Strindberg: una vita
- Autore: Per Olov Enquist August Strindberg
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2011
"Sì, è un uomo che ha molto vissuto."
Queste parole presenti nelle prime pagine sono quelle che meglio riassumono in’unica frase il senso più profondo del romanzo Strindberg: una vita di Per Olov Enquist (Iperborea, 2011, trad. A. Mazza). Non si tratta di una biografia, perché diverse sono le parti romanzate, né di un saggio, in quanto l’autore non desidera raccontare la produzione letteraria di quello che da molti viene considerato il più grande scrittore svedese di ogni tempo e certamente il più grande drammaturgo. Enquist ha scritto per la televisione svedese nel 1984 questo testo, andato in onda poi l’anno seguente su vari canali in diversi paesi europei, una sorta di romanzo televisivo trasmesso a puntate sul piccolo schermo, allo scopo di provare a raccontare l’August Strindberg uomo, con i suoi difetti, le sue contraddizioni, ma anche la sua genialità, le sue intuizioni, le sue idee e i suoi rapporti con le persone e la politica. Tutto attraverso una ricostruzione molto dettagliata delle sue vicende, a cominciare dalla prematura scomparsa della madre alla quale August era molto legato, al rapporto conflittuale con il padre con il quale crebbe a Stoccolma, per poi trasferirsi a Uppsala per studiare all’universita e in seguito abbandonarla, visibilmente deluso e insoddisfatto da essa; fino al suo sogno di dedicarsi al teatro tra mille difficoltà per farsi conoscere e riuscire a emergere dall’anonimato.
Diverse sono le parti romanzate, dagli incontri con alcune persone ai dialoghi che inevitabilmente non possono che essere immaginati dall’autore, fino ad arrivare ai sentimenti e le emozioni provate dal protagonista della storia, che vengono descritte attraverso la tecnica dell’immedesimazione che ogni scrittore deve adottare per raccontare la vita di un personaggio. Il racconto diventa tuttavia credibile grazie alla grande capacita dell’autore di entrare dentro il personaggio, cercando di svelarne gli aspetti più nascosti del carattere e senza pretendere dai lettori una giustificazione per il suo operato, provocando come solo Per Olov Enquist sa fare, descrivendo insomma l’anima di August Strindberg. Obiettivo raggiunto attraverso un linguaggio non sempre semplice, come è nello stile di questo autore, ma sempre efficace, penetrante, coinvolgente. La tecnica adottata è quella tipica delle sceneggiature per la televisione: raccontare la storia attraverso delle immagini, come una sorta di macchina fotografica, attraverso degli scatti, dei fotogrammi, Enquist riesce a trasmettere immagini molto nitide che delineano bene la scena al punto da rimanere ben impresse nella memoria del pubblico. Una sceneggiatura diversa da quella teatrale, più vivace, a tratti se vogliamo più informale, che riesce a far entrare immediatamente dalle prime righe il lettore nella vita del protagonista con una profondità di sguardo altrettanto esemplare di un dramma teatrale. La vita di August Strindberg raccontata attraverso dei flash che non sempre seguono un filo temporale lineare, ma spesso percorrono strani giri per poi tornare a rispettare nuovamente un ordine cronologico. Questi espedienti narrativi permettono al lettore di essere partecipe della vicenda in prima persona, come in uno spettacolo dal vivo dove le barriere spazio-temporali vengono superate.
Il ritratto che emerge di questo autore è quello di uomo dalla personalità complessa, tormentato da mille problemi dovuti al suo carattere e al suo continuo senso di insoddisfazione accompagnato anche dalla difficoltà nell’essere compreso dalle persone del suo tempo. Affacciarsi alla figura di August Strindberg (1849-1912) attraverso quest’opera è estremamente utile per comprendere meglio il contesto socio-culturale e le vicende umane che ne hanno influenzato le scelte di vita.
Si tratta, è bene sottolinearlo, di un punto di vista personale, e come tale va considerato, ma rimane il fatto che, da grande scrittore quale si dimostra Enquist ancora una volta, siamo di fronte a un parere autorevole. Per Olov Enquist nella sua lunga e intensa attività ha spesso raccontato figure di personaggi famosi o storici nei suoi romanzi e soprattutto grazie a essi ha visto aumentare notevolmente il suo consenso presso il pubblico internazionale, anche quello italiano. Basta pensare a Il medico di corte, Il libro di Blanche e Marie o ancora Processo a Hamsun, tutte opere pubblicate in Italia da Iperborea.
Questo libro, titolo originale dell’opera August Strindberg Ett liv, è il secondo titolo in catalogo della casa editrice Iperborea, pubblicato in Italia nel 1988 con la traduzione di Andrea Mazza rivista da Carmen Giorgetti Cima e la bella introduzione di Franco Perrelli. In Svezia era invece uscito nel 1984.
Strindberg, pur avendo simpatie per il partito socialista, era soprattutto un anarchico, un uomo che voleva combattere il sistema di potere presente nella società del suo tempo, criticandolo in modo feroce e aspro, e che si creò in tal modo molti nemici, soprattutto in ambiente aristocratico, per la sua ostilità verso il re di Svezia e per l’istituzione monarchica in generale. Venne anche processato per vilipendio alla religione, ma non si fermò nemmeno di fronte a questo, anzi si assunse la responsabilità di tutto ciò che aveva scritto presentandosi in aula per difendere le sue ragioni. Il suo desiderio di costruire una società nuova, più moderna nelle leggi e nella morale di fronte all’imminente inizio del Novecento, lo portò a emigrare prima a Parigi, in Svizzera e in seguito a Berlino per portare avanti le sue idee insieme ad altri gruppi di anarchici.
La sua vita sentimentale fu altrettanto intensa e tormentata: sposatosi ben tre volte, fu sempre irresistibilmente attratto dalle donne, ma, a conferma delle contraddizioni presenti nel suo animo, anche misogino e in parte anche antifemminista. Consumato dalla passioni, non riuscì a mantenere intatti i suoi legami sentimentali a causa del suo carattere egoista e caratterizzato da una forte gelosia di carattere possessivo. La sua sfrenata ambizione, non legata all’interesse per il denaro ma tesa a veder riconosciuto a livello mondiale a tutti i costi il suo talento, accompagnata da un evidente narcisismo, gli impedì di mantenere la lucidità e di vivere in modo sereno la sua esistenza.
Tutto questo accompagnato da un continuo desiderio di rinnovamento anche per i propri interessi e per le proprie idee, in quanto egli riteneva che "l’uomo non debba mai essere schiavo dei propri pensieri, ma sono essi a dover diventare schiavi dell’uomo", da numerosi ripensamenti sul proprio lavoro e da un’insicurezza di fondo, mascherata da un ostentato e continuo atteggiamento autocelebrativo tipico di alcuni artisti.
Il quadro che dunque Per Olov Enquist ritrae di Strindberg, è quello quindi di un uomo in parte figlio del suo tempo, con la curiosità per tutto ciò che implica progresso, per la scienza e l’amore per l’arte; dall’altra un anarchico rivoluzionario che vorrebbe cambiare il mondo, ma che rimane prigioniero delle sue paure e delle sue debolezze.
Personalità multiforme capace di abbracciare le idee socialiste per poi abbandonarle; di amare la pittura tanto da dedicarsi a essa nel tempo libero, ma al tempo stesso anche la scienza con il suo profondo interesse per la chimica, tanto da mettersi in testa di produrre l’oro come un moderno alchimista; per la botanica, per la psicologia, la psichiatria e persino per la fisica; cristiano, pur nelle molte incoerenze della sua vita disordinata e a volte un po’ libertina, in contrasto con il suo atteggiamento apparentemente puritano, ma simpatizzante anche delle idee di un nichilista come Nietzsche.
Un personaggio scomodo, ma certamente che ha lasciato il segno con la sua personalità ingombrante, il suo modo di fare spesso provocatorio, ma con il quale inevitabilmente il mondo della letteratura e della cultura, anche quello di oggi, deve necessariamente confrontarsi. Rispettato e stimato, ma non sempre amato in patria, è riuscito forse a farsi apprezzare maggiormente all’estero, almeno nell’epoca in cui ha vissuto, tanto da vedere rappresentati nei teatri di tutto il mondo molte delle sue opere e, ancora oggi, essere considerato uno dei più grandi drammaturghi al mondo del teatro moderno, cioè quello sviluppatosi tra Ottocento e inizio Novecento.
Ciò che colpisce maggiormente nella narrazione che Enquist fa della vita di Strindberg è la quantità di incontri che egli fa nella sua esistenza, pur non essendo stata molta lunga. Sono forse quelli con le donne, in particolare quelle alle quali si lega sentimentalmente, a segnarne la vita, più di quelli con le numerose personalità e con gli intellettuali del suo tempo, provenienti da ogni parte d’Europa, tra i quali gli scrittori norvegesi Henrik Ibsen e Bjørnstjerne Bjørnson, con i quali si trovò in disaccordo su molte questioni, i suoi connazionali Heidenstam e Gejierstam, destinati a diventare scrittori di fama internazionali, il professor Charcot, psichiatra, e il suo allievo di allora Sigmund Freud e il grande pittore Edvard Munch.
Sposato come detto ben tre volte, e con diversi figli nati da questi matrimoni, Strindberg ha sviluppato nella sua vita un rapporto di amore odio con le donne davvero unico.
Tra di esse quella che svolge il ruolo più importante all’interno del romanzo, e quasi certamente anche nella reale esistenza del grande drammaturgo, è Siri, la prima moglie. Ella compare nella storia e, anche quando lei e August decisero di divorziare dopo un’intensa e tormentata storia d’amore durante la quale misero al mondo ben quattro figli, rimane sempre presente nel romanzo in varie forme, perché il protagonista non l’hai mai veramente dimenticata. Donna bella, giovane, piena di vita e con una passione per la recitazione, finlandese di nascita ma appartenente alla minoranza di linguistica svedese, già sposata con il barone von Wrangel di Stoccolma all’epoca in cui conosce August, inizia una relazione con lui proprio grazie alla comune passione per il teatro. La descrizione che Per Olov Enquist fa dei personaggi femminili e della loro complessa psicologia, in particolare di Siri, crea un coinvolgimento particolare nel lettore. Capita a volte di parteggiare per loro più che per Strindberg, decisamente antipatico e troppo maschilista in alcuni frangenti.
Tra le tante donne descritte Siri risulta certamente la figura più intrigante, affascinante e bella pur nei suoi difetti, nelle sue ambiguità, nella sua personalità complessa di donna intelligente, coraggiosa, sensibile, ma anche incline a comportamenti assai discutibili che mettono in crisi il suo matrimonio con August.
Ella infatti mostrò una tendenza a rapporti lesbici che la portarono a iniziare una relazione con una ragazza danese di nome Marie, con la quale in seguito andò a convivere dopo la fine del matrimonio con August e ottenendo la custodia dei loro figli. Singolare è il fatto che morirono entrambi prematuramente nello stesso anno a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra, le loro vite separate già da tempo ma accomunate da questo destino.
Alcune scene descritte in modo molto accurato sono di un erotismo intenso, ma mai volgare, che rende la narrazione più viva, ma l’atmosfera prevalente che pervade il romanzo è un po’ malinconica, caratterizzata da una bellezza struggente che è presente in tutta la narrazione. Molto frequente è il ricorso nel libro alle immagini oniriche che appaiono a Strindberg nel corso della sua esistenza e che diventano fonte di ispirazione per molte sue opere tra le quali Il sogno considerato uno dei suoi capolavori e che apre la scena di questo romanzo con il racconto di una rappresentazione teatrale di esso avvenuta allo Svenska Teater di Stoccolma.
La vita del protagonista sprofondò sempre più a causa dei tanti problemi sia nella vita privata sia nel lavoro, ai quali si aggiunsero quelli di salute. Il romanzo sembra destinato a chiudersi in modo drammatico, ma con il finale da non perdere di una reale, toccante, meravigliosa umanità in una bellissima descrizione, Enquist restituisce al protagonista una possibile serenità che emoziona profondamente il lettore.
Strindberg: una vita è un libro consigliato non solo agli estimatori di Strindberg e agli appassionati di letteratura, ma anche a quanti credono nel valore della memoria e nel fatto che un’opera scritta sia in grado di raccontare la vita di persone famose e anche non, le cui storie interessanti non debbano andare perdute, e Per Olov Enquist in questo è davvero impareggiabile.
Per Olov Enquist, nato il 23 settembre 1934 nella contea del Västerbotten, nel nord della Svezia, nei pressi della città di Skellefteå, è scomparso il 25 aprile di 2020 a Vaxholm, nella contea di Uppland vicino a Uppsala nel silenzio lontano dai clamori riservati ad altri autori.
Scrittore di fama internazionale, è certamente uno noi grandi nomi non solo della letteratura nordeuropea, ma anche di quella mondiale contemporanea. Ci lascia un bel numero di poesie, opere teatrali, romanzi e anche testi scritti per la radio svedese alla quale ha lavorato per diversi anni.
C’e chi sostiene che quando "uno scrittore scompare diventa i suoi libri". In parte certamente questo è vero e nonostante questo libro racconti la vita di August Strindberg, in esso c’è tanto di Per Olov Enquist. Il suo amore per la letteratura, la sua onestà intellettuale e la sua capacita di emozionare trasmettendo la sua grande passione a tutti coloro che amano la lettura. Come tutti gli scrittori continua a vivere attraverso il uso impegno, le sue parole e il suo spirito.
Strindberg: una vita
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