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Recensioni di libri

La famiglia vuota di Colm Toibin

Bompiani, 2012 - Un’antologia di racconti a più sfaccettature, ma il nodo centrale o forse uno dei tanti sembra essere il significato che ognuno riesce a dare alla propria vita.

Arcangela Cammalleri
Arcangela Cammalleri Pubblicato il 19-03-2012

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La famiglia vuota

La famiglia vuota

  • Autore: Colm Toibin
  • Genere: Raccolte di racconti
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Bompiani
  • Anno di pubblicazione: 2012

The empty family, Bompiani 2012, Traduzione di Andrea Silvestri

Un’antologia di racconti a più sfaccettature, ma il nodo centrale o forse uno dei tanti sembra essere il significato che ognuno riesce a dare alla propria vita.

Ho letto una breve presentazione di questo libro su un settimanale noto e l’entusiastico commento mi ha indotto a comprarlo e leggerlo. È un insieme di racconti, 9 in tutto, che rispecchiano storie di vita in ombra come avvolte da un perenne crepuscolo che condiziona come dire l’energia vitale e creativa dei personaggi. La lingua usata dall’autore, scarna e precisa, si conforma alle atmosfere evocate e ai luoghi raffigurati. La scenografia dei racconti cambia: ora Dublino con i suoi cieli corrucciati, ora la Spagna con Madrid e Barcellona, ora Londra, ora New York. I personaggi portano in sé una solitudine oscura, uno spleen così accorato che solo radi sprazzi di gioia di vivere riescono a stemperare.

Un’antologia composita di uomini e donne che vivono à rebours, i ricordi del passato assalgono in momenti imprevisti le loro menti ed è un ritornare indietro nel tempo e rivivere rimpianti, dolori, delusioni, pensieri, sentimenti, stati d’animo intensi ed intimi quasi implosi dentro. Il passato non è finito, concluso, ma ritorna come qualcosa che è stato e doveva essere quasi una prefigurazione della vita presente.

Nel primo racconto Uno meno uno, a mio avviso, il più melanconico e sofferto, al protagonista, mentre si trova in Texas, sovviene il ricordo della madre, morta 6 anni prima. La forza del chiaro di luna per qualche crudele magia ha scelto proprio quella sera per riportarlo all’ultimo autentico evento della sua vita. Si trovava a quel tempo a New York, al principio di settembre, e mentre era assorbito ad ammobiliare l’appartamento in affitto, l’improvvisa notizia della madre morente, lo costrinse a partire per Dublino. In quei giorni, dal martedì mattina fino alla morte della madre, la notte del venerdì, il rammarico gli rodeva l’anima di quanto si fosse distaccato da lei, di quanto fosse rimasto lontano. Ma ormai era troppo tardi per tutto e non ci sarebbe stata una seconda opportunità.

In Silenzio la protagonista è Lady Gregory, vive a Londra, sposata ad un influente uomo più anziano di lei, ha una relazione extra coniugale; quando questa finisce, la sua impressione è che nulla sia mai accaduto e, se nessuno avesse conosciuto la sua storia, le azioni e i sentimenti sarebbero apparsi ancor meno di ombre senza una reale consistenza. Affidare alla carta la sua storia è come renderla viva.

Ne La famiglia vuota ritornare nella casa al mare in un panorama ai confini del mondo, riempie i sogni del protagonista e racchiude tutta la sua vita; la casa rappresenta la libertà e la possibilità di poter contemplare in solitudine la semplice bellezza della grigia luce irlandese sull’acqua, ascoltando il vento o assaporando la calma mentre scorrerà il tempo a lui concesso come a qualsiasi altro mortale.

Due donne - Ad una scenografa di film di successo sembra di ravvisare in un custode di museo una somiglianza con l’uomo che ha amato e che per una semplice ripicca aveva lasciato. L’assale il ricordo di quell’amore, i momenti felici trascorsi con la persona amata e una nostalgia struggente di tutto quel periodo ormai finito.

La nuova Spagna è il racconto di una giovane attivista di sinistra “La piccola comunista” che durante la dittatura di Franco è in esilio a Londra e poi ritorna nel suo Paese, dopo la morte del “Generalissimo” e fa fatica a riconoscere la nuova Spagna.

La strada è un’intensa storia di emigrazione della comunità pakistana a Barcellona, Malik e Abdul ne rappresentano alcuni aspetti. Tra loro nasce un legame d’amore alimentato, forse, dalla loro condizione di solitudine e di sfruttamento, lontani dal proprio paese.

Il colore delle ombre è il breve racconto di una zia sola e anziana e del nipote che è costretto a ricoverarla in una residenza per anziani perchè non può badare a lei. E’ la storia triste di un rapporto ricco di affetto e di delicatezza, la zia Josie sa che Paul è gay, ma non ha mai esplicitamente fatto menzione di ciò con lui, si era presa cura di lui con amore mentre l’assenza della madre adombra il suo passato e ne offusca il ricordo. Un racconto in cui i legami affettivi non apertamente espressi o complicati, complessi pongono tanti interrogativi sulle difficoltà di vivere, su se stessi e sulle relazioni con gli altri, di non riuscire a controllare la finitezza dell’esperienza dell’esistere. Si misura con il tema del vuoto, quel vuoto della solitudine dell’uomo inesorabilmente teso a fare i conti con se stesso ed ad elaborare la memoria di ciò che ha vissuto come perdita di una parte di sé o come accettazione dello scorrere del tempo. Questo è uno scritto a più sfaccettature il cui nodo centrale o forse uno dei tanti sembra essere il significato che ognuno riesce a dare alla propria vita.

Questa galleria di storie così intime, sono indefinite, sfumate come ombre sospese, inafferrabili come proiezione o riflesso del fluire della vita stessa. Un libro, secondo me, molto soggettivo, in alcuni può evocare assonanze emotive personali, in altri lasciare indifferente.

Colm Tóibín è nato nel 1955 a Enniscorthy e ha studiato Storia e Letteratura inglese all’University College of Dublín. A venti anni ha cominciato a viaggiare, prima in Spagna, poi in Argentina, in Sudan, in Egitto, negli Usa. Giornalista, saggista e romanziere, è considerato uno dei maggiori scrittori irlandesi contemporanei. Tra i suoi libri tradotti in italiano: Sud, Il faro di Blackwater, The Master, Madri e figli, Fuochi in lontananza, Brooklyn (Bompiani, 2009). Tóibín è stato inoltre direttore di due riviste irlandesi, “ InDublin” e “Magill”, e ha collaborato a “The Sunday Independent” e “The London Review of Books”. I suoi libri sono stati tradotti in venti lingue.

La famiglia vuota

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La famiglia vuota

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