

In autunno cova la vendetta
- Autore: Philippe Georget
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2013
“Aveva corso senza farsi domande, spinto dalle raffiche di vento e dalle preoccupazioni lavorative”.
Gilles Sebag, tenente di polizia di Perpignan, capoluogo del dipartimento dei Pirenei Orientali nella regione della Linguadoca–Rossiglione e capitale della regione storica della Catalogna del Nord, correva con la mente vuota e il passo pesante.
“Da qualche anno il lavoro gli risultava pesante. La criminalità non sarebbe mai morta, non poteva morire, era nella natura stessa dell’essere umano”.
L’autunno era appena arrivato nelle terre catalane francesi, il vento era carico di umidità e grosse nubi si accumulavano in cielo annunciando le prime piogge d’ottobre. Eppure solo pochi giorni prima aveva soffiato una forte tramontana che aveva pulito il cielo dalle ultime nubi, il vento aveva asciugato le pozzanghere sull’asfalto al pari delle lacrime sui visi delle tante persone che avevano assistito al funerale di Mathieu, “uno sportivo, un rugbista, un ragazzo che credeva che la vita gli sorridesse”. Mathieu era un alunno della scuola media di Saint–Estève, compagno e amico di Séverine, la figlia quattordicenne di Sebag. L’adolescente era morto in un incidente con lo scooter lungo una strada di Perpignan, il furgoncino aveva scartato bruscamente, Mathieu proveniva dal senso opposto e non aveva potuto evitarlo. L’incidente presentava dei punti oscuri, il conducente del furgoncino non era l’unico responsabile quindi Sebag aveva promesso a Séverine di dare un’occhiata al fascicolo riguardante lo scontro fatale. “ll miglior poliziotto di Perpignan”, piccola città dove tutto finiva per diventare di pubblico dominio, seduto dietro la scrivania del commissariato dopo una settimana di ferie aveva tirato fuori dal primo cassetto tre foto che rallegravano il suo universo professionale. Ecco il viso abbronzato di sua moglie Claire, il sorriso di Séverine e uno scatto di suo figlio Léo in sella al suo scooter. “Smettila di giocare al computer e mettiti la giacca. Abbiamo da fare”. Erano state le brusche parole del suo collega Molina a far alzare gli occhi di Gilles dallo schermo in cerca di qualche dettaglio insolito sull’incidente di Mathieu.
“Un cadavere, in un appartamento di Moulin - à – Vent, a place de Montbolo. Scoperto da una vicina”.
Il settantenne Bernard Martinez era stato trovato morto a casa sua, colpito in pieno viso da una pallottola calibro 9 partita da una pistola molto vecchia. Il morto era un pied–noir (i francesi d’Algeria rimpatriati a partire dal 1962) nato in Algeria nel 1934, arrivato in Francia nel 1962 e stabilitosi nei Pirenei Orientali dove aveva svolto la professione di viticoltore. Un comune pensionato vittima di una rapina finita male se non fosse stato per la sigla di tre lettere, scritta sulla porta dell’abitazione di Martinez “a caratteri cubitali e con della vernice nera”: OAS come Organisation de l’Armée Secrète (organizzazione clandestina che raggruppava i fautori del mantenimento della presenza coloniale francese in Algeria). Quella stessa organizzazione che “cinquant’anni prima aveva fatto tremare le strade di Algeri e seminato il terrore nella popolazione araba” giacché “quando parla la polvere da sparo, solo gli estremisti riescono ancora a farsi sentire”.
Philippe Georget, giornalista radiotelevisivo e appassionato di viaggi, ambienta il suo secondo noir In autunno cova la vendetta (e/o, 2013 - titolo originale del volume: Les violents de l’automne) nel recente passato francese: la guerra franco–algerina, il conflitto che oppose tra il 1º novembre 1954 e il 19 marzo 1962 l’esercito francese e gli indipendentisti algerini guidati dal FLN, (Front de Libération Nationale, partito politico algerino nato il 1 novembre 1954 dalla fusione di altri gruppi più piccoli per conseguire l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia).
“La guerra non faceva sconti. Né ieri, né oggi”.
La sigla OAS scritta nei pressi del cadavere rimanda il lettore a quell’epoca problematica e ancora molto dolorosa soprattutto per la comunità degli ex francesi d’Algeria, una comunità, quella dei pied–noir che annoverava nel dipartimento dei Pirenei Orientali diecimila persone.
“La nostra Francia era la Francia immortale delle lezioni di storia della scuola elementare, lontana dagli occhi, ma vicinissima ai nostri cuori”.
La nostalgia per l’Algeria era sempre forte tra gli appartenenti alla comunità che non avevano mai dimenticato il loro paese perduto.
“Se abbiamo a che fare con una vecchia vendetta contro l’OAS, non possiamo escludere che questo omicidio sia solo il primo di una serie”.
Se nel primo romanzo D’estate i gatti si annoiano pubblicato nel 2012 Sebag aveva dovuto stanare “il serial killer delle olandesi”, ora, una volta arrivato l’autunno, il riflessivo e intuitivo poliziotto doveva penetrare nella mentalità dell’anziano assassino per il quale “la speranza è una fenice indomabile”. Grazie anche alla bella traduzione di Silvia Manfredo appare molto ben confezionata la statura morale di Sebag che evita di avere pregiudizi quando arriva sulla scena del delitto, perché per Gilles qualunque idea è preconcetta. Del resto un poliziotto dovrebbe diffidare della propria fantasia ed essere una spugna per assorbire l’ambiente circostante.
“Uccidere non gli era mai piaciuto. Si considerava un soldato, non un assassino. La morte non gli faceva paura. L’aveva sfiorata di frequente. Rischiata, spesso; data, più volte. E ora stava per riprendere nuovamente servizio.”

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