La Regina dei mari
- Autore: Alexandra Lapierre
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2014
“Io, Alvaro de Mendana, Governatore e Capitano generale di tutte le isole del Mare del Sud, per grazia di Sua Maestà Filippo II, Re di Spagna, nel pieno delle mie facoltà […] rendo la mia legittima sposa, Dona Isabel Barreto, unica proprietaria e padrona assoluta di tutti i beni portati con me su queste rive”.
1595. Su un’isola sconosciuta nel cuore del Pacifico, durante una notte di eclissi, l’esploratore, navigatore e cartografo spagnolo Alvaro de Mendana (1542-1595) stava morendo sotto le palme di una capanna improvvisata e come pavimento la sabbia nera di quell’isola che l’Adelantado (chi sta davanti) aveva chiamato Santa Cruz durante la sua prima spedizione nell’Oceano Pacifico (1567-1569). Il comandante in capo della flotta esalava l’ultimo respiro attorniato dalla moglie, che si trovava in piedi accanto al suo capezzale, e dal cancelliere, seduto di fianco al giaciglio di Alvaro de Mendana, che con la penna d’oca prendeva nota di ogni parola del morente. Anche la cerchia dei suoi “avidi marinai e folli conquistadores” avevano potuto sentire le parole rivoluzionarie di Alvaro pronunciate tra una crisi di soffocamento e un’altra.
“Nomino Isabel Barreto Capo delle Forze armate attualmente sotto il mio comando, con il titolo di capitano generale della mia armada e adelantada di questa spedizione”.
Non solo, de Mendana conferiva a Isabel pieni poteri sui suoi uomini e su tutte le sue navi “affinché assicuri l’applicazione delle mie volontà e persegua la scoperta, la conquista, l’evangelizzazione e la colonizzazione della Terra della mia Ipotesi”. Inoltre se Isabel avesse mai desiderato risposarsi “potrà godere liberamente di tutti i miei beni”.
In tal modo in quella sera del 18 ottobre presso la baia battezzata Graziosa, la ventisettenne Dona Isabel Barreto (nata a Lima in una grande famiglia di armatori intorno al 1567 e scomparsa nel settembre del 1612 sulle Ande peruviane) diventava l’incarnazione della persona del re spagnolo nell’Oceano Pacifico, pronta a realizzare il sogno dell’amato consorte: trovare il quinto continente, l’Australia incognita.
“Non lasciare che gli altri desistano... Non rinunciare”.
E Isabel, una sposa “troppo giovane, troppo bella, troppo ricca, troppo vigorosa” perché incarnava il trionfo della vita in tutte le sue forme, non avrebbe desistito. Questo, de Mendana lo sapeva bene giacché la donna era
“il pari di un uomo. Se qualcuno qui può governare, se c’è qualcuno che può sopravvivere, questa è lei”.
In tre momenti fondamentali della loro unione (durante la prima dichiarazione d’amore, quando Alvaro aveva domandato a Isabel di sposarla e il giorno dopo la prima notte di nozze), l’ammiraglio aveva pronunciato alla sua amata questa frase:
“Ti vedo regina delle quattro parti del mondo”.
Ora el descubridor delle Isole Salomone spirava ripetendo a sua moglie la stessa frase.
“Dio è in cielo. Il re è lontano... E, qui, adesso, sono io che comando!”.
Con La Regina dei mari (titolo originale del volume Je te vois reine des quatre parties du monde, traduzione di Lorenzo Vetta, edizione Il Saggiatore), Alexandra Lapierre delinea un’altra figura di donna straordinaria, moderna e volitiva la quale dall’isola di Santa Cruz sarebbe approdata fino a Manila nelle Filippine.
Per redigere la biografia dedicata “A Dominique Lapierre, il mio amatissimo padre”, la scrittrice paragonandosi alla sua eroina, per tre anni è andata in cerca delle tracce di Isabel Barreto disseminate nelle biblioteche e negli archivi di Siviglia, Madrid, Lima, Città del Messico e Manila. È nato così un affresco affascinante a metà tra biografia e romanzo nel quale si muove Isabel con la forza della sua determinazione.
Paladina della propria libertà personale, pioniera in cerca di nuovi mondi, Isabel è un Ulisse dalle forme femminili protesa verso orizzonti vergini e “isole d’oro”, consapevole dello stesso anelito contenuto nella splendida ed evocativa esortazione che fa da esergo a un libro scritto con autentica passione.
“La libertà, Sancho, è uno dei doni più preziosi che Dio abbia dato agli uomini, né possono paragonarsi ad essa i tesori che racchiude la terra o ricopre il mare: per la libertà come per l’onore, si può e si deve arrischiare la vita”.
Miguel De Cervantes, Don Chisciotte della Mancia.
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