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Le diciotto frustate di Assaf Gavron

Giuntina, 2019 - L’autore mescola i generi, storia e noir, attualità della vita in Israele oggi e ricordi di anni difficili per gli ebrei in fuga dall’Europa della Shoah, in una sorta di mescolanza fra i sentimenti di ottantenni che riscoprono l’amore e le sensazioni di chi oggi si chiede cosa sia davvero l’amore.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 05-12-2019
Le diciotto frustate

Le diciotto frustate

  • Autore: Assaf Gavron
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Giuntina
  • Anno di pubblicazione: 2019

A Tel Aviv si svolge la vicenda insolita raccontata nel romanzo Le diciotto frustate di Assaf Gavron (Giuntina 2019 traduzione di Shira Katz, Shulim Vogelmann), scrittore israeliano celebre anche come traduttore in ebraico di grandi scrittori ebrei americani, a partire da Philip Roth.
Insolita, perché pur essendo una storia attuale, va indietro nel tempo poco raccontato del Mandato britannico, prima della proclamazione dello Stato d’Israele.

I protagonisti del racconto sono quattro anziani, due donne ebree e due uomini dell’esercito britannico, di stanza in Palestina durante l’occupazione negli anni quaranta. La voce narrante è un tassista quarantenne, Eitan Einoch detto Tanin, personaggio originale: oltre a guidare un taxi e a far da guida ai suoi clienti, si allena tirando di boxe, è divorziato dalla moglie Duci, ha una bambina di sei anni, Noga, che adora, è scampato a ben tre attentati divenendo per un breve periodo famoso. Una mattina accompagna al cimitero una donna anziana, ma piena di fascino prelevata da una casa di riposo: Lotte Pearl, occhiali scuri e foulard, ha seppellito Edward O’Leary, il suo grande amore, tornato in Israele dopo oltre sessanta anni dal loro primo incontro, quello del primo grande amore che non si dimentica. A quel tempo, la giovane ebrea aveva cominciato ad uscire con un inglese, come pure la sua amica Rutie Spielberg, che si accompagnava con Wilshere, commilitone di Eddie O’Leary.
Il passato viene riportato in scena quando ben tre dei quattro vecchi protagonisti muoiono o vengono uccisi. Eitan si trova, insieme all’amico Bar, a fare una complicata indagine, per incarico di Lotte, di cui subisce il fascino, ma anche per seguire il suo impulso e la sua incredibile curiosità: cosa è successo davvero negli anni quaranta? I due inglesi furono umiliati, fino a subire una punizione terribile, diciotto frustate appunto, per rappresaglia dopo che la stessa sorte era toccata ad un militante ebreo che si opponeva al mandato britannico. Per colpa di chi?

Assaf Gavron mescola i generi, storia e noir, attualità della vita in Israele oggi e ricordi di anni difficili per gli ebrei in fuga dall’Europa della Shoah, in una sorta di mescolanza fra i sentimenti di ottantenni che riscoprono l’amore, la passione giovanile e le sensazioni di chi oggi si chiede cosa sia davvero l’amore. Tanin dopo il divorzio dall’avvocata Duci, madre di sua figlia, ne riscopre il fascino quando si accorge che una giovanissima Noga, una intrigante Dafna non lo soddisfano; guarda invece con interesse e affetto la ottantacinquenne Lotte, che per un mese ogni giorno si fa accompagnare sulla tomba dell’amato Eddie, il vero amore ritrovato.
Un romanzo storico, sentimentale, politico, intrigante e ottimamente raccontato. “L’amore ai tempi del colera” di Garcia Marquez, ampiamente citato, appare la vera cifra che l’autore vuole sottolineare nelle sue pagine.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le diciotto frustate

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