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Recensioni di libri

Ultime sere con Teresa D’Ávila di Cristina Morales

Guanda, 2022 - Cristina Morales traccia la storia e i ricordi di Teresa D’Ávila, mistica e Santa nella Spagna dell’Inquisizione, il cui esempio è vivo e palpitante anche oggi.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 21-03-2022
Ultime sere con Teresa D'Ávila

Ultime sere con Teresa D’Ávila

  • Autore: Cristina Morales
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Guanda
  • Anno di pubblicazione: 2022

Non stupisce che tanti filosofi o studiosi dell’animo umano, anche atei, facciano riferimento nei loro studi agli scritti di Teresa D’Ávila, nata per essere una donna sposata nel lusso dell’aristocrazia spagnola nella seconda metà del Millecinquecento e invece suora mistica, che visse nella povertà più assoluta, senza dare importanza al mangiare e al dormire per pregare, meditare e scrivere. Uno dei filosofi e saggisti più famosi del Novecento, il romeno Emil Cioran, vissuto per quasi tutta la sua lunga vita a Parigi, affermava di aver accolto gli scritti di Teresa D’Ávila come base per il suo pensiero, che l’elogio della povertà e delle meditazione mistica sono imprescindibili anche ai pensatori cattolici, che la chiamano Santa Teresa.

Con la bella traduzione di Roberta Arrigoni per i tipi di Guanda (2022), con Ultime sere con Teresa D’Ávila la scrittrice Cristina Morales ci porta nel mondo di Teresa intorno al 1560, in una Spagna dove venivano costruite Chiese maestose e ricche, quando il potere temporale del Cattolicesimo era enorme. Dove la Santa Inquisizione vegliava su altri culti o su un’idea dell’essere cristiano come bisogno di spogliarsi da lussi e agi ritenuti intollerabili.

Teresa aveva già un percorso tracciato: diventare una ricca signora spagnola e vivere nel lusso, ma completamente sottomessa al potere maritale.
Morales azzarda una scrittura sinuosa e sensuale, quando nei ricordi di Teresa, che dormiva e mangiava pochissimo per pregare, meditare, scrivere, si affacciavano i ricordi di ragazza quattordicenne, che giocava coi fratelli e il cugino Diego, sedicenne, che già esprimeva un cauto desiderio sessuale nei suoi riguardi. La grandezza di Teresa era nella sua assoluta sincerità: come sposa di Cristo aveva sublimato il suo amore nell’estasi, ma rinunciando ai desideri più comuni.

Certo, la storia della madre le aveva tolto ogni desiderio di matrimonio. La madre, una donna colta e intelligente, si era sposata a quattordici anni con un uomo che la mise incinta già al primo anno di nozze.
E dopo la nascita del primo figlio, un periodo nemmeno troppo lungo di riposo per restare di nuovo incinta. Al marito non mancavano altre donne e distrazioni, ma la moglie era una "cosa" che si era comprato, essenzialmente per la discendenza e per un certo decoro sociale.
Morales parla di questi rapporti coniugali dopo sei o sette figli, con le parti intime della moglie ancora non cicatrizzate, un dolore insensato per mettere al mondo un altro figlio, per poi morire giovani, con la possibilità per i mariti di risposarsi di nuovo. Questo destino della madre colpì molto Teresa, che preferiva immaginare di essere la sposa di Gesù.
La giovane età delle mogli, all’epoca, era consuetudine: anche lo scrittore Alessandro Manzoni, secoli dopo, come ci racconta Natalia Ginzburg ne La famiglia Manzoni, sposò una giovanissima ragazza, Enrichetta Blondel, che rimase incinta quasi subito ed ebbe dodici figli. E Manzoni era uno scrittore timorato di Dio, cattolico, fedele.

Teresa D’Ávila fu la prima a scrivere in prima persona. Nei suoi scritti parlava di se stessa e di quello che sentiva sbagliato nella Chiesa, come lei viveva, i ricordi di infanzia. È stato il primo esempio di "autobiografismo", Teresa parlava a braccio delle sue sensazioni, ma sicuramente non era conscia di avere inventato un genere letterario.
Come scrive nel Prologo Juan Bonilla:

"L’avventura mistica vive nel puro paradosso. Chi la intraprende lo fa, perché ritiene che il mondo, così pieno di cose — così soggetto al tempo — non sia sufficiente, per quanto opera del Creatore. E in rivolta a questa insufficienza, si mette in cammino, non verso fuori, ma verso dentro, scavando nella sua melma interiore."

Tutto giusto. Nonostante questo, forse, a qualcuno conoscere la "melma interiore" di Teresa D’Ávila potrebbe fare un po’ impressione. E non stupisce che il testo di Cristina Morales, anche se riguarda una mistica e una santa, sia anche attraversato da toni polemici verso il potere maschile o quel che ne rimane.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ultime sere con Teresa D’Ávila

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