Il mietitore di angeli
- Autore: Roberto Genovesi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2024
Un serial killer che torna a far parlare di sé dopo anni di silenzio, la sua firma inconfondibile, delle vittime indifese, un commissario lento che non ne vuole sapere di darsi per vinto, l’opprimente atmosfera della Roma fascista alle prese con la visita ufficiale del Fuhrer: questi sono solo alcuni degli ingredienti che fanno de Il mietitore di angeli di Roberto Genovesi, un avvincente giallo a sfondo storico.
L’autore, che è anche giornalista, sceneggiatore e autore televisivo, oltre che Direttore di RAI Libri, dopo aver esplorato i meandri più oscuri della Roma antica, con le saghe della Legione occulta e della Legione maledetta, ci riporta nella Capitale, stavolta, però, nel Capodanno del 1938, quando la vicenda ha inizio.
Durante il ricevimento che il gerarca Cucchi ha organizzato nella sua villa, per annunciare alla buona società che sarà lui a sovrintendere ai preparativi per la visita ufficiale del Fuhrer a Roma, prevista per il maggio dell’anno che è alle porte, sparisce la figlia Vittoria. Rimane sul pavimento un fazzolettino bianco, la firma inconfondibile del mostro di Roma che un decennio prima, tra il 1924 e il 1927, aveva stuprato e ucciso alcune bambine.
Tocca al commissario Marcello Toscanini occuparsi del caso, è lui che, del tutto casualmente risponde al telefono, durante il turno di notte quando viene contattata la polizia.
È l’inizio di un mistero reso avvincente dal sapiente uso che l’autore fa delle molte storie parallele che corrono lungo la narrazione: c’è l’urgenza di trovare un colpevole per mostrare la forza muscolare del regime; una pista politica che non regge, un agente dell’OVRA che fa da antagonista, talmente goffo e impacciato da non avere neanche un nome, ma anche i servizi segreti della corona che lavorano nell’ombra per il futuro del Paese. Episodi solo apparentemente lontani, che tengono il lettore attaccato alla pagina e, a poco a poco, iniziano a intrecciarsi e a trovare un senso complessivo in un puzzle d’autore con un finale da cardiopalma.
In questo giallo a sfondo storico, dal ritmo concitato, stupisce la ricchezza di particolari e di dettagli che restituiscono gli aspetti meno conosciuti – quelli che di solito non troviamo nei libri di Storia – della società italiana degli anni Trenta: le feste ammiccanti sull’Appia antica e i club fumosi della Capitale, le auto che iniziano a entrare nell’immaginario degli italiani, mentre diventano un bene di consumo, la vita umile dei dissidenti, la violenza riservata agli oppositori, la pacata routine di un condominio dove una madre tarda a scendere le scale, la portineria rimane per un attimo scoperta e un bambino assiste incredulo al rapimento del fratellino.
Soprattutto colpisce la conoscenza profonda che l’autore dimostra verso il corpo della Polizia: i verbali degli interrogatori dei sospetti, le schede dei testimoni, i ritratti parlati delle vittime, ma anche gli errori giudiziari che vennero commessi realmente nel caso del mostro di Roma, l’ingiusta incriminazione del fotografo Girolimoni e, ancora, gli esperimenti di laboratorio che riportano Toscanini sulla giusta strada, dopo qualche errore, e che danno conto della nascente attività investigativa della polizia scientifica.
A confermare questa particolare attenzione è anche lo speciale approfondimento psicologico che la narrazione riserva ai due poliziotti che indagano. Da un lato il commissario Toscanini che confina il suo nervosismo alla tasca della giacca, dove riduce in poltiglia gli immancabili mozziconi di sigaro, e per esorcizzare i sensi di colpa legati all’incidente del figlioletto spinge i pedali della sua bicicletta senza prendere la macchina, un poliziotto di cuore, che fa della tenacia la sua arma migliore. A fargli da spalla Nico Mascolo, della scientifica, un topo di laboratorio, che intervalla gli esperimenti di laboratorio ai manicaretti pugliesi, e non rinuncia a cercare la verità anche quando il suo corpo lo tradisce.
È un romanzo dalla lingua asciutta e dall’impostazione visuale Il mietitore di angeli, che deve molto alle competenze di sceneggiatore di Roberto Genovesi: ci mostra sempre scene nitide dove si muovono personaggi chiaramente riconoscibili per le loro caratteristiche fisiche e le loro abitudini.
Una storia, insomma, che si lascia leggere volentieri, che ci intriga con un mistero dove i colpi di scena si susseguono fino alle ultime pagine e ci trasporta nella controversa società di un’Italia sull’orlo del baratro.
Il mietitore di angeli
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