Una di famiglia
- Autore: Freida McFadden
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2023
Freida McFadden ha scritto un thriller nel quale già è possibile intravedere il film e i potenziali attori nei ruoli chiave laddove ci fosse l’idea di trarne un adattamento televisivo o una serie in streaming.
Tutto accade in una villa bellissima, nei sobborghi borghesi di New York.
Millie, dopo dieci anni di prigione, viene rilasciata sempre che riesca a trovare un lavoro e un appartamento decente. Ma il posto come cameriera in un hamburger lunch lo ha perso perché è stata licenziata, ha poi perso la casa e da un mese vive in macchina e la notte dorme nei sedili posteriori; si lava dove può, mangia solo panini. Va a un colloquio in una villa d’incanto dopo aver falsificato tutto il curriculum e si trova a dover rispondere alle domande di una donna elegante di nome Nina Winchester. Questo in sostanza è l’inizio del romanzo Una di famiglia di troppo (Newton Compton editori, 2023, trad. Eleonora Motta).
Nina, a vederla, sembra non aver mai lavorato in vita sua e sicuramente non come domestica e governante. Il colloquio inizia con i convenevoli: scoprono che entrambe vivevano a Brooklyn da piccole, un quartiere ora carissimo nel quale anche trovare una casa simile a un bugigattolo è una vera impresa. Millie è d’accordo all’idea di fare le pulizie e preparare da mangiare la sera, quando il signor Winchester torna da lavoro; per lei va bene anche badare a Cecelia, di dieci anni, figlia solo di Nina che il marito non ha nemmeno adottato anche se praticamente da lui è stata trattata come una figlia.
Millie va via con la sensazione che non verrà richiamata per il lavoro, mentre inaspettatamente la signora Winchester si dimostra più gentile di quanto non sembrasse in apparenza, vestita di bianco immacolato coi capelli biondissimi, dove però, forse, avendo perso una seduta dal parrucchiere si vede una ricrescita di capelli castani scuro. La prima impressione di Millie è quella di entrare in una reggia dorata, che Nina e gli altri componenti della famiglia trattano come una discarica.
La ragazza, che cerca di sembrare più brutta nella realtà, per mimetizzarsi, trova una cucina dove sembra sia passato un tifone, con cartoni da asporto ovunque, il latte versato a terra, una cucina dove nessuno si è degnato nemmeno di mettere un succo d’arancia in frigorifero. Solo per pulirla la povera ragazza ci impiega ore per poi passare a cucinare qualcosa di semplice e gustoso.
Nel frattempo conosce Cecelia, che entra senza salutare in cucina dicendo di avere fame. La ragazza le prepara un panino col burro di arachidi e lo porge alla bambina affamata che lo butta per terra, dicendo di essere allergica alle arachidi.
Millie non l’avrebbe mai detto, avendo trovato una confezione maxi di burro d’arachidi nella dispensa. Con la bambina sembra tutto in salita, Cecelia sembra una ricca mocciosa adatta a far ammattire le domestiche. Intanto il marito di Nina, il signor Winchester, torna alle diciannove a casa e, con la governante già in azione, sente un odorino gradevole di cucinato e una cucina pulitissima.
Ma la serenità della ragazza dura un battito di ciglia. Sì, perché Nina Winchester cambia drasticamente umore da un giorno all’altro. Al principio, presa da uno spirito di finta simpatia, aveva chiesto alla domestica di chiamarla per nome e darle del tu. Millie aveva accettato la richiesta con molta gioia perché significava che il lavoro, per come lo svolgeva, andava bene. Anche se l’incubo delle mattine in cui la cucina era totalmente devastata proseguiva. Millie si rende conto che sopporta il carattere volubile di Nina perché si è presa una cotta importante per il marito.
Il giorno peggiore arriva quando la signora, riunitasi con altre tre ricche e seducenti amiche con cui si ritrova per discutere le attività della scuola, dice alle altre che i domestici non sono più quelli di una volta, che Millie la fa impazzire e che avrebbe fatto bene a licenziarla. Allora la povera protagonista capisce che quel periodo bellissimo si sta trasformando in un incubo. Nina non è più la simpatica signora che ha fatto finta di non aver capito che Millie è stata in prigione, anche se la ragazza aveva cercato di tenere nascosti gli ultimi dieci anni e si dimostra esigente in fatto di pulizia e di smaltimento dei rifiuti.
Tema chiave della storia sono anche le battaglie per una città meno sporca, l’ecologismo di alcune discussioni tra donne ricche che hanno il potere decisionale nelle costosissime scuole private che i loro figli frequentano.
Il denaro resta ancora il grande protagonista dei thriller anglosassoni, perché la vita dei poveri non ha nessun valore e, dunque, la moralità come ideale pubblico e privato è ridotta ad essere confusa per una debolezza di chi si fa bastare quello che ha di beni materiali, grazie al lavoro.
L’etica del lavoro ha ancora un senso nei romanzi in generale dei paesi anglosassoni e dunque anche nella letteratura di genere, ma in questi ultimi si capisce che darsi da fare diventa anche uno sfogo per tenere lontano la noia esistenziale che va sempre a braccetto con un aumento delle reazioni violente in classi sociali in cui ti aspetteresti un maggiore controllo sulle azioni tra persone che hanno solo il compito di facilitare la vita ad altre.
E paradossalmente è un bene, perché i lavori che nessun americano e inglese farebbe danno ai nuovi emigranti la possibilità di integrarsi in un altro posto del mondo che c’entra poco con le loro peculiarità sociali e le usanze del loro popolo.
L’orrore di questi romanzi dalla trama affilata è da imputare anche alla “omologazione” dei gesti e delle parole di ogni singolo individuo. In realtà, l’orrore sembra essere quello di persone tutte uguali che vivono come robot di carne e sangue in città e sobborghi interscambiabili.
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