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Recensioni di libri

Poesie 1968-2022 di Renzo Paris

Elliot, 2023 - Tutta la produzione poetica di Renzo Paris, che risente del suo studio su Apollinaire, Corbière e Prévert. Dalle poesie giovanili alle nuove, una summa di un grande dispensatore di grandi verità e di sapide ironie.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 13-07-2023
Poesie 1968-2022

Poesie 1968-2022

  • Autore: Renzo Paris
  • Categoria: Poesia
  • Casa editrice: Elliot
  • Anno di pubblicazione: 2023

Renzo Paris è lo scrittore che più ho intervistato. È un uomo di cui ho soggezione e stima e ho scritto parecchie recensioni di suoi romanzi e libri di poesie. Stavolta Paris ha scelto di mettere insieme tutta la sua produzione poetica, dovendo per forza rinunciare a molte poesie, scegliendo di fiore in fiore, partendo dal fatidico anno 1968: nasce così Poesie scelte 1968-2022 (Elliot edizioni, 2023). Perché lui è ancora quello che ha creduto a una rivoluzione e a un cambiamento del capitalismo imperante, ma con lo sberleffo, sapendo che i cittadini italiani sono tra i più conservatori dell’Europa intera, in particolare la piccola e media borghesia, e che la politica in questo paese è praticamente "bloccata" da quando si scelse se volevamo la Repubblica o la Monarchia. Non ci siamo più mossi da lì e nel frattempo la modernità avanza, siamo alibi di algoritmi che sanno di noi molto di più di quello che sappiamo noi sulle nostre vite.

Ma il pensiero poetico di Renzo Paris ha anche barlumi di speranza. Possiamo ancora avere una mente pensante e la possibilità di poter fare nella nostra vita un’attività che ci piace con lo studio. Studiare non è mai stato così essenziale come in questo tempo, andare a ritroso per conoscere sul serio Dante e sapere a memoria alcuni stralci dell’Aminta di Torquato Tasso o della Gerusalemme liberata.
Le poesie che ha scelto per il ’68 sono spiazzanti e sono tratte dalla silloge dal titolo Scongiuro.

Squalo e cicuta / miele di sfinge, / tende bruciate, / croci e crocicchi, / cuore di chiodo, / latte spremuto, / erba e selva, / scrofa e forca: / davanti e di dietro, / di dietro e davanti!

Sembra un sabba di contadini marsicani ubriachi o una suggestione dalla Medea di Pasolini.
Molte di più le poesie scelte da Il pornofano (Lo spettatore pornofano), dove la rivoluzione diventa motivo di dileggio:

Le incapacità capaci di rivoluzionari senza / Tra solidarietà insolidali e pacifismi / -Prova: uno! / -Prova: due! / -Prova: Si sente ? / Provarivoluzione! / Provarivoluzione ! / La rivoluzione è lunga e la vita è breve / Non li hai sentiti i rivendicativi? / È nelle cose / Nelle cose è / Senza dubbio / Dubbio senza / La rivoluzione è / La rivoluzione non è / -domanilavuoidomani? / -ma questi fischiano tutti! / -bè, tu i socialisti non li fischi! / Con la gola raschiante / A tamburo battente / Organizzeremo la lotta / Nella lotta / -ma gli operai ci saranno? / Lunga è la rivoluzione e / Breve è la vita / La dimostrazione è sciolta /
- altri vent’anni di botte. -

Questo modo ironico di prendere in giro la rivoluzione, ma al contempo provare rammarico per noi italiani, è la colonna portante della poetica di Renzo Paris, che preferisce camminare e pensare cose nuove, che lui trova non siano mai veramente nuove. Così, nei versi, che hanno intorno le ombre di Apollinaire, di Corbière e di Rimbaud.
Come questa breve e magnifica poesia, riferita alla donna amata in quel periodo, Biancamaria Frabotta, poeta anche lei, che ci ha lasciato da un po’:

Aspetto che mi telefoni / Per dirmi che ti senti meglio / Cara, la nevrosi è così trascorsa / Saprò dopo che sei corsa / Dai tuoi davanti al televisore.

Che per Paris è già un tassello per ironizzare bonariamente, ma non troppo, sulla rivoluzione femminista, perché quantomeno riconosce che quella c’è stata, tra luci e ombre, mentre le altre rivoluzioni erano solo bugie di intellettuali blasé.
E questa:

Elegia t’invio a / Biancamaria / sperando che la mia calligrafia / non le faccia troppa malinconia. / Desnos poi l’ho trovato! / Ma tu sei stata o no al veglione di carnevale/.

Poi c’è la silloge Album di famiglia, dove Renzo Paris scrive delle poesie indirizzate a persone conosciute, come Elsa Morante o Laura Betti, ma per una par condicio con le poesie precedenti, ce n’è una breve in cui il nome della donna amata è cambiato ed è diventato Marina e il titolo è Gemiti d’amore:

Abbiamo deciso, io e Marina, / che il desiderio è selvaggio, / non conosce codici, messaggi / beneducati. Perciò non ci facciamo / trovare al telefono / tra una città / e l’altra. E magari, quando fissiamo / un appuntamento, spesso lo mariniamo. / Averlo deciso è certo una conquista / ci fa godere di più quando ci vediamo. / Ma questo è il punto: io e Marina, quando ci vediamo?

Chi scrive ha già recensito qui Il mattino di domani, sempre ringraziando questo scrittore e poeta che amo immensamente. Potrei finire qui, ma non posso dimenticare la parte dove Renzo Paris saluta i suoi veri amici, che sono quelli con cui hai litigato a morte e il giorno dopo ci parli al telefono. Perché non ci sono più, perché sono scomparsi.

Nuovo Testamento:
Ho lasciato Sandro Penna a Prima Porta / a Casarsa Pier Paolo Pasolini, Elsa / sul mare di Procida, Alberto al Verano, qua vicino. / Amelia e Dario al cimitero degli inglesi. / Scrittori e poeti della mia giovinezza / hanno raggiunto la valletta dell’Amore / lasciando in pegno a Renzo Paris le loro / affilate lingue della vita. E io fino a quando / nel ricordo vivrò, fino a quando potrò / dire di averli conosciuti, di averli amati?

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Poesie 1968-2022

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