La ragazza di Chagall
- Autore: Antonella Sbuelz
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Antonella Sbuelz mi piace, ho apprezzato i suoi libri e mi sorprende sempre per la profondità della sua lettura della Storia. Questo suo ultimo romanzo, "La ragazza di Chagall" (Forum Edizioni), ha un titolo leggero, come le figurine che si librano nell’azzurro del mitico Marc Chagall, ma in realtà si tratta di storie drammatiche che hanno a che fare con la parte più buia del ’900 europeo, a cui tuttavia la scrittrice riesce a regalare una qualche leggerezza, pur nella durezza delle esperienze vissute nel corso del secolo dalle quattro donne intorno a cui si dipana il lungo ed articolato racconto.
Alla fine della lettura coinvolgente ed emozionante, ho pensato ad un romanzo che ho molto amato, “Le ore” di Michael Cunningham: anche qui, come nel romanzo del grande scrittore americano, Antonella Sbuelz è riuscita a costruire una storia diacronica nella quale i diversi personaggi, apparentemente lontani nel tempo e nello spazio, alla fine del racconto trovano un raccordo che spiega ciò che sembrava inspiegabile, come spesso succede non solo nella letteratura, ma nella vita di tanti di noi.
Non riesco a raccontare la “fabula” intorno a cui è costruito con sapiente architettura il romanzo, perché gli elementi che lo compongono sono troppo numerosi e l’intreccio ben orchestrato rischia di svelare ai lettori troppo di quanto invece la scrittrice rivela solo nelle ultime pagine del libro. Voglio ricordare solo i nomi di quattro donne, Isa, Luisa, Amalia, Bettina, che al centro del racconto mescolano le loro vite, il loro passato, i loro drammi: si parte dal 1928, si arriva al maggio 2018. Varie generazioni si susseguono e sovrappongono le loro storie e noi lettori le seguiamo con apprensione e pena come fossero quelle delle nostre famiglie e di famiglie che abbiamo conosciuto. C’è la violenza domestica su donne indifese, c’è la follia che può esserne una conseguenza, ci sono le leggi razziali del 1938, vissute da Lea, prima agnostica e lontana, come una eredità da rivivere e testimoniare alla nipote, sapendo bene l’esito drammatico di una tale scelta. C’è la delazione di Vera, che per invidia sociale tradisce i vicini ebrei, incapace di valutare la gravità della sua scellerata azione; c’è il tentativo di andare lontano, di crearsi un’altra vita in Argentina, attraversando l’oceano sulla nave Saturnia, piena di ricchi borghesi e di emigranti di terza classe in fuga dall’Europa insanguinata. E ancora il confino nell’isola di Ventotene, il disagio di essere strappati ai propri cari per vivere da reclusi per anni sotto il controllo di miliziani fascisti violenti e arroganti, da cui solo la caduta del fascismo riuscirà a liberarli.
C’è l’amore, nelle sue diverse declinazioni: la passione forte e sensuale della giovinezza, l’amore solido della maturità, il legame profondo tra sorelle, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, tra estranei generosi. C’è l’orrore indicibile della Shoah, ma anche la speranza del ritorno, c’è la memoria ritrovata per caso in un luogo lontano, e anche la possibilità di ricominciare. Vite spezzate e vite ritrovate, seguendo il filo rosso della memoria, che Antonella Sbulez dimostra quanto sia fondamentale per restare umani.
Nella parte finale del libro una lunga ed intensa postfazione di Gabriele Nissim, dal titolo “La fragilità della memoria” conclude in modo esemplare questo romanzo importante: un tema, quello della memoria, che Antonella Sbuelz, insegnante esperta e studiosa di storia, riesce a trasferire nelle pagine di questo, come degli altri suoi romanzi in modo immediato e convincente. Dice Nissim che
Se ci guardiamo intorno ci accorgiamo con stupore che tanto lavoro sulla memoria non sembra dare grandi risultati di fronte ai segni dell’odio e dell’indifferenza che crescono oggi nel mondo…….Tornano i nazionalismi e la gente viene sollecitata a considerare l’Europa come la causa di tutti i problemi. Allegramente si dice che ogni Paese deve fare i propri interessi contro i poteri sovranazionali, dimenticando che i nazionalismi in Europa hanno portato a due guerre mondiali.
Di fronte a questi pericoli così gravi il libro di Antonella Sbuelz, che racconta un pezzo d’Italia di confine, Trieste, Udine, dove comunità etniche, linguistiche e religiose diverse si sono sempre mescolate, è un esempio di educazione al rispetto della diversità, all’accoglienza generosa di culture e nazionalità da sempre presenti in luoghi dove i confini politici sono un’astrazione voluta da interessi economici succedutisi nel corso degli ultimi secoli, procurando lacerazioni mai sanate. Alla scuola e alla letteratura una grande responsabilità morale, a cui il romanzo di Antonella risponde con profonda empatia, con la competenza della storica, con la leggerezza lirica della poetessa.
La ragazza di Chagall
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