La legione maledetta. Il generale dei dannati
- Autore: Roberto Genovesi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Lo chiamano “il maestro italiano del fantasy storico”. Roberto Genovesi è giornalista, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo. Numerosi i romanzi, pubblicati da Newton Compton, ai quali si aggiunge il più recente, “La legione maledetta. Il generale dei dannati” (pp. 290, euro 9,90), apparso a settembre 2016, sempre per i tipi della fortunata casa editrice romana, visto il successo dei titoli di Genovesi.
Fantastico-storico, un sottogenere del fantasy, un ibrido tra mito, storia e immaginazione. Tra gli autori vanta grandi nomi, da Marion Zimmer Bradley a Harry Turtledove, passando per l’italiano Massimo Valerio Manfredi. È comunque materia quanto mai variabile, sfugge ad una rigida classificazione.
“La fiction storico-fantasy”, sostiene proprio Genovesi, “è l’universo multiforme, sincopato e a volte schizofrenico creato dalla fantasia di uno scrittore, sceneggiatore e cartoonist che ha preso in ostaggio la realtà quotidiana solo per adattarla al cammino alle sue azzardate visioni”.
I lettori che vorranno accompagnarlo in questo percorso tanto ricco di suggestioni sono i benvenuti. Occhio, però! Occorre mantenere viva l’attenzione, guardare bene in giro, perché i territori in cui ci si avventura sono avvolti nelle tenebre, abitati da forze malefiche.
L’azione ha un luogo, un tempo e un protagonista. Il "dove" è la Pannonia Inferiore, nei Balcani, ai confini nordorientali dell’impero romano. Il "quando" è il I secolo dopo Cristo. Il "chi" è un cattivo soggetto, bello ma non bravo, il tribuno Marco Cornelio Rubro. Nelle Forze Armate a leva obbligatoria di qualche anno fa sarebbe stato un lavativo inguaribile. Se vivesse nel Meridione direbbero ch’è “ciuccio e presuntuoso”. La pesante aggravante è che riveste un ruolo di comando. È un ufficiale inetto, è così che lo considera Lucio Rufo, il grande generale di umili origini che sta conducendo tre delle ben nove legioni ai suoi ordini verso la frontiera con le tribù non soggette all’Urbe. C’è qualche turbolenza da quelle parti: andare a mostrare la forza potrebbe servire a spegnere sul nascere certe tentazioni. Del resto, come dice il legato Rufo, Roma è sempre in guerra.
La terza coorte della quinta legione resta sul Danubio ghiacciato, a guardia del passaggio obbligato sul fiume, per coprire le spalle alla spedizione oltre il limes. Alla testa del presidio è assegnato un deluso Rubro. Unico impegno – queste le consegne del generale – “non addormentarsi e non fare cazzate”, fino al ritorno delle legioni.
Mentre il giovane romano morde il freno, chi legge può seguire, in alternanza, l’avvicinamento nove anni più avanti di un contingente romano, sorvegliato dalle guarnigioni del popolo bellicoso che abita i territori della Dacia.
Tornando a Rubro, l’arroganza del tribuno è tale che cade nel tranello teso al guado dai Semnoni, guidati dalla sacerdotessa Ganna, una Erinni dai lunghi capelli e la lingua mozzata, la vergine guerriera che la sua gente considera l’incarnazione nel corpo di donna degli istinti bestiali di un animale. Marco Cornelio lancia gli uomini sulla superficie gelata del Danubio. Il fondo non regge, si spezza. L’intera coorte è persa.
Anni più avanti, l’incauto comandante è senza comando. E senza rispetto. Le brighe del padre senatore – un faccendiere malvisto perfino dal figlio – spingono l’imperatore Traiano ad offrire al giovane un’ultima occasione di riscatto. Deve guidare una spedizione punitiva nel cuore della Dacia. Oltre le Porte di Ferro c’è un villaggio semisconosciuto dal quale non arrivano tasse né segni di vita. Marco deve andare a regolare i conti: la mano pesante dell’Impero deve arrivare ovunque a imporre il rispetto per Roma.
L’impresa non merita un reparto organico, l’imbelle dovrà arrangiarsi. Però nessuno dei soldati accetta di servire un "condottiero" presuntuoso, infingardo, temerario e senza alcuna considerazione verso i sacrifici dei sottoposti. Per questo Rubro, con l’aiuto fondamentale dello schiavo ispanico Marcellus, dovrà riunire un’armata di straccioni, degna anche numericamente di quella di Brancaleone da Norcia, se il romanzo fosse umoristico. Ma non lo è.
Alcuni sono tratti dalle galere, letteralmente. Aiutati ad evadere. Un veterano delle arene, un nobile celta in schiavitù, un congedato per epilessia, un nano e una bellissima prostituta, Dafnia.
“Non ho scelto io questi uomini. Avrei di gran lunga preferito un manipolo di legionari esperti. Eppure devo accontentarmi di un centurione malandato, un vecchio gladiatore, una puttana, uno schiavo che crede ancora di essere un principe e un nano che pare viva perennemente sul palcoscenico”.
Tuttavia, ognuno di loro può vantare capacità professionali e anche virtù occulte, che si riveleranno provvidenziali all’occorrenza.
Fin qui il racconto procede in modo piano, come un romanzo epico, dall’andamento classico, senza sfumature fantasy, ma quelle ci sono, eccome e fanno assumere alla narrazione tutto un altro passo, decisamente spiazzante, molto più eccentrico. Fantasmagorico. O fantasmatico (visioni di fantasmi da togliere il respiro), per usare, in modo improprio, un aggettivo che esiste... anche se sembra inventato.
La legione maledetta. La saga completa: Il generale dei dannati-La fortezza dei dannati-L'invasione dei dannati
Amazon.it: 9,40 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La legione maledetta. Il generale dei dannati
Lascia il tuo commento