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Recensioni di libri

Sono cose che passano di Pietrangelo Buttafuoco

La nave di Teseo, 2021 - Un romanzo originale, a volte inquietante, che descrive una società che sembra lontana nel tempo, un sud favoloso che continua a riproporre i suoi riti ancestrali.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 15-11-2021
Sono cose che passano

Sono cose che passano

  • Autore: Pietrangelo Buttafuoco
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: La nave di Teseo
  • Anno di pubblicazione: 2021

Gran parte del nuovo romanzo di Pietrangelo Buttafuoco, Sono cose che passano (La nave di Teseo, 2021), si svolge in un paese siciliano dal nome di fantasia, Leonforte, nel 1951. Una metafora di tutti i paesi possibili della Sicilia, poco distante da Palermo, la capitale. A Leonforte approda una giovane principessa, Ottavia di Bauci, che, chissà per quale capriccio di una ragazza proveniente da un ambiente filoinglese (ha studiato al King’s College di Londra), accetta di sposare Rodolfo Polizzi, un barone di dubbia provenienza aristocratica, goffo, ignorante, figlio unico di donna Tina, baronessa dai modi popolareschi.

I due vivono in un palazzotto senza pretese nel paese, dove la bella e fascinosa Ottavia si aggira in compagnia dell’amica inglese, Miss Lucy Thompson, consapevoli entrambe della loro spregiudicatezza, della libertà estrema di abitudini e di comportamenti, capaci di sconcertare l’intero ambiente di cui sono entrate a far parte. Il futuro onorevole all’assemblea siciliana Nino, la fidanzata professoressa di lettere Antonietta, suo padre il dottor Buscemi, la inesperta cuginetta Lia: insomma la recente borghesia siciliana che cerca di affrancarsi dalle ristrette consuetudini provinciali e guarda alla giovane baronessa con attenzione e invidia.

Ottavia si fa amare dal marito, il giovane innamoratissimo Rodolfo, che cerca di sgusciare dalle ossessive attenzioni di Mamà, la terribile baronessa, che tiene nelle sue mani potere e patrimonio. Purtroppo Rodolfo si ammala gravemente, e amorevolmente assistito dalla giovane moglie viene a mancare in modo repentino, lasciando nella disperazione la madre, la moglie e tutto il ricco parentado.

Ottavia si dedica con invidiabile energia al restauro di una masseria in campagna, i Russi, l’ultimo regalo di suo marito, aiutata da un infaticabile capomastro palermitano, Oreste, che si mette al servizio della giovane ereditiera. Succede il fattaccio però: il focoso Oreste non resiste al fascino di Ottavia e i due sono travolti da una storia di sesso. Ma avviene anche un’indagine per i sospetti nutriti da un ambizioso poliziotto: si scopre che la bella e diafana Ottavia si riforniva di arsenico nella locale farmacia, e che con quel veleno aveva lentamente avvelenato il marito. Processo, condanna, scandalo enorme.

Buttafuoco però ci fa seguire la vicenda anni dopo. Siamo a Roma, in piazza Adriana, presso Castel Sant’Angelo: lì sorge un palazzo, La Casa Madre dei Mutilati, dove il famoso onorevole monarchico Carlo Delcroix, grande invalido, ha preso possesso dell’organizzazione benefica che gestisce con generosa disponibilità. Ecco l’amicizia con Pietro Nenni, suo coinquilino, ecco la famiglia della figlia, che ha sposato lo scrittore Giano Accame, e ancora il grande avvocato Carnelutti. Dopo i personaggi di fantasia, lo scrittore sceglie nella ultima parte del suo romanzo persone reali che fanno da comprimari delle ultime commoventi e spietate pagine con cui si conclude la storia.

Buttafuoco usa una lingua composita nella sua scrittura: formule dialettali e proverbi si alternano all’inglese nelle descrizioni e nei dialoghi della parte siciliana del romanzo, in cui fanno da comparse personaggi celebri, Rossellini e Ingrid Bergman, Ezra Pound, che concorrono a rendere verosimile la storia di demoni impazziti raccontata dall’autore. Momenti onirici, descrizioni realistiche, metafore ricorrenti, inserti in francese, citazioni mitologiche, una lingua colorita capace di descrivere una società diseguale, che è ancora legata alla tradizione verghiana pur appartenendo alla metà del secolo scorso:

“L’orchessa non risponde. Dal rossore è passata al pallore, è una statua di sale. Guarda, certo ma non vede. – La matriarca sente franare sotto di sé il piedistallo di dignità eretto in virtù di nome, roba e rispetto. E timore. Vorrebbe avere a portata di mano un bel nerbo, uno di quelli cavati dal midollo di un toro, con cui appianare la malacreanza subita, ma è un santo monaco ad averla insultata.”

Il cavaliere, la Morte e il Diavolo: ecco i tre personaggi che nel sottotesto Buttafuoco ha messo in scena in questo romanzo originale, a volte inquietante, denso com’è di colpi di scena nel descrivere una società che sembra lontana nel tempo, ma che riecheggia momenti ricorrenti in un mondo, il sud favoloso, che continua a riproporre i suoi riti ancestrali.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sono cose che passano

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