Memoria delle mie puttane tristi
- Autore: Gabriel Garcia Marquez
- Casa editrice: Mondadori
È una riflessione malinconica sull’amore e sulla vita quella che si delinea tra le pagine di “Memoria delle mie puttane tristi” di Gabriel Garcia Marquez. Lo scrittore colombiano, con la sua magistrale scrittura poetica capace di tratteggiare i personaggi usando le parole come un pennello, ci descrive in maniera disincantata il desiderio di restare ancorati alla vita attraverso la scoperta dell’amore.
A raccontare è la voce dell’anziano protagonista, un giornalista solitario e appassionato di musica classica. Un uomo che non ha mai amato, che ha fatto del sesso un’abitudine e che ha riempito la sua vita di solitudine.
Il giorno del suo novantesimo compleanno decide di regalarsi una notte di passione con un’adolescente vergine. Questo incontro si trasforma in un inaspettato viaggio interiore alla ricerca di se stesso e alla scoperta dell’amore puro. S’innamora della ragazza, da lui battezzata Degaldina, vedendola dormire, senza mai sfiorarla. Ogni notte, da quella notte, giacendo immobile accanto a lei scopre il piacere di contemplare il corpo nudo di una donna che dorme e inizia a riflettere sulla propria esistenza, sul suo passato e sulla scansione del tempo.
Gli incontri notturni danno vita a fantasie diurne: la immagina accanto a sé nelle diverse fasi della giornata e della vita. Il suo lavoro giornalistico, ridotto ormai a un editoriale domenicale, immutato nel tempo, incapace di accettare, come lui stesso, il cambiamento, si trasforma. I suoi articoli diventano lettere d’amore, così veri ed espliciti che i lettori iniziano a vederlo come punto di riferimento.
Sperimenta così un processo di ringiovanimento e di comprensione del mondo fino ad allora sconosciuti. Che sia amore vero o semplice necessità di riprendersi la giovinezza perduta, poco importa.
“Era finalmente la vita reale, col mio cuore in salvo, e condannato a morire di buon amore nell’agonia felice di un giorno qualsiasi dopo i miei cent’anni.”
Chi altri avrebbe potuto trattare con tale dolcezza e delicatezza un tema così scottante, definito da molti sull’orlo della pedofilia?
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Un racconto in prima persona di trentadue pagine, scritto dal colombiano premio Nobel 1982 per la letteratura all’età di 77 anni, in cui, ispirandosi al romanzo La casa delle belle addormentate del giapponese Yasunari Ka-wabata, di cui, a inizio d’opera, inserisce una citazione, esplora con grazia, intensità descrittiva mai volgare, e profondo acume, la vita di un popolare giornalista quasi novantenne che, alla fine di una rispettabile carriera e dopo un’intensa ben nota vita sessuale per lo più a pagamento, decide di farsi un regalo inconsueto e molto speciale per il suo novantesimo compleanno: fare sesso con una vergine adolescente. Al bando qualsiasi reazione moralistica, meglio temporeggiare e procedere nella lettura! Per attuare tale piano, l’arzillo vecchio contatta Rosa Cabarcas, sua antica conoscente e tenutaria di un bordello, che gli procura una ragazzina di 14 anni, servendogliela immersa nel sonno, in una squallida stanza, che lui addobba con oggetti vari, fra cui, quadri, fiori e perfino una radiolina sintonizzata su un canale di musica classica, e a volte di musica popolare locale, per abbellirla ed accogliere al meglio l’ospite agognata, durante i loro appuntamenti. Si tratta di una povera ragazza che, quotidianamente cerca di aiutare la numerosa famiglia attaccando bottoni in una fabbrica e che, come puntualmente succede quando si è innamorati, la fantasia creatrice del vecchio sempre più emotivamente coinvolto, trasforma in una venere degna della Rockeby Venus (Venere e Cupido) di Diego Velázquez o di quella dormiente di Giorgione, solo con la pelle più scura. Durante gli incontri in cui l’innamorato osserva Delgadina, come lui la ribattezza, il capolavoro di bellezza, gustandone il profumo, i sospiri, i sussulti, ripercorre la sua esistenza mettendo a nudo l’anima attraverso sorprendenti e condivisibili flashback e riflessioni sulla percezione sua e altrui della vecchiaia e sul senso del sesso senza e con amore, mettendo accuratamente in rilievo la superiorità del secondo a cui mai bisognerebbe rinunciare, come ben sottolinea una sua antica compagna. Un grave incidente nel bordello obbliga Rosa Cabarcas a chiuderlo momentaneamente, lasciando il vecchio nella più totale disperazione per l’impossibilità di contatti con la ragazzina di cui non sa niente. Bellissime le descrizioni delle pene d’amore, assolutamente simili a quelle degli innamorati di qualunque età, efficaci come quelle descritte in Lezioni di Piano dalla bravissima Jane Campion. Il racconto ammalia il lettore fornendogli anche molti dettagli geografici e la colonna sonora. Una bella lettura a cui occorre avvicinarsi senza pregiudizi per gustarne la raffinatezza.