Un ritornello non fa primavera
- Autore: Philippe Georget
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2022
Un ritornello non fa primavera (E/O 2022, titolo originale Une ritounelle ne fait pas le printemps, traduzione di Silvia Manfredo) è il quarto romanzo dopo D’estate i gatti si annoiano (2012), In autunno cova la vendetta (2013) e La stagione dei tradimenti di Philippe Georget, autore francese nato a Épinay-sur-Seine nel 1963, che vede protagonista il tenente Gilles Sebag.
“L’uomo che apriva il corteo indossava una lunga veste rossa. Infilata sulla testa, la caparutxa, un alto cappuccio con la punta a cono, gli nascondeva il volto. Due buchi nel tessuto lasciavano intravedere occhi scuri dallo sguardo attento”.
Da oltre sei secoli la Processione del Sanch, il Prezioso Sangue di Nostro Signore, è il segno distintivo del Venerdì Santo a Perpignan, capoluogo del dipartimento dei Pirenei Orientali nella regione della Linguadoca–Rossiglione e capitale della regione storica della Catalogna del Nord.
Al culmine della Quaresima, la processione si preparava per la partenza, settecento persone avevano già preso posto. Dietro il gruppo dei tamburi avanzava un penitente scalzo, l’imbragatura che gli cingeva i fianchi sosteneva una imponente e pesante croce alta tre metri che simboleggiava gli oltraggi subiti da Cristo durante la Passione. Al suo legno erano appesi chiodi, una lancia, un martello, tredici oltraggi in tutto. Dopo la croce veniva il primo dei “misteri”, ce ne sarebbero stati una trentina. Portati a spalla dai penitenti, rievocavano scene della salita al Calvario. Il più antico risaliva al XVII secolo. Il più grosso pesava 250 chili e per spostarlo erano necessarie dodici persone.
Durante la processione solo le donne sfilavano a volto scoperto, vestite a lutto per Gesù, con una gonna dritta e rigorosa, camicia nera, una mantiglia a coprire i capelli.
Un’immagine dal forte impatto emozionale, che raccoglieva autoctoni e turisti, quindi a causa delle minacce terroristiche assicurare la protezione della processione pasquale richiedeva mezzi ogni anno più ingenti. Una cinquantina di agenti municipali a fare da rinforzo per una trentina di uomini del commissariato di Perpignan, un’unità di soldati dell’operazione Sentinella e alcuni agenti in borghese della Direzione generale per la sicurezza interna sparsi tra la folla.
Tra loro anche il tenente Gilles Sebag, entusiasta di essere lì. Nato quarantadue anni prima nella periferia parigina, Sebag era emigrato nel paese catalano da una decina d’anni ed era con stupore sempre rinnovato che ogni Venerdì Santo assisteva alla processione del Sanch, che diffondeva tra le strade di Perpignan un profumo di spiritualità, che Sebag trovava esotico e unico in Francia, dato che l’unico equivalente al mondo era a Siviglia, in Spagna.
All’improvviso alcuni petardi avevano spezzato l’atmosfera, mentre la gente era in preda al panico. Tornata la calma, uno dei penitenti si trovava a terra, pieno di sangue, pugnalato a morte. Sebag non c’era, era stato chiamato poco lontano, perché era appena avvenuta una violenta rapina in una gioielleria di boulevard Clemenceau. Giunto sul luogo del delitto, Sebag aveva osservato il cadavere tirando su la tovaglia che qualche anima pietosa aveva posto sopra. La vittima aveva una sessantina d’anni. I capelli ondulati gli coprivano la nuca e gli occhi di un azzurro slavato erano ancora spalancati. Un lungo squarcio attraversava la veste del penitente. Il sangue aveva intriso il tessuto ma non ne era colato molto sul selciato.
“La morte era stata rapida”.
Nel nuovo imperdibile episodio delle indagini del tenente Gilles Sebag a Perpignan, punto d’incontro tra la cultura catalana e quella francese, l’autore fa muovere il poliziotto con circospezione: i casi da risolvere sono due e forse sono collegati tra loro. Al bravo Georget inoltre il merito di aver riportato alla mente dei lettori meno giovani l’alone di fascino di un grande cantautore e paroliere francese Charles Trenet, autore di Douce France, giacché “la generazione attuale non sa più chi sia Trenet”.
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