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Pseudonimo: quando e come dovrebbe essere usato dagli scrittori

Quando e perché uno scrittore dovrebbe usare uno pseudonimo? Andiamo a vedere qualche esempio di autori che hanno scelto di farlo e comprendiamone meglio le ragioni.

Federica Privitera
Federica Privitera Pubblicato il 23-01-2020
Pseudonimo: quando e come dovrebbe essere usato dagli scrittori

Sono passati alla storia i casi di autori che, per diversi motivi, hanno scelto di non firmare le opere con il loro vero nome, ma di servirsi di uno pseudonimo per farsi conoscere dal pubblico. Questa scelta è ancora valida oggi? Se sì, quando uno scrittore dovrebbe usare un alter ego per firmare i propri libri? L’uso di uno pseudonimo può influenzare il rapporto di un autore con le case editrici o con gli agenti letterari?

Andiamo a scoprire insieme quando e perché gli autori hanno deciso di utilizzare uno pseudonimo in modo da comprenderne meglio le ragioni.

I motivi per usare uno pseudonimo

A volte uno scrittore non si dedica esclusivamente alla creazione artistica delle proprie opere, ma può capitare che contemporaneamente scriva articoli per giornali o riviste. Usare uno pseudonimo per le opere letterarie è allora l’unico modo che ha per distinguere le due attività presso il pubblico.

Altre volte, invece, se un autore è diventato famosissimo per un’opera o un genere letterario, usando lo stesso nome non riuscirebbe ad affrancarsi dall’immagine che gli è stata assegnata: è il caso di J.K. Rowling, celebre autrice dei libri di Harry Potter, che ha deciso di firmarsi con il nome di Robert Galbraith per scrivere i suoi romanzi gialli, come La via del male o Il richiamo del cuculo.

Tuttavia, ci sono altri buoni motivi per usare uno pseudonimo: se il proprio nome è troppo simile a quello di uno scrittore già famoso, usarne uno diverso potrebbe avere per un autore un interessante valore liberatorio, nonché evitargli di essere confuso.
Infine, può anche succedere di non amare il proprio nome o, più spesso, provare imbarazzo per il proprio cognome: quale modo migliore di liberarsi di un peso portato addosso tutta la vita se non inventandosi una nuova identità?

Come gestire il proprio pseudonimo nel mondo dell’editoria

Sembra essere abbastanza utile presentarsi a un editore o a un agente usando il proprio pseudonimo e non svelare la propria identità fino a quando l’opera non viene accettata. Questo specialmente nel caso degli esordienti: scrittori già affermati ricaveranno sicuramente maggiori guadagni (non per forza in termini di denaro) facendo leva sul successo del proprio nome.

E per quanto riguarda il copyright?

In Italia, tra i diritti morali spettanti all’autore, il diritto di paternità prevede che egli possa scegliere di far circolare la propria opera con qualunque appellativo decida. Nel momento in cui lo pseudonimo assume la stessa importanza del nome vero e viene ritenuto notoriamente equivalente a questo, possiede anche la sua stessa tutela legale. Quello che cambia è essenzialmente la procedura di richiesta alla SIAE, che differenzia lo pseudonimo dal nome d’arte e regolamenta i diritti d’autore legati a una specifica opera.

Pseudonimi letterari famosi

Oltre alla già citata J.K. Rowling non mancano nel mondo della letteratura casi famosi di scrittori che hanno scelto di usare uno pseudonimo per far circolare le proprie opere. Tra questi troviamo:

  • Elena Ferrante

Sappiamo con certezza che questo nome sia inventato, ma non c’è ancora nessuna notizia sicura su chi si celi dietro la scrittrice italiana che ha conquistato il mondo.

  • Stephen King

Con l’idea di attirare i fan di un gruppo rock degli anni Settanta, Bachman-Turner Overdrive, l’autore di It ha firmato 4 romanzi con lo pseudonimo di Richard Bachman, tra cui La lunga marcia e Ossessione.

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  • Agatha Christie

La scrittrice inglese si servì dello pseudonimo Mary Westmacott per firmare i suoi romanzi d’amore. L’autrice di gialli più famosa al mondo è l’esemplificazione perfetta di uno dei casi che poco sopra abbiamo indicato come giustificazione per l’uso di uno pseudonimo.

  • Lewis Carroll

Il nome vero dell’autore di Alice nel paese delle meraviglie non è affatto quello che conosciamo tutti, ma all’anagrafe lo scrittore si chiamava Charles Lutwidge Dodgson.

  • George Orwell

L’autore di 1984 e della Fattoria degli animali in realtà si chiamava Eric Arthur Blair.

  • George Eliot e George Sand

Entrambe le scrittrici si servirono di pseudonimi maschili affinché le loro opere non venissero sminuite a romanzi d’amore per signore in quanto scritte da donne. La prima in realtà si chiamava Mary Anne (Marian) Evans mentre la seconda Amantine Aurore Lucile Dupin. Anche le sorelle Brontë usarono pseudonimi maschili per far conoscere i loro romanzi (Currer Bell da Charlotte, Ellis Bell da Emily e Acton Bell da Anne).

  • Alberto Moravia

Non molti sanno che il vero nome dello scrittore, compagno di Elsa Morante, è in realtà Alberto Pincherle.

  • Italo Svevo

Il vero nome dell’autore della Coscienza di Zeno di Una vita è Aron Hector Schmitz: lo pseudonimo è un chiaro segno della volontà dello scrittore di omaggiare contemporaneamente le sue origini italiane e tedesche.

  • Umberto Saba

Il famoso poeta triestino si chiamava in realtà Umberto Poli, ma scelse di omaggiare nel suo pseudonimo la balia slovena soprannominata Peppa Sabaz che lo crebbe con infinito amore.

  • Sveva Casati Modignani

Sotto il nome della scrittrice di romanzi rosa più famosa d’Italia si cela in realtà Bice Carati.

  • Sophie Kinsella

Sorprenderà molti sapere che il vero nome della scrittrice di I love shopping e di Sorprendimi è in realtà Madeleine Sophie Townley, usato solo per i primi romanzi d’amore pubblicati.

Il caso particolare di Pessoa: gli eteronimi

Fernando Pessoa è uno tra i poeti più importanti del XX secolo e ha costruito la sua fortuna attorno ai suoi eteronimi: Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro e Bernardo Soares. Questi non possono essere definiti dei veri e propri pseudonimi perché non sono solo dei nomi usati per firmare delle opere, ma sono delle persone a sé stanti, poeti per cui Pessoa una storia, una personalità e un modo di fare specifico diverso per ognuno di loro.

Usare o non usare uno pseudonimo è allora una scelta personale. Non esiste davvero una decisione giusta o sbagliata su questo, a meno che non si condivida il nome con uno scrittore famoso. L’unica cosa da tenere bene in mente è che, una volta scelto uno pseudonimo, questo accompagnerà lo scrittore per tutta la vita.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pseudonimo: quando e come dovrebbe essere usato dagli scrittori

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