La lentezza
- Autore: Milan Kundera
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
“La lentezza” è il primo libro che Milan Kundera scrive integralmente in francese (titolo originale La lenteur). Nonostante, infatti, sia stato espulso dal suo paese, ha continuato a scrivere in lingua ceca fino al 1995. Milan Kundera, nato a Praga nel 1929, della sua famiglia di musicisti mantiene anche in questo libro una struttura musicale fatta di fughe, di velocità, di contrappunti. Il tema principale del libro è la lentezza, quella lentezza persa con la velocità della modernità:
“La velocità è la forma di estasi che la rivoluzione tecnologica ha regalato all’uomo”.
L’autore così riflette mentre sta andando in un castello adibito ad hotel, a rilassarsi con sua moglie Vera. Dietro di lui, a tallonarlo, c’è un’automobile il cui conducente è impaziente, vuole superarlo a tutti i costi, nonostante il traffico. Così, mentre osserva questo impaziente automobilista attraverso lo specchietto retrovisore, ricorda il viaggio da Parigi alla campagna raccontato da Vivant Denon nel 1777 nel romanzo “Senza domani”. La lentezza di quel viaggio in carrozza e il sobbalzo che favorisce il contatto tra i corpi, agevola una soddisfacente relazione erotica che, invece, fallisce per chi la cerca in maniera frettolosa come alcuni personaggi dell’hotel.
C’è molto di autobiografico in questo libro: c’è lo scienziato ceco che ricorda il suo passato di attivista politico alla primavera di Praga, scelta che gli costò il licenziamento e la perdita della cittadinanza; ci sono le sue letture, i suoi ricordi. Con un castello che fa da sfondo, la trama del romanzo intreccia i personaggi, gli ospiti dell’hotel e quelli che partecipano a un convegno di entomologia, con quelli del romanzo di Denon. Tra riflessioni filosofiche sul pensiero di Epicuro e l’interpretazione dell’edonismo, si snoda un racconto che, a tratti, diventa erotico. Milan Kundera mette in relazione la lentezza al ricordo, alla memoria, e la velocità all’oblio. Tra i personaggi che sembrano particolarmente attuali c’è Berck, un politico esibizionista, come tanti altri, di cui l’autore scrive:
“gli uomini politici sono tutti un po’ ballerini, e tutti i ballerini si occupano di politica, il che non deve però indurci a confondere gli uni con gli altri. Il ballerino si distingue dall’uomo politico comune per il fatto che non desidera il potere ma la gloria, e che non desidera imporre al mondo questa o quella organizzazione sociale (diciamo pure che non gliene importa un fico secco), bensì occupare la scena perché il suo io possa rifulgere. Per occupare la scena bisogna cacciarne via gli altri. Il che implica una speciale tecnica di lotta. La lotta ingaggiata dal ballerino viene da Pontevin definita «judò morale». Il ballerino lancia la sua sfida all’universo mondo: (più coraggioso, più onesto, più sincero, più disposto al sacrificio, più veritiero) di lui?”
Le frettolose relazioni amorose che s’intrecciano nel castello sono inconcludenti, destinate a fallire, così come la vita del “ballerino” il cui successo determina effetti drammatici sulla sua vita e su quelli delle persone che lo cercano.
La lentezza
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Bellissima recensione! Mi è piaciuta tanto! Tanti complimenti all’autrice.
Grazie, Rosa. Molto gentile.
quell’insostenibele leggerezza dell’essere e venditti citava proprio questo autore che come velista orgoglioso di farne parte di questa meraviglioso mondo mi fa’ stimare questo autore, e sentendo il grande Mauro Corona non posso che documentarmi su tale libro che sicuramente leggero’ perche’ credo che stiamo vivendo in un momento di confusione dove pensiamo solo a consumare energie inutili abbufandoci di troppa tecnologia e meno di cotenuti davvero utili alla nostra sopravvivenza e al nostro vero benessere che dovrebe assolutamente essere quello psicofisico e non quello tecnologico