Croce del sud
- Autore: Claudio Magris
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2020
Per parlare di cosa tratti Croce del sud (Mondadori, 2020), l’ultimo romanzo di Claudio Magris, è necessario fare un leggero salto temporale a ritroso e rileggere un passo contenuto nella sua raccolta di saggi Utopia e disincanto del 1999. Il frammento in questione è il seguente, contenuto nel capitolo La scheggia e il mondo:
"Ma quella oscura canzone di un popolo che […] non è stato un protagonista della storia del mondo, è bella non perché è la voce ignorata di una realtà periferica, ma perché in essa risuona un’universalità che trascende quell’angolo appartato e fa parte, non meno di un’opera illustre, del grande mondo”. (p. 67)
Proprio di questo parla l’ultimo libro dello scrittore triestino: di realtà apparentemente minime, situate ai confini del mondo, ma che contengono al loro interno dei caratteri universali che trascendono qualunque tipo di distanza fisica o temporale.
Le tre storie contenute in questo romanzo – che mescola finzione romanzesca e biografia – ci conducono agli estremi angoli del mondo in un ipotetico ponte che collega Trieste al continente sudamericano. Tre vite vere e improbabili, recita il sottotitolo, quelle di Janez Benigar, Orelie-Antoine de Tounes e di Suor Angela Vallese, storie segnate da bizzarria, avventura e generosità che trovano come scenario comune le terre popolate dagli Araucani (o Mapuche), a metà strada tra Patagonia e Cile; territori da sempre dilaniati, sfruttati e sottomessi, “scenari di abietto sfruttamento, scioperi, sanguinose repressioni”, dai confini labili e incerti:
“Quali sono i confini dell’Araucania? Non conosco i limiti del suo territorio, dirà più di cinquant’anni dopo Benigar, cercando di definirli attraverso i toponimi; forse non ci sono ”.
Un popolo, la cui storia “è sempre stata […] una storia di massacri e di resistenza ai massacri e alle varie forme di persecuzione ed emarginazione” e che grazie all’opera di questi tre personaggi – trasfigurati dalla penna di Magris – cercano una forma di riscatto dall’oblio della storia. Tre storie reali, dunque, che attraverso il filtro della finzione assumono connotati letterari in un misto di semplicità e mistero. Magris inciampa in storie di persone comuni che prendono voce nella sua scrittura e vengono riscattate dall’oblio.
Il denominatore che accomuna i protagonisti di Croce del sud è il desiderio di recuperare o dare una nuova identità al popolo araucano: attraverso gli studi linguistici e antropologici di Janez Benigar (autore del Diccionario de la lengua araucana sloveno-spagnolo-araucano), la bizzarra auto-proclamazione di Orelie-Antoine de Tounes a re di Araucania o infine attraverso l’opera missionaria di Suor Angela, Magris preserva la memoria di questo popolo oppresso e instaura un dialogo con l’alterità che è diretta emanazione di una visione della:
“Storia come discesa, la conoscenza e la verità come scoperte di ciò che sta sotto, sempre più sotto”.
Nel farlo però l’autore triestino si richiama proprio a quel passo citato in apertura, rivolgendo lo sguardo al valore identitario locale in rapporto alla dimensione sempre più globalizzata come quella del mondo attuale, che spesso tende all’omogeneizzazione. Magris, richiamandosi anche a Papa Bergoglio:
“Cerca anzitutto il rapporto fra un’identità particolare e una più vasta appartenenza, alla nazione e all’umanità, in cui quell’identità selvaggia possa comporsi e trascendersi senza perdersi ma inserendosi in un coro più vasto”.
In questo perciò vi si legge una visione profondamente cristiana volta a riscattare gli ultimi e i più fragili, in una continua lotta per le ingiustizie:
"Lo sloveno che si è definito pure araucano e figlio della Patagonia non è un rivoluzionario, non ama i rovesci improvvisi, bensì i piccoli ancorché decisi passi quotidiani, le riforme locali; detesta le ingiustizie e si batte per correggerle sempre in nome dell’ordine”.
Una visione dunque intrisa di disincanto, un desiderio di lotta per un mondo migliore, che sappia integrare le realtà locali nel più ampio contesto globale:
“Nello studio dell’araucano cerca se stesso, la propria storia e quella della propria gente e della propria cultura, perché l’araucano vive in un stadio di sviluppo […] Studiarlo, impararlo, amarlo – sottolinea – dà una chiave per rispondere a tante domande della nostra storia”.
Un’identità che, come ribadito anche in molte delle opere di germanistica di Magris, “ama presentarsi compatta e unica ma si sgretola in una moltitudine, in un’anarchia di atomi” (p. 38), ma che grazie all’eco di questi racconti riesce ad assumere una visione unitaria e conferisce al popolo araucano e al romanzo stesso una piena organicità. I tre racconti che compongono Croce del sud si intersecano quindi in un affresco storico e memoriale che unisce il microcosmo sudamericano al macrocosmo della storia universale. Magris ancora una volta si rivela dunque abile archeologo di storie che riemergono dai ghiacci profondi dell’oblio e diventano così abitabili e pronte a raggiungere il cuore delle persone. Storie di vita vera o improbabile, ma proprio “anche grazie ad Aurelio-Antoine I il dramma dei Mapuche è entrato, almeno in minima parte, nella consapevolezza del mondo”.
Croce del Sud. Tre vite vere e improbabili
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