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Recensioni di libri

La notte tu mi fai impazzire di Pietrangelo Buttafuoco

Skira, 2016 - Le gesta e gli eccessi di Agostino Tassi, pittore maledetto e dalla cattiva fama, uomo scuro e vigoroso, capace di stregare le donne e facile alla violenza: uno smargiasso che incrocerà il suo destino con quello della giovane Artemisia Gentileschi.

Alessandra Stoppini
Alessandra Stoppini Pubblicato il 09-12-2016

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La notte tu mi fai impazzire

La notte tu mi fai impazzire

  • Autore: Pietrangelo Buttafuoco
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Skira
  • Anno di pubblicazione: 2016

“Gesta erotiche di Agostino Tassi, pittore” (Skira, 2016) è il sottotitolo di “La notte tu mi fai impazzire” nuovo libro di Pietrangelo Buttafuoco, nel quale il giornalista e scrittore siciliano, nato a Catania nel 1963, fa rivivere le gesta di Agostino Tassi, nato Agostino Buonamici, (Ponzano Romano, 22 gennaio 1580 - Roma, 12 marzo 1644), “artista maledetto” di origini pisane seicentesco dalla cattiva fama.
Nel volume redatto “Alla memoria di Gino De Dominicis, pittore”, l’autore descrive con toni violenti e vividi la Roma dei primi anni del Seicento,

“città piena di bestie e mostri intabarrati”

allora il più vivo centro culturale e d’avanguardia d’Europa, sede della potenza cattolica.
La Città Eterna era la capitale artistica alla quale molti pittori facevano riferimento, tra i tanti anche Agostino Tassi “scuro, barbuto, vigoroso”. Uno “Smargiasso”, non bello ma che “accende le femmine”, veloce con il pugnale e con le parole. La sera del 13 marzo 1599 a notte fonda “lo sbirrame pontificio”, coglie in flagrante Tassi sulle sponde del Tevere, dove il pittore ha appena sfondato di pugni il setto nasale, la mandibola e l’arcata dentaria di Lurbizia, “una puttana dell’Ortaccio di Ripetta”. Agostino Tassi viene trascinato nelle segrete di Corte Savella. L’artista non è nuovo alle carceri e così il libro personale dei suoi guai con la giustizia si aggiunge di una nuova pagina. Al reato di porto d’armi si è sommato quello di aver ridotto in fin di vita una cortigiana che nel segnale del coprifuoco imposto al meretricio si è rifiutata a lui. Agostino nato a Roma, al Borgo, cresciuto in Toscana, tornato da poco nella Città Santa, è “compare di appalti e di taverna” di Cosimo Quorli, il furiere di Papa Clemente VIII e del pittore Orazio Lomi Gentileschi. Tutti e tre appartengono alla comunità dei toscani trapiantati a Roma, Cosimo assegna le chiese e i palazzi dove lavorare e i due artisti vi prestano la loro opera. Il loro è un terzetto generato dal caso e non dal campanile. “Più che la nascita, infatti, è la comunanza di utilità ad avvicinarli”. Orazio ha una figlia bellissima, Artemisia, (porta il nome della nobildonna romana, sua madrina, Artemisia Capizucchi), “giunta all’alba dei vent’anni”, che ha ereditato dal padre il medesimo talento per la pittura. Anzi, i primi dipinti della giovane, fanno capire che la sua bravura è superiore a quella paterna. Sarà l’avvenenza di Artemisia (Quorli la descrive ad Agostino come una donna dalle “poppe ardite” e dai “fianchi alti”) o l’invidia dei maldicenti per la sua perizia nel tratto, ma la ragazza non gode di una buona reputazione. Lo stesso Orazio, che ha già compreso il genio pittorico della primogenita, confida agli intimi che

“quella ragazza disonora il nome dei Gentileschi in tutta Roma”.

Tutta la luce del mondo è per Artemisia: alta, sinuosa, forme prorompenti, sensuale, capelli fluenti biondo rame raccolti in disordine. La donna,

“tra i massimi testimoni del Seicento e dell’arte universale”

avrebbe mantenuto la propria camminata ondeggiante e orgogliosa anche al termine del processo per stupro, intentato alla fine del febbraio 1612 da Orazio nei confronti di Agostino Tassi, accusato di aver abusato di Artemisia un anno prima. Forse nell’olio su tela Giuditta decapita Oloferne, (1620) presente alla mostra romana a Palazzo Braschi Artemisia Gentileschi e il suo tempo, l’artista nel ritrarre uno degli episodi più celebri dell’Antico Testamento, in un certo qual modo si voleva vendicare dell’oltraggio subito dal Tassi? Una cosa è certa: Tassi “è un cinghiale. La lussuria lo rende sfrontato”, qui perfettamente tratteggiato dal bravo autore, resta un pittore minore, Artemisia Lomi Gentileschi

“è nella gloria degli spiriti massimi”.

Nell’ambito della grande mostra in corso a Roma dedicata a Artemisia Gentileschi il volume “La notte tu mi fai impazzire. Gesta erotiche di Agostino Tassi, pittore” di Pietrangelo Buttafuoco sarà presentato il prossimo 13 dicembre alle ore 18 al Museo di Roma, sede di Palazzo Braschi (ingresso Piazza di San Pantaleo 10 o Piazza Navona 2); ingresso libero sino ad esaurimento dei posti disponibili.

La notte tu mi fai impazzire

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La notte tu mi fai impazzire

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Commenti: 1

  • albi
    4 febbraio 2017, 20:37

    non leggo libri abitualmente, ma qui le pagine volano via che e’ un piacere. La scrittura e’ spettacolare e la vicenda accattivante. Sara’ pur pensato male questo libro, come dicono in casa augias, ma e’ scritto da una grande penna e aggiungo da una mente come ne nascono poche.

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