Un libro che divorerei. Pareri di lettura
- Autore: Giuseppe Pontiggia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Un manoscritto non è un libro o non ancora, perlomeno. O non lo sarà forse mai. Di norma, soprattutto le grandi case editrici si avvalgono di professionisti allo scopo di avere un parere sull’idoneità alla pubblicazione, in base alla linea editoriale. Quest’ultima è il punto di osservazione sul mondo per tutte le parti coinvolte compresi gli utenti finali, ovvero i lettori, perché “la linea” veicola non solo contenuti ma specifici valori.
Un autore, maestro e riferimento per molti scrittori, riconosciuto come uno dei più significativi del secondo Novecento italiano, ha svolto quel delicato ruolo di consulente. Si tratta di Giuseppe Pontiggia, nato a Como nel 1934 e morto a Milano nel 2003.
Con La grande sera vinse il Premio Strega nel 1989, solo per citare uno dei romanzi più celebri che lui stesso ha rivisto e corretto dopo la proclamazione, poi ripubblicato nel 1995. Fra i suoi lavori vanno annoverati gli interventi radiofonici che ha tenuto per Radio2, sempre negli anni Novanta, sulla scrittura nei suoi molteplici aspetti, in seguito riuniti nel volume Dentro la sera, edito da Belleville, braccio editoriale dell’omonima scuola di scrittura creativa.
Quest’anno è la casa veneziana Palingenia a mettere in stampa una selezione indicativa ed esauriente, presentata come “percorso”, dei circa quattromila pareri di lettura redatti da Pontiggia, per l’appunto, in un trentennio, dal 1971 al 2001, per Adelphi e Mondadori, e conservati nell’Archivio Giuseppe Pontiggia della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura di Milano (Fondazione BEIC). Il titolo del saggio è Un libro che divorerei. Pareri di lettura , riprendendo una frase utilizzata in uno dei giudizi, e la curatela è di Daniela Marcheschi, autorevole critica e docente universitaria.
Severo quando occorre, ironico senza eccessi, Giuseppe Pontiggia non lesina i complimenti quando – e solo se – meritati. I manoscritti messi nella lente di ingrandimento da Pontiggia provengono da penne italiane e straniere, di saggistica, prosa e poesia.
Su La moustache (I baffi) di Carrère, per esempio:
Un tema pirandelliano alla rovescia, una modificazione facciale voluta dal protagonista e ignorata dagli altri e spinto a un paradosso alla Ionesco.
oppure su Il colpo di grazia di Marguerite Yourcenar:
livello insolitamente alto. Libro molto attraente per critica e pubblico.
Su Don Juan di Lord Byron nella traduzione di Simone Saglia:
Sono rimasto stupito e incantato come non mi accadeva da tempo.
o ancora, su La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Buzzati:
Certe trovate al limite della genialità.
C’è chi è rimasto inedito per sempre e c’è chi ha trovato un editore diverso. Tutti i dettagli relativi al destino di un testo – titolo definitivo, data di pubblicazione, per chi è stato fornito il parere, se edito con chi – si trovano nelle note alla fine e consentono ancora meglio di farsi un’idea del lavoro editoriale e di tutto quello che ci può essere dietro.
La seconda parte di Un libro che divorerei è dedicata invece a pareri espressi da Pontiggia in poche righe, ma la forma breve non palesa né scappatoie né un liquidare frettoloso, anzi, forse proprio il contrario (in questo caso non sono indicati i nomi degli autori o delle autrici), mostrandosi graffianti come aforismi:
È il tipico romanzo che diverte chi lo scrive e annoia chi lo legge, come le fotografie fatte in vacanza e proiettate per gli amici in lugubri serate.
Presenti, inoltre, sue missive o risposte dirette agli autori e immagini di schede al tempo in uso presso Mondadori, in cui c’è per esempio il parere su Perché leggere i classici di Italo Calvino, che definisce
illuminante nell’individuare il segreto di un’opera.
Un incarico portato avanti con evidente passione unita alla competenza linguistica e stilistica. Ma il lascito più prezioso di Giuseppe Pontiggia è la lettura (e la scrittura) vista come impegno civile. ovvero riconoscere nelle parole e attraverso di esse una precisa responsabilità. I pareri editoriali e la critica assurgono a genere letterario e rientrano, dunque, e a pieno titolo, nella sua opera complessiva.
Come sottolinea la curatrice, egli oltre a essere un bibliomane, possedeva la
brama del libro, in quanto strumento per conoscere e possedere il mondo
che una volta tradito nell’esperienza non aveva timore di dirlo; “Uno di quei rari segugi da letteratura”.
«Un libro che divorerei». Pareri di lettura
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