Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà
- Autore: Luis Sepúlveda
- Genere: Amanti degli animali
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2015
Esce oggi 22 ottobre per Guanda “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà” (titolo originale “Historia di un perro llamado Leal”, traduzione di Ilide Carmignani, illustrazioni di Simona Mulazzani) di Luis Sepúlveda, nuova favola ispirata ai valori della fedeltà e della solidarietà dello scrittore cileno nato nel 1949, che narra la storia di un bambino e il suo cane.
La trama - Aufman, cane lupo orgoglioso e intelligente, viveva in una piantagione di legname legato quasi sempre alla catena, con il compito, grazie al suo ottimo fiuto, di inseguire i fuggiaschi. La grande comunione di Aufman con la natura portava la bestia ad ascoltare il territorio vicino (“mi arriva alle orecchie il fiume che scende dalle montagne”) e gli animali “a tratti, il gufo, imita il vento dalla cima degli alberi”. Invece il branco di uomini temeva i rumori del bosco. Aufman era costretto quasi alla fame e alla sete, perché un cane “caccia meglio quando è affamato”. Per consolarsi della sua vita solitaria e grama, Aufman si rifugiava nei ricordi. Quando era un cucciolo era stato ritrovato fra le alte montagne nella neve da un giaguaro che lo aveva condotto con sé in una grotta. Qui il grande felino lo aveva nutrito e “misurava le mie forze spingendomi con le gambe o con la testa”. Una notte senza ombre il giaguaro aveva preso con i denti per la collottola il cucciolo per scendere dalle montagne. “La montagna non è un posto per un cucciolo di cane. Starai meglio con i Mapuche, con la Gente della Terra”. Il forte e agile animale aveva lasciato Aufman in un accampamento Mapuche costruito sulle rive del grande lago. L’anziano Wenchulaf lo aveva preso tra le sue braccia e lo aveva chiamato Aufman che vuol dire leale e fedele. La figlia dell’anziano Kinturray, la quale stava allattando il suo bambino Aukaman, che significa condor libero, lo aveva nutrito con lo stesso latte. Infine il saggio Wenchulaf aveva stabilito che il cane sarebbe divenuto il compagno del nipote.
Luis Sepulveda, scrittore sudamericano noto per le sue battaglie politiche e ambientaliste, ha rivelato in una recente intervista che l’idea per scrivere la favola gli è venuta quando nel 2013 si trovava nel sud del Cile per visitare la regione di Araucanìa, la Wallmapu, il paese dei Mapuche.
“Parlai con un bambino di circa sette anni che era molto triste, perché aveva smarrito il suo cane. Un’anziana Mapuche lo consolava dicendogli che il suo cane sarebbe tornato, perché era un cane fedele, un amico leale”.
È lo stesso Sepúlveda a spiegare il motivo per il quale ama scrivere favole.
“La favola riflette la realtà in uno specchio strano, poco convenzionale, e offre una immagine che permette di capire meglio la realtà”. Nell’introduzione al libro, l’autore confessa che la sua vocazione di scrittore nasce “dal fatto di aver avuto nonni che raccontavano storie”.
Inoltre nello stesso luogo in cui si svolge la narrazione, il suo prozio Ignacio Kallfukuà, raccontava ai bambini mapuche storie nella sua lingua, il mapudungun. L’autore di “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” (1996), testo che ha riscosso un successo mondiale, aveva espresso il suo amore per la natura e la sua indignazione verso gli uomini che non la rispettano; nel successivo “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico” (2012), Sepúlveda affermava i valori dell’amicizia e della lealtà contro ogni forma di discriminazione. In “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” (2013), un’intelligente lumaca voleva insegnarci a riscoprire il senso perduto del tempo. In circa cento pagine, corredate dalle vivide illustrazioni di Simona Mulazzani, attraverso la storia di Aukaman e del suo cane lupo Aufman, qui voce narrante, lo scrittore ricorda ai lettori l’importanza dell’amicizia, della fedeltà e della difesa dell’ambiente, senza dimenticare le comunità indigene e le loro tradizioni. Sepúlveda, con la sua prosa lieve ma incisiva, consegna alle sue favole i suoi principi e i suoi valori per far comprendere, come un novello Esopo, ai lettori di tutte le età, il mondo che ci circonda.
“Crescemmo insieme nelle brevi estati e nei lunghi inverni australi. Insieme imparammo dal vecchio Wenchulaf che la vita va accolta con gratitudine”.
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