La dissoluta
- Autore: Alexandra Lapierre
- Casa editrice: Il Saggiatore
- Anno di pubblicazione: 2011
“Alla temerarietà di Elizabeth Chandleigh che ebbe l’ardire di inventarsi il suo destino, come nessun romanziere avrebbe osato fare”.
È la frase che l’autrice, nota per le sue appassionanti biografie storiche, dedica alla “libertina, adultera, bigama, la Duchessa di Kingston”, come recita il sottotitolo, protagonista dell’ultimo romanzo della scrittrice francese La dissoluta (titolo originale: L’excessive).
Anticonformista, avventuriera d’alto rango, cittadina del mondo, Elizabeth, appartenente alla gentry inglese della seconda metà del XVIII Secolo, di nobili ma squattrinati natali, senza un titolo, seppe compiere la propria ascesa sociale facendo conto sul proprio istinto, sul proprio ottimismo e su di un’incrollabile gioia di vivere sempre confidando nella sua buona stella. Nata nel 1720 nello “scalcinato maniero” di Hall, Elizabeth, orfana di padre a cinque anni, un unico fratello morto in guerra, già da adolescente aveva capito che per assicurarsi un futuro avrebbe potuto fare affidamento sul Cielo e “sulla rete dei legami familiari e mondani della numerosa parentela”. Last but not least, sulle sue formosità.
Eccellente amazzone e ottimo fuciliere, di bassa statura, con il seno prosperoso, la bocca sensuale, una lunga chioma bruna, pelle bianca come il latte, enormi occhi azzurri, l’istintiva ragazza aveva già conquistato, con grande rabbia delle altre dame, nubili e sposate, tutti i gentleman farmers della contea. “Nei cuori, nelle menti, nella natura, nel mondo”: perché o la prima... o nulla. Grazie a William Pulteney, Conte di Bath, a capo del partito di opposizione dei Whig, Miss Chandleigh era diventata damigella d’onore al servizio di Sua Altezza Reale Augusta di Sassonia – Gotha, Principessa di Galles, sposa dell’erede al trono d’Inghilterra. “Veloce, divertente, sorprendente”, era il motto dell’intraprendente Elizabeth che sbarcata con armi e bagagli a Londra nel marzo del 1743 e insediatasi a Leicester House la dimora dell’erede al trono avrebbe immediatamente fatto furore. Era nata una stella proveniente dall’oscurità della campagna che avrebbe sfavillato in quello scorcio del Settecento non solo nella corte inglese ma presso tutte le corti europee e nell’alta società di tutto il mondo che avrebbe avuto l’onore, il piacere, e il vanto di conoscere Sua Grazia Elizabeth Chandleigh la Duchessa di Kingston. “Cammina come una dea, ha un portamento maestoso, Qual è il suo segreto?”.
L’autrice, scrupolosa ricercatrice storica, figlia dello scrittore e filantropo autore di bestseller da leggenda Dominique Lapierre, racconta la storia e la personalità di una donna straordinaria, moderna, decisamente fuori dal comune. Partita dal nulla, in possesso solo della sua intelligenza la Duchessa di Kingston seppe cercare e trovare il suo destino di gloria in una società chiusa e selettiva come quella inglese, magnificamente ritratta da Sir Joshua Reynolds, dove contavano solo il rango e l’appartenenza. “Conservare i beni, accrescerli, insediarsi dappertutto”. Dopo aver accettato a malincuore di sposare di nascosto l’ufficiale di marina Augustus Hervey, nipote del Conte di Bristol, Elizabeth, sarebbe riuscita a farsi impalmare dal più bell’uomo d’Inghilterra Evelyn Pierrepont, duca di Kingston, il vero amore della sua vita. Accusata di bigamia “crimine di Stato”, uno dei peggiori crimini contro l’ordine sociale per il quale la pena prevista era l’impiccagione, il processo più clamoroso del secolo si sarebbe svolto nel 1776 a Westminster Hall, la sala dove era stato giudicato Tommaso Moro e dalla quale gli imputati convenuti erano stati tutti giudicati colpevoli. Come una soap – opera ante litteram, il processo, autentico evento mediatico, avrebbe radunato quattromila interessati spettatori. La donna che collezionava gli spasimanti e moltiplicava le conquiste senza esitazioni, snob “e al tempo stesso indifferente allo snobismo” si congedò dal mondo a Parigi il 26 agosto del 1788, all’alba della Rivoluzione francese. Forse Caterina II Imperatrice di Russia si riferiva alla sua amica Elizabeth quando pronunciò la frase che si trova nell’esergo di questa biografia incalzante, ritratto di un’epoca: “Meglio essere troppo audaci che non esserlo abbastanza”.
La dissoluta. Libertina, adultera, bigama. La duchessa di Kingston
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