Lepanto
- Autore: Gilbert Keith Chesterton
- Genere: Classici
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2021
Un grande scrittore inglese, più considerato dagli altri che da se stesso. Gilbert Keith Chesterton bollava le sue poesie come “spazzatura”, sviliva la propria intera produzione letteraria, ma nelle trincee della Grande Guerra colti ufficiali declamavano a memoria i suoi versi, orgogliosi di combattere contro i turchi o i loro alleati germanici. Ricordavano una vittoria di quattro secoli prima sugli ottomani, celebrata da Chesterton (1874–1936) in un poemetto pubblicato nel 1911, Lepanto. È apparso solo da poco in prima edizione italiana bilingue, per le Edizioni Pathos di Torino (maggio 2021, 104 pagine), con le ampie note e la traduzione dall’inglese a fronte di Giulio Mainardi, introdotta da una prefazione del cofondatore e presidente della Società Chestertoniana Italiana, Marco Sermarini.
Parliamo innanzitutto di questa versione nella nostra lingua, realizzata, secondo le indicazioni fornite dal traduttore. Lepanto è composta da otto strofe ritmiche di lunghezza differente, per 143 versi a rima baciata. L’autore non approvava il verso libero e si è scelto di tradurre il poemetto adottando una metrica che rispettasse il ritmo vivace e incalzante dell’originale, cercando di conservare la massima aderenza ai contenuti del testo. Un compromesso ha suggerito di rendere per ogni verso inglese due ottonari, senza cercare a tutti i costi la rima. La lingua usata è poetica, con qualche arcaismo, come nell’originale.
Abbiamo anticipato il rapporto difficile con le sue opere. Per strano che possa sembrare, pur acclamato dalla critica e dal pubblico, aveva un rapporto “un po’ tribolato, in particolare con le sue poesie”. Amava recitare quelle degli altri, odiava ascoltare le proprie, fino a rispondere di non ricordarne nessuna. Il chestertoniano americano Dale Ahlquist conferma che lo scrittore londinese “considerava onestamente spazzatura il suo lavoro” e che “non era impressionato dai traguardi letterari” raggiunti. In un’occasione, non potendo sottrarsi alla richiesta autorevole di firmare la raccolta della sua intera produzione letteraria, dichiarò di sentirsi come “un uomo improvvisamente a confronto con i suoi crimini passati”.
L’autore: I curatori del volumetto presentano Chesterton come giornalista e scrittore, tra i protagonisti della scena intellettuale del suo tempo. Letterato fecondo e versatile, ha prodotto - e quasi disconosciuto - più di cento libri di narrativa, saggistica, poesia e teatro. Apprezzato per lo stile arguto e aforistico, non rinunciò mai alla riflessione filosofica e religiosa, che lo portò a convertirsi al cattolicesimo nel 1922. Si deve a lui il personaggio del sacerdote investigatore padre Brown.
La battaglia: Domenica 7 ottobre 1571, durante la guerra di Cipro, divampò uno scontro navale nel Mediterraneo tra i più importanti d’ogni tempo nel conflitto di religione dell’Occidente cristiano con i musulmani, che ha insanguinato tanti secoli e tuttora viene condotto unilateralmente dai fondamentalisti islamici. A Lepanto, un golfo al centro della Grecia nei pressi di Patrasso, si affrontarono le flotte della Lega Santa degli Stati cattolici e l’armata navale dell’impero ottomano, al comando di Alì Pascià.
Da parte cristiana, sotto l’egida del papa, il grosso era composto da navi da guerra spagnole e veneziane, con unità dei Cavalieri di Malta, pontificie, del Regno di Napoli, della Repubblica di Genova, del Ducato di Savoia e di quelli dell’Italia centrale. Ai musulmani andava il vantaggio in battelli e combattenti. Le navi cristiane montavano però più del doppio di cannoni, perché i turchi preferivano navigli leggeri, per facilitare la navigazione in acque basse.
La battaglia vide la schiacciante vittoria delle forze alleate, guidate da Don Giovanni d’Austria, fratello del re di Spagna Filippo II.
Il poemetto: La marina del sultano Selim II domina il Mediterraneo, sfida Venezia e minaccia l’Italia. Papa Pio V invoca l’aiuto militare dei re cristiani, ma Elisabetta d’Inghilterra e Carlo IX di Francia non rispondono, l’Impero spagnolo è distratto dalla conquista dell’America. Solo il fratellastro di Filippo II prende le armi e si avvia verso il mare: Giovanni d’Austria, ultimo cavaliere d’Europa.
I demoni accorrono sotto la mezzaluna, per colpire senza pietà il nemico antico delle crociate. In campo cristiano, invece, l’Europa è divisa dalla riforma protestante e indebolita da guerre teologiche fratricide. Nonostante tutto, Don Giovanni avanza e apre il fuoco contro i turchi.
Nella cappella dove sta pregando da prima dell’alba, il papa ha una visione: le navi musulmane torreggiano sul mare, cariche di schiavi cristiani che soffrono sottocoperta. Ma la liberazione sta per arrivare, col trionfo della croce.
“Don Giovanni mena colpi dalla poppa insanguinata,/ rende il pelago purpureo qual la nave d’un pirata,/ sta fluendo lo scarlatto sugli argenti, sopra gli ori,/ sono infranti i boccaporti, stan saltando le catene/ ed emergon le migliaia che patiron sotto il mare,/ per la gioia bianche e cieche per il sole e libertà.”
Sulla galea dove ha preso parte ai combattimenti, lo scrittore Miguel de Cervantes immagina la figura di don Chisciotte, sorride e rinfodera la spada.
Lepanto
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