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Recensioni di libri

Medea di Euripide

Identificata da diverse generazioni con le interpretazioni cinematografiche e operistiche di Maria Callas, Medea è un classico del teatro greco che propone una visione della donna scioccante e spaventosa, soprattutto al suo tempo.

Cristina Giuntini
Cristina Giuntini Pubblicato il 16-05-2021

6

Medea

Medea

  • Autore: Euripide
  • Genere: Classici

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Chiunque abbia fra la cinquantina e la sessantina d’anni non può fare a meno di accostare al nome di Medea il volto di Maria Callas, l’iconica Medea di Pasolini in veste di attrice, ma anche quella, grandissima, di Cherubini sui palcoscenici d’opera. Indubbiamente, una personalità particolare come quella della Callas si avvicinava molto alla tigre ferita del mito greco, alla donna offesa e umiliata che rifiuta di accettare una fantomatica “ragione”, ma reagisce invece con ferocia, attuando una vendetta spietata che distruggerà non solo chi l’ha oltraggiata, ma anche lei stessa. In Medea, il suo dolore per avere ucciso i figli è trascurato, messo in secondo piano dal suo trionfo su Giasone.

Questa eroina, che risulterebbe scioccante perfino ai nostri giorni, doveva esserlo altrettanto nella Grecia del 431 a.C., visto che Euripide, che la presentò a un agone assieme ad altre due tragedie e a un dramma satiresco, si classificò terzo su tre partecipanti. Non che il personaggio di Medea fosse tutta farina del suo sacco, avendolo lui mutuato da diverse leggende precedenti, ma sicuramente egli ne aveva anche aumentato la violenza e l’impatto.
Malgrado l’iniziale insuccesso, l’impressione che la tragedia ebbe sul pubblico fu indubbiamente forte, e contribuì alla sua lunghissima vita. Ancora oggi, Medea, nel bene o nel male, è un’icona, e la tragedia di Euripide è nel repertorio di diversi attori.

Eppure, lo stesso Aristotele storse il naso davanti a questo testo, che non rispetta, nel suo finale, il rapporto di causa-effetto con la trama, quell’unità di azione che è l’unica, fra le tre unità aristoteliche, della quale ci sia effettivamente pervenuta testimonianza. A determinare lo scioglimento della trama e il trionfo finale di Medea è infatti un agente esterno, quel dio Sole, suo zio, che le invia un carro sul quale fuggire insieme ai corpi dei figli, elevandosi a un’altezza irraggiungibile per Giasone e per chiunque altro. Medea diventa quindi ella stessa un deus ex machina pur non essendo di natura divina, sconvolgendo in qualche modo le regole del teatro.

La trama è nota: Medea, sacerdotessa figlia del re della Colchide, si innamora perdutamente di Giasone, figlio del re di Iolco, arrivato alla sua terra assieme agli argonauti per impossessarsi del vello d’oro. La donna lo aiuta a rubare il vello e uccide il proprio fratello per favorire la sua fuga. Giasone la porta con sé e la sposa, ma, al momento in cui inizia la tragedia euripidea, l’ha ripudiata per sposare Glauce, la figlia di Creonte, re di Corinto. Disperata, Medea non vuole accettare quella che per Giasone è una scelta logica e dettata dalla convenienza. Ad aggravare il tutto, arriva la decisione di Creonte di esiliare lei e i suoi figli: Medea, fingendo remissività, uccide dapprima Glauce e Creonte per mezzo di vesti avvelenate, poi gli stessi figli, per rovinare la vita di Giasone.

È possibile che il successo del personaggio di Medea sia stato in parte determinato dalla sensazione di “riscatto” (pur con mezzi così cruenti) che trasmetteva al pubblico femminile, oppresso e vessato dagli uomini: questo viene sottolineato più volte dal coro. Quello di Medea è anche il grido di una donna che rivendica il suo essere tale oltre la maternità e i doveri, contrapponendosi a Giasone che la accusa più volte di avere anteposto “il suo letto” alla ragione: quasi una femminista ante litteram, che rivendica il diritto all’amore e al piacere e l’esistenza della donna come persona a sé stante.

Del resto, in Medea tutto ciò risultava tollerabile agli occhi degli uomini, essendo lei “straniera” (“Nessuna donna ateniese avrebbe mai osato tanto”, dice Giasone) e considerata una maga (anche se, a letture più moderne e attente, il solo maneggiare veleni e pozioni non sarebbe bastato neppure all’epoca per classificare una donna come tale). Il discorso su Medea è comunque lungo e articolato, e si rimanda volentieri alla bella ed esauriente introduzione di B. M. W. Knox di cui questa edizione (Feltrinelli, 2015) è corredata, un breve saggio estremamente intelligibile, scorrevole e pieno di spunti interessanti. Completano il tutto il testo greco a fronte e le abbondanti e dettagliate note.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Un libro perfetto per...

Un classico che tutti dovrebbero conoscere, sicuramente indispensabile per chi è appassionato di teatro.

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Medea

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