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Recensioni di libri

La grande sera di Giuseppe Pontiggia

Un intenso romanzo che è valso all’autore il premio Strega 1989.

Giovanna Giraudi
Giovanna Giraudi Pubblicato il 26-02-2014

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La grande sera

La grande sera

  • Autore: Giuseppe Pontiggia
  • Categoria: Narrativa Italiana

“La grande sera” di Giuseppe Pontiggia è un intenso romanzo che è valso all’autore il premio Strega 1989. Diviso in trenta capitoli, si incentra attraverso la narrazione, su alcune tematiche, in particolare l’assenza e la menzogna.

E’ la storia di un uomo cui l’autore, nella narrazione, non dà nome e che scompare improvvisamente. La prima ad accorgersi di ciò è la sua amante che lo attendeva per un appuntamento. La donna, preoccupata, telefona a Mario, fratello dell’uomo: questi è sposato da molti anni ma con una vita coniugale priva di passione. Mario decide, così, di contattare la moglie dello scomparso, Giulia, che a quarant’anni si ritrova, dopo aver abbandonato passioni e ambizioni letterarie per il matrimonio, ad interessarsi nuovamente di poesia e, proprio quel giorno, presenta, insieme ad altri, le proprie composizioni in versi. Alle domande del cognato risponde di non sapere nulla del marito e lo indirizza verso le persone e i luoghi di lavoro. Mario conosce, così, un collega del fratello che afferma che lo scomparso avrebbe dovuto, quel giorno, partecipare a un corso di “psicologia della domanda” organizzato dal suo direttore, facoltoso uomo d’affari, tale Terragni. Questi, però, non ha visto il dipendente e consiglia di attendere il giorno successivo prima di preoccuparsi. “Aspettiamo domani” dice.

“Aspettare: etimologicamente significa guardare verso. Ad spectare. E’ un verbo che può rendere sopportabile o insopportabile la vita“.

I personaggi attendono tutti ma in maniera diversa. Ognuno manifesta, con le proprie reazioni, una differente tipologia che è indice sia di insito carattere, quanto del percorso fatto nella vita e dei rapporti con lo scomparso:

  • Terragni, che a tutto vuol dare una spiegazione (perfino all’aldilà), cerca il significato delle parole che ha usato;
  • Mario, inerme e timoroso nel prendere decisioni, rimane accanto al televisore a ricordare le ultime conversazioni scambiate tra fratelli;
  • Giulia, svuotata da un matrimonio privo di significato, pare non pensare a nulla;
  • Ada, l’amante, si preoccupa e fa telefonate.

Ecco apparire altri personaggi tra cui spicca Andrea, figlio di Mario, un ragazzo infelice quanto lo erano state la sua infanzia e la sua adolescenza, vissute assistendo al triste spettacolo dei litigi tra i genitori. Forse lui è quello che capisce di più lo zio che, è ormai palese, ha deciso di sparire. Lo comprende perché anche lui che

“nell’età chiamata evolutiva – come se qualcuna non lo fosse – aveva sognato la fuga: dapprima in uno di quei luoghi da cui si sogna di fuggire, un collegio, un convento, una caserma, poi un’università lontana, poi una nazione o un altro continente”.

Infine, però, incontra una ragazza, di lei s’innamora e rimane.

Nei tre mesi successivi vengono a galla stralci di vita dello scomparso noti, almeno in parte, ad alcuni personaggi, per altri inimmaginabili. Si scopre che l’uomo, oltre ad aver effettuato operazioni finanziarie non completamente lecite che coinvolgono alcuni fra i colleghi , era, a livello emotivo e anche fisico, desideroso d’esser vivo, d‘amare. Seppur nel nascondimento, in quegli anni, aveva condotto una vita diversa dalla grigia e monotona esistenza del fratello Mario. Sì, lui aveva vissuto e qualcosa di simile voleva avvenisse per il nipote Andrea. Lo zio, prima di scomparire, come si legge nell’ultima parte del romanzo, aveva disposto che al ragazzo fosse donato qualcosa di grande valore. “Tu hai bisogno di spazio” gli aveva detto in uno degli ultimi colloqui e aveva fatto il possibile, come si vedrà nel finale, per donarglielo. In quei tre mesi in cui si svolge la narrazione lo scomparso è il protagonista più vivo attraverso la sua assenza e questo evento inaspettato fa sì che ognuno si riveli a livello emotivo e che ogni inganno o debolezza venga a galla.

La vicenda ha termine qui: tutti senza particolare dolore accettano la scomparsa dell’uomo. Ecco, quindi, si è al tramonto, alla sera degli affetti. La tristezza per la scomparsa troppo presto si mitiga e la vita va avanti, come se di sentimento, nel cuore dei personaggi, ne fosse albergato davvero poco e di ciò il protagonista, prima di scomparire, avesse già consapevolezza.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La grande sera

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