Le baccanti
- Autore: Euripide
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Rizzoli
- Casa editrice: BUR
Euripide pone il lettore sul monte “Citerone” e lo rende protagonista dei culti misterici che avvengono fra le Baccanti, permettendogli di scoprire e quasi toccare con mano ciò che è precluso agli altri uomini presenti nella tragedia. Per mettere in atto questa operazione, il poeta si isola dalla realtà, come un matematico immerso in anni di duro lavoro per giungere alla dimostrazione di una congettura. Il tragediografo - eremita tornerà al mondo solo quando avrà risolto concretamente la ricerca del binomio ineludibile di razionalità e irrazionalità, l’agire in modo ponderato o in base agli istinti.
Il lettore si vede come circondato dalle Baccanti, che lo plagiano con le loro danze e i loro tirsi e arrivano a farlo sentire quasi Dioniso in persona. Tuttavia questa trasposizione immaginifica di chi legge il libro ha riscontrato numerosi ostacoli nel corso della storia, sin dalle prime rappresentazioni teatrali della tragedia.
Euripide ha dovuto affrontare non pochi stereotipi e concezioni cittadine della legge al di sopra di tutto e dell’esistenza esclusiva di déi “seri e composti” nel loro genere. L’autore è dalla parte del lettore, poiché lo libera da ogni pensiero superfluo e impiega la sua intera esistenza a lottare contro una cultura arretrata. Egli sente che è arrivato il momento di mutare e mostra questa necessità di innovamento pur rimanendo legato alle concezioni del passato.
Altri binomi fondamentali sono la religiosità mistica delle Baccanti, anche se invasate e non coscienti, e l’ateismo di Penteo, che per seguire la sua “curiositas laica”, finisce per andare incontro alla propria autodistruzione.
L’ambiente, anche se all’aperto, appare buio ed inquietante. Gli spettatori sono come ipnotizzati; si comportano come Penteo nascosto fra i cespugli. Pensano di essere stati risparmiati dalla furia bacchica, così come Penteo pensa che le Baccanti non si siano accorte di lui. Ma ecco che le quattordici coreuti, guidate dalla corifea e calate nel ruolo di donne invasate, si avvicinano inesorabilmente agli spettatori e li coinvolgono nel rito. Questi ultimi, come Penteo, hanno un istinto primordiale. La loro reazione si potrebbe concretizzare nella fuga, ma il ritmo di quella musica inquietante li tiene inchiodati alla cavea. Lentamente ognuno degli spettatori, sentendosi un Penteo sconfitto, attende l’arrivo della propria Baccante, che lo trascinerà con sé abbattendo il muro del teatro moderno, innalzato a difesa della ragione, e precipitando nell’irrazionalità primordiale del teatro dionisiaco. L’attimo della caduta si percepisce nel momento in cui incrociamo, con timore ingenuo e famelico, gli occhi della Baccante a noi destinata. Il tutto appare un po’ come una donna falsamente innamorata che ci chiede un incontro d’amore illudendoci di aver perso la testa per noi. Il tema trattato è, purtroppo, ancora attuale e lo sarà per sempre…
Le baccanti. Il ritorno di Dioniso
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