La bolla di componenda
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
E quando (il bracciante agricolo) rientra nel miserabile tugurio dove vive la sua famiglia, tugurio assai spesso simile alla tana di un animale, egli non può fare a meno di pensare che forse nel malandrinaggio c’è la soluzione al suo stato. Tanto, la bolla di componenda, in ogni caso, lo assolve dalla colpa di fronte a Dio. Perché Dio è giusto, e non può tollerare che un omo si riduca più sotto di una viesta sirvaggia.
Ne "La bolla di componenda" (Palermo, Sellerio editore, 13. ed. 2000; nella collana blu “La memoria” di Sellerio 1997; la prima edizione nel 1993 nei “Quaderni della Biblioteca siciliana di storia e letteratura”) Camilleri, affidando la scrittura all’italiano, si avvale di un’accurata documentazione, in parte reale e in parte inventata, riferita al periodo immediatamente successivo all’unità d’Italia. Deliziose microstorie di costume arricchiscono inoltre quest’opera che potremmo definire “impura” per la convivenza in essa della scrittura d’archivio e della creatività narrativa. Diversi aspetti lo scrittore fa emergere dal contesto post-risorgimentale sui quali la storiografia ufficiale ha voluto o tacere o fornire un’interpretazione non rispondente alla realtà: il brigantaggio meridionale, ad esempio, che fu spacciato per mero banditismo quando invece era stato l’esito delle rivolte contadine. C’è in tutto questo un preciso filo conduttore che raccorda le diverse tessere di cui la strategia narrativa si compone: il legame tra un tipo di cattolicesimo accomodante e i reati commessi da delinquenti (furto, corruzione, abigeato, falsa testimonianza), nonché da coloro (uomo o donna) che facevano mercimonio del proprio corpo. Nasce da tale binomio inscindibile il termine “componenda”: “accordo”, “patto non scritto”, “compromesso”. “Bolla”, invece, era il documento dei “luoghi santi” venduto dai frati, i quali, oltre alle indulgenze, assicuravano che essa preservava dai pericoli e dalle calamità naturali:
un quarto del foglio, ridotto a pezzetti minuscoli e lasciato portar via dal vento (…) faceva di colpo abbacare gli elementi scatenati e pronto sorgere l’arcobaleno.
Diverso il fine della bolla di componenda. Un Pactum sceleris veniva, in sostanza, siglato tra la chiesa e i malfattori che così ottenevano l’assoluzione dei loro misfatti (tranne per l’omicidio), in cambio di un versamento in denaro variante a secondo del reato commesso. Dalla componenda religiosa a quella laica il passo è stato poi breve. La decisione di eliminare Giuliano si inquadra in effetti in quella del secondo tipo: non scopro nessun altarino, fu il risultato di un grosso accordo che vide coinvolti la mafia, il bandito Pisciotta braccio destro di Giuliano, il Ministro degli Interni (ne era titolare Mario Scelba) e il generale Luca, capo dei ” Cifiribì”, come lo chiamavano i siciliani (e cioè CFRB, Comando forze repressive banditismo). Quando lo scambio di favori si fa strada, è la furberia ad essere la misura della verità attraverso un patto di coesistenza tra i contraenti. Patto che ovviamente non esiste: non c’è un documento scritto che ne parli, perciò esso si riduce ad una “bolla di sapone”. Niente tracce, dunque, nella “componenda”. L’inesistenza assoluta di prove per evitare, appunto, che potesse rimanere un minimo indizio sull’irredimibile compromesso del potere normativo con le sue forze contrarie. Nella conclusione, poi, il richiamo ai problemi dell’inquieta e difficile attualità. Se la “componenda”, scrive Camilleri, fosse stata applicata nei cosiddetti anni di piombo, ci avrebbe risparmiato, non la scia di sangue certamente, ma la tarantella dei pentimenti, delle dissociazioni, della crisi di coscienza, dei rimorsi, dei distinguo, dei cristiani perdoni. Tutti, assassini o no, innocenti o colpevoli, avremmo goduto di “tranquilla coscienza”.
La bolla di Componenda
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