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Recensioni di libri

La figlia dello straniero di Joyce Carol Oates

Rebecca è una donna dai molti segreti. Mentre si sposta senza una meta precisa lungo l’East Coast americana, tenendo stretto per mano il figlio Niley, lascia dietro di sé pezzi enormi del suo passato... Dopo il successo di "La madre che mi manca", torna un’autrice considerata uno dei massimi scrittori americani viventi, con un romanzo che ha segnato in patria un vero trionfo di critica e di pubblico.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 22-08-2008

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La figlia dello straniero

La figlia dello straniero

  • Autore: Joyce Carol Oates
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Anno di pubblicazione: 2008

Comincia nel 1959 questo lungo racconto di una vita, quella della protagonista Rebecca, e si conclude bruscamente nel 1999, giusto quaranta anni dopo. Ma il contenuto del romanzo, che definirei epico, data la lunghezza e la molteplicità di temi e personaggi, è molto più ricco e sfaccettato. Rebecca Shwhart, nata da una famiglia di ebrei profughi dalla Germania appena in tempo per sfuggire al genocidio hitleriano, viene alla luce fortunosamente in una fetida cabina della nave appena giunta nel porto di New-York nel 1936. Il padre e la madre assumono un nome diverso, i suoi fratelli maggiori non riusciranno ad adattarsi alla vita americana: in effetti Jacob Swhart riesce ad avere per compassione il posto di becchino insieme ad una casupola miserabile in un borgo al confine con il Canada. Qui la famiglia vive con grandi e crescenti difficoltà che presto sfoceranno in una tragedia dalle tinte fosche. I fratelli fuggono per non vedere il padre che uccide la moglie prima di suicidarsi. Rebecca, tredicenne unica superstite, comincerà ad inventarsi tante vite, con la caparbietà di chi, sapendosi debole ed emarginata, deve fare ogni sforzo per non soccombere. Ecco allora Rebecca cameriera in un albergo, avvicinata da un uomo, Niles, dotato di uno strano fascino che la sposa, la rende madre di un maschietto, e tenta poi di ucciderli entrambi; Rebecca fugge, cambia nome, si chiamerà Hazel Jones, il bambino Zack, e la loro esistenza a questo punto sarà tutta in salita. Il figlio si scopre un talento musicale, Hazel diventa una donna seducente, farà innamorare perdutamente un musicista che le regalerà finalmente una vita ricca e dignitosa. Ma il passato assedia Rebecca-Hazel, un passato sempre rimosso ma mai dimenticato: da dove proveniva la sua famiglia, che fine hanno fatto i suoi fratelli, sono davvero morti i cugini che avebbero dovuto raggiungerli quando ancora le frontiere della Germania non si erano chiuse? Il libro va letto in tutte le oltre seicento pagine, va gustato in ogni sua parte, vanno seguite le diverse strade che ogni volta Hazel prende, e poi lascia, e poi riprende, in una specie di labirinto la cui uscita sembra non arrivare mai. Libro straordinariamente evocativo di atmosfere diverse, di diverse epoche, di luoghi lontani fra loro ma che sembrano sempre riportare la protagonista al punto di partenza, a quella nascita fortunosa, di cui serba un ricordo evanescente. I personaggi maschili, pur numerosi, lasciano però la scena a Rebecca, in tutte le sue maschere, che dalla prima all’ultima pagina del libro ci tiene legati a lei, alla sua vita così dolorosa ma alla fine così ricca di grandi e profonde emozioni.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La figlia dello straniero

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