Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio
- Autore: Carlo Calenda
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2018
In Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio (Feltrinelli, 2018), Carlo Calenda, già ministro dello Sviluppo economico dopo avere operato per anni in grandi aziende internazionali, racconta come risulti necessario ritrovare la speranza e con una diversa proposta politica risolvere i problemi del paese.
“Questo libro cerca di ricostruire i perché della caduta dell’Occidente e delle sue classi dirigenti, di analizzare la consistenza delle paure globali e di suggerire un metodo per affrontarle partendo dal presente. Immergersi nelle inquietudini e definire i contorni dei nostri orizzonti selvaggi è il primo passo per costruire un pensiero politico progressista credibile e capace di coinvolgere.”
Nello specifico del volume, si evidenzia come la globalizzazione appare essere la causa principale della crisi, e nella prima parte del libro se ne ripercorrono le origini, per analizzarla, migliorarla e renderla efficace nell’ambito dell’Occidente.
Calenda ben argomenta le sue tesi ponendo al termine d’ogni capitolo una nutrita bibliografia, approdando a conclusioni condivisibili. L’orizzonte lontano appare però selvaggio e si intravedono proiezioni sfocate. Secondo l’autore, questo libro vuole essere un’opera che contribuisce a costruire un pensiero da rifondare per i progressisti. In atto, si è nel mondo intero in una condizione in cui i progressisti perdono, sono sconfitti, marginalizzati.
Il libro parte da una prospettiva che è quella dell’Occidente, pertanto ampia e non limitata all’Italia. Negli ultimi trent’anni, a partire dall’89, come si riporta nella prima parte del libro, la democrazia liberale non solo era vincente ma era considerata l’unico sistema di governo possibile. Un sistema di governo che ha pervaso il mondo rendendolo piatto, uniforme, come recita il titolo di uno dei saggi più importanti dell’epoca: Il mondo è piatto. Breve Storia del Ventunesimo Secolo, un libro del 2005 di Friedman, in cui l’autore descrive l’evoluzione della globalizzazione nell’ultimo decennio.
Prevaleva un’uniformità culturale e politica, dal punto di vista delle idee, degli usi, dei modi di vivere, secolarizzato. E questo in virtù della forza del libero mercato, dei mercati aperti, della forza della vittoria che l’Occidente aveva avuta sull’Unione sovietica. E questo era accaduto non in virtù di una guerra, ma per la forza del pensiero e delle idee del mondo occidentale.
Ma ecco che trent’anni dopo l’Occidente è perdente come non lo è mai stato nella sua storia, se non all’inizio del Novecento. Quello che si vede è il rischio di un’involuzione che tocca proprio la democrazia liberale, che per la prima volta è messa in discussione, e non dalla Cina ma nei nostri stessi paesi. Si ha oggi prepotente una voglia, dentro il corpo sociale, di tornare indietro rispetto alle precedenti conquiste. Si vuole una società che sia più uniforme, meno tollerante, più identitaria, desiderosa di una democrazia più ristretta e quindi più decidente, di avere una dimensione nazionale prevalente su quella internazionale. Si vuole riappropriarsi di una sovranità che non è solo politica, ma che è anche culturale, ma non vi è cosa più diversa da quella del disegno originale.
Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio
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