L’ultimo soldato di Mussolini
- Autore: Andrea Frediani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
Che strano, Andrea Frediani scrive un romanzo storico, ma non riserva agli appassionati gli scenari abituali dell’antica Roma e dintorni o dell’Urbe imperiale, né l’abbigliamento peplum. Andiamo a verificare quanto e con quale intensità lo scrittore romano riesca a confermare la sua scrittura efficace - quando racconta vicende d’antan secondo lo spirito e i valori di oggi - in questa prova narrativa che avvicina le lancette della storia a 80 anni fa, non 1800-2000. L’ultimo soldato di Mussolini è un’historical fiction apparsa in prima edizione nel novembre 2021, per i tipi Newton Compton (collana “Nuova Narrativa Newton”, 408 pagine), ma sempre disponibile soprattutto nelle librerie virtuali in rete.
Un periodo storico insolito per Frediani, quanto ad ambientazione. Inconsueti i costumi, le dotazioni militari, le istituzioni e amministrazioni, i mezzi di locomozione. Però si riconosce la mano del grande narratore di scenari storici corali, che pone abitualmente alcuni protagonisti in primo piano e diversi comprimari di contorno. Il Frediani’s style c’è tutto, si ritrova in ogni pagina, si fa come sempre apprezzare, a qualsiasi coordinata temporale e storica l’autore faccia riferimento.
“Ho provato a narrare” il percorso di un militare nella vicenda della guerra civile, fa presente. Argomento fortemente divisivo. Frediani avverte i lettori di aver voluto seguire la vicenda di un soldato in un momento tanto delicato per gli uomini e le donne, nei venti mesi tra l’armistizio con gli Alleati, l’8 settembre 1943 e la liberazione del Paese dai nazifascisti il 25 aprile 1945. La fine della guerra in Europa avrà come data l’8 maggio, preceduta dalla resa tedesca in Italia il 2 maggio.
Come hanno vissuto gli italiani la parentesi di guerra sul fronte opposto a quello dei tre anni precedenti? Con quali timori, paure, aspettative, rabbia? Sono questi sentimenti che lo hanno incuriosito e che si rivelano nel suo romanzo, accanto e sullo sfondo dei pensieri e obiettivi che il protagonista si prefigge, strada facendo e resistenza antifascista crescendo. Ulisse Savino è un fascista duro e puro, che sceglie la parte sbagliata, come ha decretato la storia, ma che nella sua testa rappresentava la parte giusta. Fino a quando, però?
Ha rotto con la compagna ed ha una figlia, ribelle, che ha scelto di stare con lui, non con la mamma. Da adulta, lo ricorderà “rigido ed egoista”, non sapendo che tutto quello che Ulisse ha fatto, ogni sua scelta, è stato sempre e soltanto per apparirle giusto, coraggioso, corretto.
Andrea Frediani sviluppa benissimo un’epoca non convenzionale per la sua penna, vista l’efficacia con la quale tratteggia inizialmente il tragico sbandamento di tutti gli italiani alla notizia che “la guerra è finita” ma la guerra continua, la sera dell’8 settembre di ottantuno anni fa.
All’annuncio dell’armistizio alla radio, Ulisse serve nella batteria Caracciolo della Milizia marittima di artiglieria, a Napoli. Con lui, gli amici del trio inseparabile, Alfio Radaelli ed Ennio Pancaldi.
“Riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta...”.
Cos’ha voluto dire il maresciallo Badoglio? Che devono fare i militari? Non ci sono ordini, non arrivano, non arriveranno. L’intero reparto è in preda alla confusione, fanno parte della Milizia volontaria del partito fascista, in gran parte riservisti e addetti ai servizi sedentari, non reduci dal fronte. Gli angloamericani non sono più nemici, benissimo, ma i tedeschi si sentono traditi. Se reagiscono, gli italiani si batteranno contro i camerati a fianco dei quali si combatteva fino a un’ora fa?
I superiori diretti non sanno nulla, ma è l’Italia intera che rischia di passare dai bombardamenti alleati alla vendetta germanica. Il pensiero corre alle famiglie: le hanno in tutta la penisola, visto che ognuno di loro viene da posti diversi. L’istinto spinge Ulisse a Roma, il giuramento a restare nei ranghi. Attorno a lui, prendono forma due gruppi: quelli disposti a cambiare fronte e quelli convinti che l’onore imponga di restare con i tedeschi. Il reparto si va sfaldando.
La divisione si estende al trio: Ulisse è sconcertato dalla facilità con cui i due amici si dicono disposti a mutare schieramento. Anche Alfio tornerebbe a Roma. Gli angloamericani risalgono da Sud e nella capitale ci sono il re, Badoglio, lo Stato Maggiore, con sessantamila uomini dei reparti migliori, forse i nazisti se ne andranno, per non restare schiacciati in una morsa. Non sa, come nessuno di loro, che i Savoia e il Governo stanno già fuggendo a Brindisi, abbandonando chi nell’Urbe resisterà due giorni, prima di doversi arrendere ai tedeschi. Gli alleati sono bloccati a Salerno e se stanno sbarcando indisturbati a Taranto, la Puglia è lontana.
Frediani sostiene di avere provato a definire un quadro della guerra civile attraverso il percorso interiore di un protagonista. E di averlo fatto ancorando le vicende ai dati reali: se i protagonisti sono inventati e ai personaggi veri ha spesso cambiato nome, eventi e contesti sono invece storia, sia pure locale.
I combattimenti a Roma del settembre 1943 nel Laurentino e a Porta San Paolo. I rastrellamenti della Legione Tagliamento (in cui si arruola Ulisse). La battaglia sul Mortirolo, l’azione sul Grappa e l’eccidio a Bassano. Le operaie violentate durante una festa a Tretto, la sfilata a Vercelli, le torture ai prigionieri, gli ostaggi fucilati, la mascotte Tonino che finiva con un colpo di pistola i condannati a morte. Ma non è un saggio storico, resta pur sempre un romanzo, senza pretesa di completezza. Talvolta ha lavorato di fantasia per dare più ritmo, ma si augura di avere:
“Conservato lo spirito delle circostanze”.
L'ultimo soldato di Mussolini
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