La vegetariana di Han Kang

Un libro bellissimo, crudele, coi colori della capitale della Corea del Sud, Seul, ormai città del Nuovo Millennio nei pregi e nei difetti. Luminosa, tecnologica, piena di smog, fa da cornice a una donna, Yeong-hye, che si sposa per ignavia con un marito che la tratta come fosse un orpello della casa. Lei stira le sue camicie, tiene in ordine la casa, non si lamenta mai, non dice mai no agli attacchi di libidine del marito, perché nella modernissima Seul non si fa.
Il marito, secondo un antico retaggio dei coreani, ha il diritto di prelazione anche sui rapporti sessuali, come sul budget mensile della spesa; la moglie non ha voce in capitolo. La coppia non ha figli e quindi si affezionano al nipote, figlio della sorella della moglie, una donna accattivante e bella, su cui il cognato fa dei pensieri non proprio casti.

Dopo un sogno straziante di sangue e abominio, la nostra protagonista diventa vegetariana, anzi mangia il meno possibile. Il marito la guarda buttare tutti i cibi conservati nel congelatore, anche quelli che hanno la sola colpa di contenere del brodo di carne. Il frigorifero si svuota, l’uomo resta basito, ma lavorando fino a mezzanotte tutti i giorni feriali, la carne la ordinerà in qualche ristorante. Un uomo in carriera, in Corea, non ha orari: esce presto la mattina e non si sa bene quando torna.
Nei mesi che trascorrono, Yeong-hye diventa sempre più magra e quindi il marito perfidamente ordisce una riunione familiare per far sapere a tutti che la moglie non mangia carne.
Il padre di lei, con violenza inaudita le mette in bocca un pezzo di carne che lei sputa, urlando.
Il marito non vede l’ora di divorziare, soprattutto da quando lei si nega nei rapporti intimi.
Gli altri due capitoli del libro, la vedono diventare una modella artista, ingaggiata dal marito della sorella, anche lui artista, mentre nell’ultimo capitolo la troviamo ricoverata in un ospedale psichiatrico.
Non diremo a quanti chili arriva e come diventi faticoso anche solo farle mangiare un po’ di zuppa.

La scrittrice di questo strabiliante e scioccante libro è Han Kang, una quarantaquattrenne di enorme talento, figlia di un noto romanziere coreano e sorella di un altro scrittore. Insomma, in famiglia scrivono tutti ma chi ha avuto il prestigioso premio Man Booker International Prize 2016 è stata lei.
Ne sentiremo ancora parlare.