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Recensioni di libri

Un trono in fiamme di Bernard Cornwell

Longanesi, 2019 – Decimo titolo della saga dei re sassoni: lord Uhtred sembra sul punto di riprendere finalmente la fortezza paterna di Bebbanburg che gli è stata sottratta, ma c’è ancora da combattere altrove.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 10-04-2020
Un trono in fiamme

Un trono in fiamme

  • Autore: Bernard Cornwell
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Longanesi
  • Anno di pubblicazione: 2019

Ritorna Uhtred I: il più grande guerriero e condottiero dell’Inghilterra del IX e X secolo è nella sua Bebbanburg, nel centro-nord dell’isola britanna, nel 917, per riconquistare l’imprendibile castello che gli spetta per diritto di famiglia. In Un trono in fiamme, decimo titolo della saga dei re sassoni pubblicato a fine 2019 da Longanesi, per la traduzione di Stefania Cherchi, l’ottimo Bernard Cornwell è ancora una volta pronto a descriverci, come solo lui sa fare, le imprese del nostro lord pre-inglese preferito per riprendersi finalmente la fortezza di Bebbanburg. Ma sarà così? Sono almeno otto titoli della serie che non sogna altro, ce la farà?
Dieci romanzi di lord Uhtred e c’è chi li ha letti tutti e non ne ha abbastanza delle pagine avventurose del narratore londinese.

Per chi non lo sapesse o non lo ricordasse, Cornwell è il papà di Sharpe e della saga di Excalibur-Derfel, oltre a tanti romanzi di storia, guerra e azione. Secondo qualcuno dei suoi colleghi, è il più straordinario raccontatore di battaglie, un giudizio condivisibile.

Quanto a Uhtred, questo personaggio tanto affascinante è la sintesi sublimata di non pochi uomini di spicco che hanno portato il suo nome in quei tempi, nelle terre anglosassoni divise in piccoli regni, non sempre disposti a combattere insieme contro un nemico comune, i danesi e i vichinghi che sbarcavano sulla grande isola per fare razzie e insediarvisi. Anzi, i sovrani che nutrivano ambizioni di espansione cercavano alleanze, sempre precarie, con quelle popolazioni guerriere del Nord, per usarle come braccio armato contro i regnanti rivali.

Solo re Alfredo, con molte difficoltà, ha cercato di unificare tutto il territorio sotto la sua guida, per creare un unico forte regno. Il condottiero delle sue campagne è sempre stato Uhtred, costretto quasi sempre a combattere in condizioni di inferiorità, spesso disperata.

Nato col nome di Osbert dall’aldermanno di Bebbanburg, è stato cresciuto come un figlio dallo jarl Ragnar Ragnarsson, che aveva assalito il castello e ucciso il padre. Condivide due educazioni, britanna e danese, crede negli dei pagani e disprezza la fede bigotta dei cristiani. Si è cacciato per questo più volte in un mare di guai e si è scontrato con Alfred, vincendo però in nome del re tutte le battaglie finali dei romanzi.

Cagionevole di salute, il sovrano sassone muore, lasciando irrealizzato il suo progetto di unificazione e sola la sua erede più degna, la figlia Aethelflaed, circondata da nemici infidi. Ma c’è sempre Uhtred a vegliare con le sue spade e i suoi uomini sull’ottima ragazza e regina, anche lei inferma.

Oltre che nelle pagine della saga, le avventure dei personaggi di questa epopea sono proposte in una fedele trasposizione televisiva, la fiction The Last Kingdom, tradotta anche in italiano e con un attore britannico che dà vita a un Uhtred molto credibile.

Nel decimo romanzo è un uomo maturo, con le tempie ingrigite, ma ancora forte e reso più lucido e scaltro dalle esperienze. Ha avuto un buon numero di mogli (indimenticabile Gisela) di non eccezionale salute, poverine. I figli più grandi sono con lui. Stiorra è sposa felice del vichingo Sigtryggr, re della Northumbria e questo rende suoi alleati i pagani di quel regno e gli copre le spalle, mentre si spinge a minacciare finalmente Bebbanburg, la fortezza paterna che popola le sue notti e i pensieri dei suoi giorni.

Non vede l’ora di riprenderla da quando gli è stata rubata dallo zio paterno: è massiccia, circondata dalle acque e raggiungibile solo da un lungo e stretto sentiero. Ora è nelle mani del cugino, che si fa proteggere da una guarnigione e ha appena arruolato un contingente di vichinghi, guidati da Einar il Bianco, dietro il simbolo di una testa di drago. Lo chiamano Einar lo Sfortunato, le sue donne muoiono ma in compenso vince le battaglie. La versione scandinava di Uhtred, insomma.

Un uomo in più da uccidere, è il commento sprezzante di Finan, l’irlandese compagno di spada del vero signore di Bebbanburg. Per dire della tempra degli uomini del nostro.

Non servono tanti guerrieri per difendere l’inespugnabile castello, per questo il progetto di Uhtred è di prenderlo per fame, indebolendo difensori, fiaccandone la volontà. Calcola di impiegare un anno: si tratta di razziare gli animali intorno, radere al suolo i granai, bruciare i fienili, distruggere le barche da pesca. Fittavoli, contadini e civili, spinti dalla paura, cercheranno rifugio nella fortezza, andando ad aumentare le bocche da sfamare e consumando le scorte alimentari raccolte per l’assedio. Così, mese dopo mese, i guerrieri resteranno senza cibo e chi ha fame è debole e combatte male. Intende attaccarli una volta arrivati a nutrirsi dei topi.

Ma nelle storie di Uhtred il destino è sempre in agguato. Detto in antico sassone: wyrd bio ful araed, il fato è inesorabile.
Il genero manda un prete a raggiungere il suocero ai piedi di Bebbanburg. Il religioso reca una cattiva notizia, i sassoni dell’Ovest hanno attaccato, la Northumbria è in guerra, Sigtryggr ha bisogno degli uomini e del coraggio di Uhtred, che deve cavalcare rapidamente verso Sud. Ci sono anche i temibili scozzesi in movimento. Bebbanburg dovrà aspettare.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un trono in fiamme

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