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Recensioni di libri

Ebrei erranti di Joseph Roth

Scritto nel 1927, "Ebrei erranti" racconta la migrazione degli Ebrei orientali verso occidente a causa del crollo della monarchia austroungarica, ma ha un valore universale per chiunque riesca a cogliere la sofferenza di popoli migranti.

Francesca Ferraro
Francesca Ferraro Pubblicato il 25-07-2020
Ebrei erranti

Ebrei erranti

  • Autore: Joseph Roth
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Adelphi

Scritto nel 1927, Ebrei erranti (Adelphi, 1985, trad. F. Bussotti) racconta la migrazione degli Ebrei orientali verso occidente a causa del crollo della monarchia austroungarica. Roth, nato a Schwabendorf, in Volyhnia, morì a Parigi nel 1939, e apparteneva a una famiglia di Ebrei osservanti (suo nonno era un rabbino).

È il periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale e alla Rivoluzione Russa e, nella premessa, Roth precisa che:

“Rinuncia a quei lettori «obiettivi» che dall’alto delle torri traballanti della civiltà occidentale sbirciano con comoda e acida benevolenza il vicino Oriente e i suoi abitanti; che per puro umanitarismo deplorano l’insufficienza delle fognature e per timore di essere contagiati rinchiudono gli emigranti poveri in baracche in cui la soluzione di un problema sociale è affidata alla morte in massa”.

Il libro, invece, è scritto per quei

“lettori davanti ai quali non sia necessario difendere gli ebrei orientali; lettori che abbiano rispetto del dolore, della grandezza umana e di quella sporcizia che ovunque si accompagna alla sofferenza; europei occidentali che non siano fieri dei propri materassi puliti, sentano che dall’Oriente ci sarebbe molto da ricevere e magari sappiano anche che dalla Galizia, dalla Russia, dalla Lituania arrivano grandi uomini e grandi idee, peraltro utili (dal loro punto di vista) perché contribuiscono al consolidamento della civiltà occidentale e alla sua crescita”.

Negli Ebrei erranti è facile vedere come siano universali i motivi della fuga e dell’esilio, nei quali oggi è possibile riconoscere tutti quei migranti che vengono fagocitati dalle altre civiltà che li seducono e li costringono a perdere la propria identità. Il sionismo, secondo Roth, nasce in quanto nel parlamento austriaco “sedevano i rappresentanti di diverse nazioni impegnati nella lotta per diritti e libertà” e nel parlamento ogni popolo si appellava alla “terra” di sua appartenenza:

“Solo gli ebrei non si potevano appellare a un proprio suolo (o «zolla», come si dice in questo caso)”.

E dalle controversie tra le diverse nazioni, gli ebrei non hanno tratto vantaggio, anzi:

“Gli ebrei hanno smentito il proverbio secondo il quale tra i due litiganti il terzo gode. Gli ebrei sono stati il terzo che ha sempre perduto”.

Secondo Roth è proprio questo che ha reso loro necessario di riconoscersi nella nazionalità ebraica.

“Il fatto di non possedere una propria «zolla» in Europa lo hanno compensato con l’anelito a una patria palestinese. Erano sempre stati uomini in esilio. Ora diventarono una nazione in esilio. Inviarono rappresentanti ebreo-nazionali al parlamento austriaco e cominciarono a lottare per i diritti e le libertà nazionali ancor prima di aver ottenuto il riconoscimento dei più elementari diritti umani”.

Ebrei erranti è un libro che risentiva delle ondate razziste e ne anticipava forse le risoluzioni, individuando, dall’interno dello stesso popolo ebreo, e tra questo quello orientale, più emarginato, le sue contraddizioni, le sue fragilità.

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Un libro perfetto per...

A persone sensibili.

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ebrei erranti

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