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Recensioni di libri

Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri

La storia di Gnazio Manisco, narrata da Andrea Camilleri in "Maruzza Musumeci" (Palermo, Sellerio 2007) con marcata oralità agrigentina, ha la fisionomia del fantastico attraverso motivi concreti, d’ascendenza verghiana, che si annodano al culto della casa e della famiglia.

Federico Guastella
Federico Guastella Pubblicato il 31-03-2011

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Maruzza Musumeci

Maruzza Musumeci

  • Autore: Andrea Camilleri
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Sellerio
  • Anno di pubblicazione: 2007

"Mi sono voluto riraccontare una favola. Perché, in parte, la storia del viddrano che si maritò con una sirena me l’aveva già narrata, quand’ero bambino, Minicu, il più fantasioso dei contadini che travagliavano nella terra di mio nonno. Minicu mi raccomandava spesso di chiudere gli occhi “ppi vidiri le cosi fatati”, quelle che normalmente, con gli occhi aperti, non è possibile vedere".

La storia di Gnazio Manisco, narrata da Andrea Camilleri in "Maruzza Musumeci" (Palermo, Sellerio 2007) con marcata oralità agrigentina, ha la fisionomia del fantastico attraverso motivi concreti, d’ascendenza verghiana, che si annodano al culto della casa e della famiglia.

Il luogo in cui le vicende si svolgono è un piccolo podere dai connotati simbolici. “Ninfa” il nome della contrada: terra bagnata come un’isola dal mare, luogo di vitali aspettative, metafora d’approdo come l’Itaca di Ulisse, ricettacolo di valori quali la fedeltà, la laboriosità, l’onestà. Da esperto muratore, Gnazio vi costruisce una casa secondo i canoni d’una singolare architettura; diventa agricoltore, si dedica alla semina del frumento e alla piantagione di mandorli, in particolare. Fra i tanti episodi della narrazione che varrebbe la pena di evidenziare, suggestivo appare il dialogo con la Gnà Pina (una sorta di vecchia maga, sittantina, che conosce i segreti delle erbe utilizzate come rimedi naturali), cui egli si era rivolto per manifestarle il desiderio di sposarsi. La scelta cade su Maruzza Musumeci. Al primo incontro l’innamoramento è immediato, ma fatti strani rivelano un mondo di incantesimi e di ritualità ancestrali. Sia Maruzza che la sua catananna Minica parlano tra di loro la lingua greca. Gli antichi versi di Omero, quelli dell’Odissea. Entrambe sono infatti le stesse sirene, un tempo incantatrici di Ulisse. Ora però con sembianze e comportamenti diversi. Nel giorno del matrimonio l’allegria e l’abbandono erotico-sensuale non mancano. La mattina seguente, dal terrazzo lei contempla il mare, mentre tiene tra le mani la grande conchiglia che, dall’India, un marinaio aveva portato a suo padre. Maruzza le canta dentro melodie d’incanto: Cantava a mezza vuci senza palore. Quando avvertiva il bisogno di farsi sirena, s’inabissava nella cisterna riempita d’acqua di mare. Il significato è evidente: dall’acqua si genera ogni cosa e in essa si tende a tornare come dicevano le parole che Maruzza cantava. La nascita di due figli, Cola e Resina, arricchisce la solidità della vita familiare e apre il microcosmo della casa di campagna al fascino della scoperta. Nella stabilità degli affetti fa però irruzione l’oscuro destino in cui vengono dapprima fagocitati il fratello e la sorella, anche se alla fine è pur sempre l’amore a prevalere sulle forze ad esso contrarie per un ammaliante processo di metamorfosi. Quasi a conclusione dell’opera, coinvolgente è il momento in cui Gnazio muore sotto l’albero d’ulivo come egli aveva desiderato. Quale la sorte toccata a Maruzza? Mentre la casa di campagna è distrutta dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, un soldato americano, prima di morire, viene colpito ad un orecchio dalla conchiglia in cui avevano cantato Maruzza e Resina. Come per incanto gli giunge da lontano un suono meraviglioso di donna:

Accusì, sintenno quella musica, manco s’addunò di moriri.

Nell’inesplicabile teorema della vita, sembra voler dire Camilleri con i suoi “cunti”, resta la dimensione del mistero che non si vorrebbe perdere. Un’arcana speranza, forse, nell’apertura del ciclo vitale ad altre forme di rinascita.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Maruzza Musumeci

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Commenti: 1

  • Pierandrea Formusa
    31 marzo 2011, 13:42

    E’ una favola, questa di Camilleri, che si rifà alle sirene omeriche, così come a quella di Lampedusa e di tanti altri in cui la nostra fantasia è stata cullata, coccolata, illusa e mai saziata. Un’Odissea ma tutta nostra, tutta siciliana, ci viene quasi per dire.

    La trama è originale, non te l’aspetteresti mai, davvero!

    Gnazio Manisco, di professione muratore, torna dal sogno americano a Vigàta e si sposa con Maruzza Musumeci (da qui il titolo).
    Maruzza però è una sirena. Dal loro amore nasceranno Cola e una femminuccia, la Sirenetta. L’Italia è nel pieno della seconda guerra mondiale, Cola subisce l’affondamento della sua nave, Sirenetta raggiunge il fratello, negli abissi del mare impietoso di un tempo crudele, per l’eternità.

    E’ un canto, più che un romanzo, è poesia svelata più che prosa, è musica per orecchie stanche dei rumori d’oggi.

    Chiudiamo gli occhi per sognare.

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