Proleterka
- Autore: Fleur Jaeggy
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
La scrittura meravigliosa e ipnotica di Fleur Jaeggy l’avevamo trovata nel suo libro più famoso, I beati anni del castigo, piena di piccole prose, chiuse con un punto, per ricominciare di nuovo. Niente subordinate: le frasi erano leggibili, ma al contempo misteriose e sfuggenti.
Proleterka è il nome di una nave che sosta a Venezia per portare turisti tedeschi nelle isole greche. Proleterka sta per Proletaria, ma questa nave è lussuosa e tra gli ospiti ci sono tedeschi ricchissimi e una coppia, padre e figlia: il padre Johannes è travolto da debiti, vive in rovina in un albergo, non riesce a rialzarsi e sua figlia, che è la narratrice del romanzo, vive in totale isolamento col padre, accusandolo di una freddezza mostruosa, privo di sentimento.
Durante la traversata, la giovane donna sedicenne ha una relazione sentimental-sessuale con un ufficiale della nave, ma più contro il padre che per una sua personale soddisfazione.
Quando tornano sulla terra ferma, Johannes muore e la narratrice scopre che non è stato suo padre, perché la madre lo ha tradito con uno scienziato e lei potrebbe avere anche un fratello.
La storia è raccontata con la calma sulfurea di Fleur Jaeggy che non dà requie alla ragazza: non le sembra che possa essere figlia di qualcun altro che del padre morto e tutto diventa un rompicapo, un intruglio.
L’autrice sembra mollare la trama e ci lascia tramortiti in questo odio terribile verso la borghesia elvetica.
Qui non ci sono più nemmeno quei fraseggi di tenerezza che erano ne I beati anni del castigo: è un’uccisione continua di corpi, di parole, di atteggiamenti. Non c’è speranza nella scrittrice, la lama tagliente di kill bill1 (la forma) si posa su tutto.
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