La memoria spezzata
- Autore: Giuseppe Fiori
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Cosa spinge Giuseppe Fiori, uno scrittore, saggista, con una importante carriera alle spalle negli alti gradi della Pubblica amministrazione, a ripensare alla storia italiana della fine degli anni Sessanta, il decennio che culminò con una data indelebile nella memoria collettiva, quel 12 dicembre 1969 che vide la morte ed il ferimento di molti innocenti nella sede milanese della Banca dell’Agricoltura, la strage di Piazza Fontana? Giuseppe Fiori in “La memoria spezzata”, un libro insolito, un romanzo di fantasia, rievoca una storia infinita di processi, depistaggi, finti colpevoli, testimoni occulti, connivenze con i Servizi segreti, finanziamenti illeciti che hanno fatto sì che quella vicenda non sia mai stata del tutto chiarita, anche se, come diceva Pasolini, sappiamo ma non abbiamo le prove!
E allora l’autore prova a raccontare una storia, del tutto verosimile, con personaggi inventati ma con una logica coerente e ineccepibile. In una casa di riposo alla periferia di Roma, chiamata simbolicamente “Il lungo tramonto”, soggiornano una serie di anziani e anzianissimi ospiti: il commendator Tinebra è un ottantenne affetto da amnesia senile, che il figlio Aroldo ha inviato nella struttura dopo che il padre aveva perso l’orientamento e per qualche giorno aveva vagato immemore nelle vie cittadine. C’è una coppia con cui Tinebra passa volentieri il lungo tempo fra un pasto e l’altro, Beppe e Mariù: lei ancora attiva, è una testimone di Geova, esperta biblista, lui un ex poliziotto molto curioso. La struttura è diretta da una dottoressa, aiutata da una psicologa della ASL, giovane, bella, dal cognome conturbante, Nemosine, come la dea greca della memoria. In realtà Tinebra è una spia che ha lavorato tutta la vita per i Servizi e, forse, è l’unico testimone ancora vivente che ha in mano la prova, definitiva, di chi siano stati i veri mandanti della strage di Piazza Fontana. I coniugi Blumia, Beppe e Mariù, si intrattengono a lungo con lui, che racconta con molti dettagli inediti e altrettanti buchi di memoria la sua misteriosa storia, fino alla sera di Natale, quando i giochi vengono svelati, entrano in scena i veri protagonisti di una vicenda rimasta abilmente celata per quasi cinquanta anni. Noi lettori siamo tentati di credere che veramente potrebbe esistere un finale chiarificatore delle vicende inquietanti che ci hanno visto impotenti spettatori della morte di Pinelli, l’anarchico innocente precipitato dalla finestra del commissariato milanese durante l’interrogatorio, della barbara uccisione del commissario Calabresi, e di tutte le conseguenze che hanno sconvolto la vita civile di questo Paese fino all’assassinio di Aldo Moro.
Giuseppe Fiori però non si limita nella sua narrazione al thriller fantapolitico, che pure fa la parte del leone: la sua passione per le letteratura, per il cinema, per la cultura declinata nelle sue diverse forme compare nelle pagine de “La memoria spezzata” ad alleggerire l’atmosfera cupa che aleggia nella finta atmosfera di allegria che precede il Natale: intorno all’abete decorato con le luminarie, in stile tristemente cinese, si avvia alla conclusione una storia tanto misteriosa quanto tragicamente verosimile. Come il celeberrimo film Casablanca avrebbe potuto avere un diverso finale, come teorizza uno degli anziani ospiti della casa, così anche la più controversa vicenda della storia italiana del secondo Novecento potrebbe ancora celare un diverso finale.
L’abilità di Fiori scrittore tuttavia sta anche nella attenta ricostruzione di atmosfere, mode, modelli di comportamento, cibi, abitudini lessicali, che hanno caratterizzato l’evoluzione della società italiana, colta essenzialmente nella vita della Capitale. Ecco allora la descrizione dei pomeriggi al cinema, dove si entrava senza obblighi d’orario, si fumava, si mangiavano pop-corn e bomboniere Algida, mentre tra un tempo e l’altro del film il soffitto si apriva per cambiare l’aria e per guardare, d’estate, il cielo stellato; ecco le paline dell’albero di Natale di vetro soffiato, ormai scomparse; ecco le letture della “Bibbia”, dei classici, da Don Chisciotte a Belli, o dei contemporanei, Vasilij Grossman, Dashiell Hammet e Agatha Christie, ecco i film e gli attori amati. Infine, ecco l’amore per la conversazione come forma importante di scambio e di comunicazione: la citazione di una frase di Madame de Staël, che la “spia” Tinebra, ormai alla fine delle sue oscure avventure professionali, ormai non più tanto segrete, estrae dalla tasca, dicono molto della molteplicità degli interessi e delle passioni dell’autore, che sono, spero, comuni ad un’intera generazione, alla quale anche chi scrive appartiene.
“In Francia la conversazione non è, come altrove, un semplice modo di comunicare idee ed opinioni, o di scambiare informazioni sulle questioni della vita: è uno strumento che noi amiamo suonare, e che rallegra e rinvigorisce la mente, così come la musica in alcuni Paesi, e il vino in altri”
Insomma le parole sono come proiettili, e quando leggerete “La memoria spezzata” capirete perché Giuseppe Fiori si sente di fare una simile dirompente affermazione, mentre ne mette in bocca al suo protagonista una altrettanto scomoda ma probabilmente non ancora da molti condivisibile:
“La casa di vetro della democrazia andrebbe presto in frantumi se non potessimo blindare quei vetri, ricorrendo al potere nascosto dell’intelligence”.
Un libro per ripensare al nostro passato troppo opaco e, soprattutto, per riflettere sugli errori commessi, sulle colpe sottaciute di una intera classe dirigente per lunghi anni al potere.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La memoria spezzata
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