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Recensioni di libri

La madre di Grazia Deledda

Grazia Deledda, scrittrice sarda, ha ottenuto il premio Nobel per la letteratura nel ’26. “La madre” è un romanzo di fede e di peccato, di prostrazione e letizia, di umori taciuti e passioni che irrompono incontrollate. Un esiguo numero di protagonisti fanno da sfondo a tutta la vicenda...

Arianna e Selena Mannella, scrittrici
Arianna e Selena Mannella, scrittrici Pubblicato il 07-04-2009

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La madre

La madre

  • Autore: Grazia Deledda
  • Genere: Classici
  • Categoria: Narrativa Italiana

Con “La madre”, Grazia Deledda regala un altro spaccato di vita quotidiana, un vivere fatto di piccole cose, di sentimenti e rinunce. La semplicità dei protagonisti si rispecchia nei gesti, nelle parole, in un paese radicato sulle tradizioni e su una salda morale. Un romanzo di fede e di peccato, di prostrazione e letizia, di umori taciuti e passioni che irrompono incontrollate.

Protagonista è Paulo, il sacerdote della città di Aar, che prende in custodia le anime di un piccolo paesello sui monti. Sua madre è la sua migliore consigliera, una donna che nutre per il proprio figlio un amore smisurato, un amore che vorrebbe proteggerlo dalle insidie della vita e dalle tentazioni. Paulo si innamorerà della giovane Agnese, che vive sola nella grande tenuta lasciatagli dal genitore. Una casa senza persiane con scurini alle finestre, una piccola scala sovrastata da un arco gotico, sarà il luogo che accoglierà il peccato del giovane prete tentato da una passione carnale per la donna. Maria Maddalena, la madre, accortasi del cambiamento del figlio divenuto più attento alla propria cura personale, più vanitoso, furtivo nelle uscite notturne, con umore diviso tra momenti di estrema euforia a quelli più malinconici, cercherà di riportarlo sulla retta via, ricordandogli i suoi doveri di parroco e il peccato per il suo comportamento. Paulo sarà travolto da momenti di coscienza e abnegazione a momenti in cui sentirà venir meno la propria fede; nonostante tutto, però, continuerà la sua attività di sacerdote esorcizzando Nina Masia, una bambina dagli occhi verdi posseduta dal male. Un giovane aiutante di nome Antiaco accompagnerà tutte le funzioni del prete seguendolo con una cassettina contenente gli oggetti per i rituali sacerdotali, un ragazzo che vede nella figura del prete la proiezione perfetta del suo futuro clericale. Insieme si recheranno anche dal vecchio Dicodemo, il cacciatore solitario che vive tra le montagne. Paulo teme l’arrivo della notte, perché con essa può giungere la tentazione ed ecco perché si propone di accompagnare la morte dell’uomo fino alla fine. Tuttavia, tale espediente lo rivedrà tornare in tempo per trascorrere la notte tanto temuta al villaggio dove viene accolto con una grande cerimonia per l’esorcismo avvenuto quello stesso giorno. La madre vivrà quasi sulla propria pelle il tormento che vive il figlio e cercherà di fargli comprendere quanto il suo ruolo richieda dei veri sacrifici. Sarà lei stessa a consegnare una lettera ad Agnese in cui Paulo si dichiara pentito del peccato commesso. Seguiranno giorni tormentati fino a quando una serva non gli dirà che la padrona sta male, spinto dall’urgenza di sapere la gravità del male che ha colpito Agnese, Paulo romperà la promessa fatta alla propria madre recandosi da lei, non prima però di averlo comunicato ad una sconsolata Maria Maddalena. Il prete giunto alla casa della donna si renderà conto di essere stato vittima di un inganno, Agnese dimostrerà tutti i suoi anni e anche qualcuno in più tanto era stato il dolore che la lettera le aveva inferto: si prostrerà ai piedi del suo amato, ma Paulo, ormai vinto dalla fede e dal rimorso, non cederà più alle sue lusinghe. Non servirà a fargli cambiare idea neanche la minaccia di lei che vorrebbe smascherarlo l’indomani durante il rito domenicale. Paulo si recherà alla funzione con angoscia insieme alla madre cui ha raccontato tutto. I minuti della funzione trascorrono con agitazione e incertezza; con occhi vigili Paulo seguirà le mosse della giovane per tutto il tempo, quasi certo che ella alla fine avrebbe desistito. Si arriverà alle ultime battute senza che Agnese dica niente. Tuttavia ci sarà un finale triste per il giovane che, in un certo senso, espierà il proprio peccato.

- Vedi anche: La figura della madre nel romanzo di Grazia Deledda

La madre

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La madre

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Commenti: 3

  • teresa
    12 maggio 2013, 21:24

    Amore e sofferenza

  • Giovanna Casapollo
    17 ottobre 2020, 10:44

    Analisi del testo: fabula e intreccio
    Il racconto ha inizio in ‘media res’, dal momento in cui, cioè, è già esploso per i nostri protagonisti il dramma.
    Il giovane prete Paulo, travolto dalla passione esce furtivamente per incontrare l’amante e la madre Maria Maddalena è tormentata dall’ansia e dall’angoscia nell’attesa del figlio
    Gli antefatti della vicenda ci vengono proposti con lunghi momenti di introspezione. Infatti sono i ricordi e le allucinazioni della madre che ci permettono di ricostruire la vita dei protagonisti e del piccolo paese di Aar, luogo dove si svolge la storia.
    Paulo, con i suoi monologhi interiori ci fa rivivere i momenti della sua vita di adolescente quando, per la prima volta conosce la donna e la sessualità.
    Il racconto poi, dal momento in cui Paulo obbedendo alle sollecitazioni della madre manda una lettera ad Agnese per informarla che il loro rapporto è finito, segue di pari passo l’ordine in cui si svolgono i fatti, fino alla conclusione della storia.
    La sfasatura tra fabula e intreccio nella prima parte del racconto accentua il carattere drammatico della storia e consente alla Deledda di caricare tutta la narrazione di particolari sfumature fosche che però non toccano mai i punti alti della tragedia neppure nel finale, segnato dalla morte della protagonista.

  • Giovanna Casapollo
    18 ottobre 2020, 09:45

    Stile narrativo
    La Deledda ha usato uno stile narrativo che richiama la suspance del “giallo”. Anche qui i luoghi sono chiusi dall’interno e chi cerca di penetrarvi dovrà lottare contro le forze del male che hanno commesso il delitto dell’esistenza. Parole come ‘pozzo’,’ covo’, ‘fortezza’ e ‘cimitero’ tornano frequentemente nell’uso dell’analogia e della metafora.
    Sembra quasi di vedere degli uomini-zombi che si affannano a rivivere, a tornare alla vita, alle passioni, all’agitarsi dell’anima, ma a loro, uomini vinti dalla storia, non è consentito.
    Neanche il maligno, qui rappresentato dalla forza devastatrice del vento, riuscirà a sradicare dalle fondamenta la fortezza in cui essi si sono rinchiusi.
    Il senso di morte, contrariamente a quanto ci aspetteremmo non induce i protagonisti alla rinuncia, al suicidio morale ma percorre l’animo degli uomini tormentandoli nella pena e nella sofferenza solitaria.
    Anche dai pochi dettagli relativi all’arredamento della casa-fortezza per eccellenza quale è la casa del prete, traspare il male nella sua manifestazione di tentazione e peccato: lo specchio ne è il simbolo rivelatore.

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