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Recensioni di libri

La fabbrica delle stelle di Gaetano Savatteri

Sellerio, 2016 - Dopo aver perso un lavoro al Ministero dell’Interno un giornalista si ritrova a dover vestire i panni di un detective improvvisato e ad affrontare la morte di una giovane produttrice cinematografica in una Venezia fastosa e pacchiana.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 03-10-2016

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La fabbrica delle stelle

La fabbrica delle stelle

  • Autore: Gaetano Savatteri
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Sellerio
  • Anno di pubblicazione: 2016

Tra la Sicilia, il paese di fantasia vicino a San Vito Lo Capo, Màkari, e il lido di Venezia durante il festival del cinema: ecco dove ambienta il suo originale poliziesco Gaetano Savatteri, che con il suo protagonista, il giornalista quarantenne Saverio Lamanna, ci regala il ritratto davvero spassoso di un improvvisato detective, con tanto di aiutante, l’esilarante Beppe Piccionello, una originale versione delle coppie storiche degli investigatori per diletto.

In effetti il nostro eroe sta a Makari, nella casa disabitata di famiglia, e ogni sera aspetta che la bella Suleima abbia finito il turno di cameriera al celebre ristorantino del posto, per raggiungerlo: fra i due una violenta attrazione che li porta a vivere nottate di fuoco, anche se l’estate sta finendo.
Lei tornerà a Bassano del Grappa, lui riceve una inattesa proposta di lavoro: dovrà seguire e proteggere Gea De Simone, una giovane improvvisata produttrice cinematografica che è minacciata dall’attore protagonista del film, un violento che ha già alzato le mani su di lei. La cifra promessa dalla produzione è allettante, soprattutto per il disoccupato Saverio (da poco licenziato dal Ministero dell’Interno, dove seguiva, male, le relazioni esterne di un sottosegretario): eccolo dunque abbandonare la bella Suleima e, seguito dall’improvvisato collaboratore Piccionello che sfoggia calzoni corti e sandali infradito, raggiungere l’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, dove curerà l’immagine e l’Ufficio Stampa per conto della improbabile Gea, titolare della Movie Valley, autoritaria e fragile, circondata da una segretaria, Arianna, antipatica e arrogante, e dal primo attore, Alo Pereira, vanitoso e arrivista. Malgrado la presenza di questa piccola corte, la povera Gea viene trovata uccisa nella sua lussuosa suite, e qui cominciano i guai di Saverio Lamanna, che avrebbe dovuto proteggerla e che, ora, sentendosi responsabile della sua uccisione, vuole scovare il colpevole.

“La fabbrica delle stelle” è costruito su una serie di scoppiettanti dialoghi molto ben costruiti, nei quali il protagonista sfoggia una sottile ironia ed una serie di battute molto divertenti, usando la citazione colta come una sorta di espediente narrativo per rendere il racconto leggero e originale: moltissime canzoni, le poesie più note, i romanzi più celebri, i personaggi dello star system, tutti hanno un piccolo posto nelle righe di Gaetano Savatteri: da Charles Aznavour che canta Com’è triste Venezia a Thomas Mann la cui “Morte a Venezia” viene continuamente ricordata con malcelata ironia, e ancora Leopardi con la donzelletta, Pascoli, Corazzini, Perché mi dici poeta, Foscolo, Dove il mio corpo fanciulletto giacque e poi attori veri presenti al festival, da Juliette Binoche a Monica Bellucci, giornalisti inventati (Fiorenza e Marina) e giornalisti veri (Fulvia Caprara, Alessandro Ongarato): insomma Savatteri mette insieme realtà che sembra fiction e fiction che sembra realtà con grande maestria letteraria. Venezia viene rivisitata in molte delle sue parti (dalla Giudecca all’isola abbandonata di Poveglia, dal Lido con le sue biciclette al caos dei vaporetti sul Canal Grande) come un grande palcoscenico di cui si celebra la retorica bellezza, ma della cui condizione si vuole mettere in luce la ormai accettata decadenza, per via di un numero di turisti inaccettabile, una sporcizia pericolosa, una politica del turismo low cost che distrugge le città d’arte. E qui Savatteri non scherza:

“Piazza San Marco è più affollata dei Quattro Canti di Palermo quando passa il carro di Santa Rosalia. Amo il turismo di massa: se non ci fosse, lo inventerei. Questa gente comune, con le ciabatte e i bermuda, le magliette smanicate, le Lonely Planet di due anni prima avute in prestito dal cognato, ha spazzato via secoli di letteratura di viaggi, racconti di duchesse, cappelliere, pasticcini da tè, Orient Express, Gustav Aschenbach... Amo i turisti in fila davanti alle gelaterie, intimoriti sotto i mosaici bizantini... Li amo perché popolano gli incubi degli scrittori snob... di quelli che Venezia non è più la stessa, di quando noi si andava alla prima della Fenice”

Gaetano Savatteri in questo libro divertente ma molto serio, non lesina critiche e sarcasmo al mondo che ruota intorno al cinema e ai suoi riti, al giornalismo di maniera che cerca solo lo scoop, al presenzialismo nei media di personaggi minori della politica e della cultura: lo fa con battute fulminanti, con citazioni originali, con inserzioni dialettali, con un linguaggio aderente all’attualità ma sempre sorvegliato, con la ricerca di un lessico che sottolinea l’attualità ma ne vede i limiti: stiloso, concept store, una camionata di cazzi tuoi, sto attronzando, hawaianas turchesi, casual outfit, sono solo alcuni esempi di una agilità linguistica che sottintende una forte capacità di osservare la realtà criticandone le derive e raccontandola in modo lieve e accattivante.

La fabbrica delle stelle

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La fabbrica delle stelle

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Commenti: 1

  • mariangela maretti
    30 novembre 2016, 17:39

    Makari non è un luogo di fantasia, esiste veramente, si trova a pochi km da San Vito Lo Capo. Ed esiste anche Marilù ed il suo ristorante, cucina veramente un cous-cous favoloso, ed il suo cuoco giapponese si chiama Ken. Lo so perchè sono 4 anni che ci vado ogni anno

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