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Recensioni di libri

Utopia e disincanto di Claudio Magris

Garzanti, 1999 - Nell’incipit del suo saggio Claudio Magris ricorda il Dialogo di un venditore di almanacchi di Leopardi, quel sentirsi intimoriti dinanzi alla svolta dell’anno, per introdurci ai concetti di utopia e di disincanto che possono essere di aiuto nella nostra vita.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 16-01-2014

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Utopia e disincanto

Utopia e disincanto

  • Autore: Claudio Magris
  • Genere: Filosofia e Sociologia
  • Categoria: Saggistica

“La struggente vanità di attendere, alla fine di ogni anno, un anno più felice di quelli passati, anch’essi attesi ogni volta nella fiducia che avrebbero arrecato una felicità che invece non hanno mai portato.“

Il passaggio al nuovo anno, con gli auguri per l’anno che verrà, la speranza che possa essere migliore, e il giorno dopo non vedere roseo l’imminente futuro, è spesso una consueta pratica di ogni inizio d’anno. Nell’incipit del suo saggio Claudio Magris ricorda il Dialogo di un venditore di almanacchi di Leopardi, quel sentirsi intimoriti dinanzi alla svolta dell’anno, per introdurci ai concetti di utopia e di disincanto che possono essere di aiuto nella nostra vita. Il saggio raccoglie gli articoli scritti tra il 1974 e il 1998, e venne pubblicato l’anno successivo, nel 1999, a ridosso del nuovo secolo: ciò che allora scrisse Magris era in netto contrasto con chi professava apocalissi e distruzioni al giungere del nuovo millennio, oltre al convincimento che per andare avanti avevamo bisogno di utopia unita al disincanto. Oggi sarebbe utile e più che mai necessario.

Utopia e disincanto, anziché contrapporsi, devono sorreggersi e correggersi a vicenda.

Utopia per Magris è il

non arrendersi alle cose così come sono e lottare per le cose così come dovrebbero essere; sapere che il mondo ha bisogno di essere cambiato e riscattato. L’utopia dà senso alla vita perché esige che la vita abbia un senso.

E’ l’ideale non realizzabile, racchiuso nella parola utopia, che permette agli uomini di sognare un mondo migliore. La delusione che potrebbe derivarne non deve in nessun modo essere ostacolo al tentativo di migliorarne la realtà. L’assenza di illusioni, il disincanto, che ci riporta alla realtà limitando i nostri sogni, è invece

un ossimoro, una contraddizione che l’intelletto non può risolvere e che solo la poesia può esprimere e custodire, perché esso dice che l’incanto non c’è ma suggerisce nel modo e nel tono in cui lo dice, che esso, nonostante tutto, c’è e può riapparire quando meno lo si attende. Una voce dice che la vita non ha senso, ma il suo timbro profondo fondo è l’eco di quel senso.

A questo punto Magris manifesta il pensiero che il disincanto corregge l’utopia e rafforza il suo elemento fondamentale, ossia la speranza.

La speranza non nasce da una visione del mondo rassicurante e ottimista, bensì dalla lacerazione dell’esistenza vissuta e patita senza veli, che crea un’insopprimibile necessità di riscatto.

Il disincanto è quindi una forma malinconica, ironica e agguerrita della speranza che mette in evidenza i nostri limiti. Sogno e scetticismo devono quindi essere utilizzati insieme. In questo bellissimo saggio il professore Magris illustra anche altri argomenti: la morale, la libertà, la storia. L’identità culturale, la figura dell’intellettuale nel riportare e descrivere alcuni libri dimenticati, dimostra quanto sia importante e fondamentale la letteratura. Essenziale, riporta l’autore, è stato anche il ruolo di alcuni grandi scrittori come Borges, Nievo, Hugo, Broch, Tagore, Primo Levi, poiché la loro produzione letteraria ha consentito e consente di comprendere l’uomo e la sua identità.

“La storia letteraria occidentale degli ultimi due secoli è storia di utopia e disincanto, della loro inscindibile simbiosi. La letteratura si pone spesso nei confronti della storia come l’altra faccia della luna, lasciata in ombra dal corso del mondo. Questo senso di una grande mancanza nella vita e nella storia è l’esigenza di un riscatto messianico e rivoluzionario, mancato o negato da ogni rivoluzione storica. L’individuo avverte una profonda ferita, che gli rende difficile realizzare pienamente la sua personalità in accordo con l’evoluzione sociale e gli fa sentire l’assenza della vita vera. Il progresso collettivo mette ancor più in evidenza il disagio del singolo; pretendere di vivere è da megalomani, scrive Ibsen, indicando così come solo la consapevolezza di quanto sia arduo e temerario aspirare alla vita autentica può permettere di avvicinarsi a essa.“

Utopia e disincanto è un’opera da leggere e da rileggere. Con un’indiscutibile eleganza e acutezza, ritroviamo in questi piccoli saggi, pagine di storia, di filosofia e di letteratura del trascorso passato, attualissimi spunti di riflessioni per il destino dell’uomo e per la società di domani.

Utopia e disincanto. Saggi 1974-1998. Storie, speranze, illusioni del Moderno

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Utopia e disincanto

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