una luce argentea sui tetti, sui pascoli e sui boschetti di larici che circondavano il villaggio, mentre una brezza leggera giocava tra le nuvole bianche e tonde che indugiavano sui fianchi della collina. Il venticello di giugno che soffiava scherzoso aveva strappato il cappello a un giovanotto che passava lì vicino lanciandolo nello stagno al di là della strada. Mentre il giovane si precipitava a ripescarlo, Charity notò che era uno straniero, indossava abiti cittadini e rideva con l’allegria che questo genere di contrattempi suscita sempre in chi è giovane e spensierato. Charity si domandò che impressione poteva fare North Dormer a chi proveniva da fuori. La ragazza viveva in questo piccolo paese di collina battuto dal vento e bruciato dal sole da quando aveva cinque anni, Adottata dall’avvocato Royall “l’uomo più in vista di North Dormer” e da sua moglie, morta alcuni anni dopo, Charity era stata “portata giù” dalla Montagna, l’aspra rupe le cui pareti brulle, che s’innalzavano erte sopra i pendii più dolci di Eagle Range, “costituivano uno sfondo di costante cupezza nella valle solitaria”. La Montagna dove Charity aveva visto la luce, era distante dal paese circa quindici miglia ma si levava così bruscamente sopra le colline più basse che sembrava quasi incombere su North Dormer. Charity aveva presto imparato che la Montagna era un pessimo posto cui bisognava vergognarsi di appartenere e che lei non doveva mai dimenticare di ringraziare il cielo per la fortuna che le era capitata.
“Piccola mia, non dimenticarti mai che è stato il signor Royall a portarti giù dalla Montagna”.
Eppure Charity odiava con tutta se stessa la vita monotona che conduceva a North Dormer e soprattutto la biblioteca locale, dove la ragazza lavorava come curatrice ogni martedì e giovedì pomeriggio. Entrata con passo lento nella sua prigione, Charity si era tolta il cappello appendendolo a un busto di stucco che rappresentava Minerva, aveva aperto le persiane e infine si era seduta alla scrivania. All’improvviso la porta si era spalancata e Charity, prima ancora di alzare lo sguardo, aveva capito che era entrato il giovanotto visto davanti al cancello degli Hatchard. “C’è uno schedario?”. Mai come in questo libro di Edith Wharton emerge lo sguardo acuto e anticipatore dell’autrice, forse è anche per questo che la puritana società americana del XX Secolo aveva considerato il volume fin troppo spregiudicato e provocatorio.
“Ero tormentata dal desiderio febbrile di creare. Incominciai a scrivere un romanzo breve, Estate, il più remoto possibile per tema e ambientazione dalle scene intorno a me. Lo scrissi in uno stato di estrema gioia creativa”
così scriveva la Wharton nella sua biografia A Blackward Glance (1934), Uno sguardo indietro, la quale aveva definito la sua creatura letteraria l’”Ethan Frome rovente”. Se in quel volume dell’autrice l’inverno condiziona le vicende dei due sfortunati protagonisti, anche in questo romanzo una stagione è vista come metafora e l’ultima occasione di felicità per Charity Royall, quasi condannata a sposare il suo tutore. North Dormer, come tanti altri villaggi del New England, appare quanto mai isolato, tagliato fuori da qualsiasi mezzo di comunicazione con il mondo esterno. L’altrove per chi vive a North Dormer può essere solo immaginato, misterioso, vagheggiato, quell’altrove che per Charity Royall ha le sembianze di Lucius Harney. Ma la scandalosa passione tra Lucius e Charity è destinata a spegnersi con l’arrivo dell’autunno.
“Quella sera stessa, nella luce fredda della luna d’autunno, il calesse li lasciò davanti alla porta della casa rossa”.
Estate
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