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Recensioni di libri

Racconti di follia di Patrick McGrath

La nave di Teseo, 2020 - “Racconti di follia” raccoglie i testi, editi e inediti, fin qui scritti da Patrick McGrath e si rivela una tela di ragno vischiosa e seducente, in cui il lettore è irretito senza scampo.

Mario Bonanno
Mario Bonanno Pubblicato il 20-04-2020

5

Racconti di follia

Racconti di follia

  • Autore: Patrick McGrath
  • Genere: Raccolte di racconti
  • Casa editrice: La nave di Teseo
  • Anno di pubblicazione: 2020

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Scheda libro su ibs
Scheda libro su LaFeltrinelli.it
Scheda libro su Libraccio
Scheda libro su Mondadori Store

Mi danno fastidio le stereotipie sui folli, sovrabbondanti in molti gialli-thriller attuali. Letteratura e cinematografia di genere reiterano strumentalmente l’accezione psicotico=omicida seriale e/o pazzo furioso dotato di accetta alla Shining. Ignorano (o preferiscono ignorare) questi autori di nessun talento che le espressioni della malattia mentale, persino quelle degenerabili in atti criminali, si ammantano di contorni più sfumati.

Sono le ombreggiature rivelatrici su cui poggiano invece (a cominciare dal sontuoso Follia (Adelphi, 2012)) i romanzi di Patrick McGrath. Credibili e disturbanti, ma anche sardonici-affascinanti, in virtù di un procedere per accumulo mai clamoroso dei segnali psicopatologi sfocianti nell’agito delittuoso.
Prova ne è Racconti di follia (La nave di Teseo, 2020, trad. A. Cristofori e A. Silvestir), compendio tassonomico delle short story edite e inedite, sin qui realizzate dallo scrittore. C’è da aggiungere che la compiutezza della prosa aliena McGrath da sommari paragoni con la truppa dei narratori di genere. Diverso il background, diverso lo spessore, e per dirla in altro modo, Patrick McGrath sa di che cosa scrive quando scrive di pazzia e dei suoi succedanei, ossessioni, inquietudini, paranoie, fobie, deliri, manie. Dal complesso di questi suoi vecchi e nuovi Racconti di follia trapela infatti il lato oscuro, prossimo alla frattura, di uomini e donne attratti dall’abisso e/o votati alla perdizione. Come indica anche Joyce Carol Oates, che firma l’introduzione al volume:

“McGrath sa cosa significhi essere tormentati da fantasmi, e come trascrivere nel modo più persuasivo gli incubi della ‘personalità frantumata’ che risuonano in ognuno di noi.”

Attraverso uno stile accurato, che attinge all’eleganza dei classici Stevenson, Bierce, Poe, Stoker, Sheley e quant’altri hanno frequentato con esiti luminosi la metà oscura letteraria, la narrazione di McGrath non perde un colpo, rivelandosi, di racconto in racconto, una tela di ragno, vischiosa e seducente, in cui trascinare e irretire senza scampo il lettore.

“Mentre il laccio si chiudeva, Hetherington mise la testa nel cappio e con dita tremanti si strinse il nodo intorno alla gola avvizzita e barbigliuta. Poi lasciò cadere le braccia sui fianchi e strascicò i piedi sulla sedia finché non fu di fronte alla finestra e poté volgere lo sguardo alle lontane rupi attraverso il Rift. L’incombente notte tropicale modellò gli spuntoni e le cornici in formazioni grottesche, che per un raccapricciante attimo parvero rispecchiare i tratti macilenti e terribili dell’entomologo maledetto. Al piano di sotto, Alfred servì a Sir Roddy il suo whisky per poi dileguarsi con passo felpato. Quando se ne fu andato, Nelly fu percorsa da un improvviso brivido contro il telaio della porta. I suoi occhi erano balzati dal frustino al volto crudele, piacente di Sir Roddy, e nel far ciò la sua mente fu attraversata come un lampo da una concatenazione di idee, una catena causale che collegava la sottile depravazione di Sir Roddy al proprio tormento infernale. Spostò la mano sinistra da dietro la schiena e puntò la pistola non verso di sé, ma verso Sir Roddy. A quel punto un nuovo rumore irruppe nell’aria mite della sera".
(Lungo il Rift)


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Racconti di follia

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