Il sogno della macchina da cucire
- Autore: Bianca Pitzorno
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2018
Non avevo ancora letto nulla della brava scrittrice Bianca Pitzorno, dalla chioma bianca e dalla fierezza del volto, proprio come lo sono i sardi e questo suo libro è stata una lettura deliziosa, che mi ha subito conquistata e catapultata nei ricordi della mia infanzia con accanto la mia nonna, china tra le sue spolette colorate di cotone.
"Il sogno della macchina da cucire" è ambientato alla fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, in un’Italia povera, arretrata, con profonde disparità tra le classi sociali. Un paese agricolo, dove la maggior parte dei contadini lavoravano per i grandi latifondisti, con la gran parte della popolazione che viveva in abitazioni malsane e in condizioni di miseria e che non sapeva né leggere né scrivere. Un paese nel quale mancavano le scuole e l’industria era poco sviluppata e presente in alcune regione, la Lombardia e il Piemonte. Si moriva di tifo, colera, malaria. Le donne fin da bambine andavano a servizio nelle case dei signori, ad imparare a cucire, o a diventare piccole cuoche. Il più delle volte, tra i silenzi, erano costrette a subire violenze e ogni genere di sopruso da parte dei padroni.
Dopo cinquant’anni la protagonista della nostra storia vuole raccontarci la sua vita, lei che ha superato due guerre, che è rimasta orfana a cinque anni e sopravvissuta insieme alla nonna all’epidemia di colera. Il colera aveva portato via i suoi genitori, fratelli, sorelle, zii e cugini. La nonna, brava sarta di corredi, abiti da giorno e sera, giacche e cappotti, la istruì all’ago e al filo, affidandole inizialmente lavori di semplici rifiniture di capi che cuciva in casa per le sue clienti. E intanto la piccola con l’abilità nelle dita tagliava, modellava e cuciva senza sosta, notte e giorno.
Volle che fosse anche istruita: in cambio di un corredo ebbe un corso di lezioni private affinché non fosse analfabeta come lei.
Sapeva quanto fosse sottile il confine di una vita onorata e un inferno fatto di sofferenze e vergogna.
Rimasta sola a sedici anni, con grande forza d’animo si propose come sartina a giornata, una figura presente in quasi tutte le casi nobili e borghesi del tempo, un’occupazione che le dava di che vivere. Sognava una macchina da cucire tutta per lei, nera lucida, a manovella, senza mobile, nella sua custodia con il manico e andare all’Opera, conosceva e amava le arie di Puccini.
La vita mi aveva insegnato a rispettare le persone ricche, qualunque fosse la loro età, il loro carattere, le loro azioni. Il fatto di essere ricche le rendeva potenti, più forti di noi, capaci di schiacciarci, di distruggerci con uno schioccare di dita.
Nelle stanze del cucito dell’agiata clientela, si avvicenderanno segreti e storie come quella della marchesina Ester, la giovane sposa che dopo aver dato alla luce una splendida bambina lascerà il marito, perché l’amore non era nulla dinanzi al blasone della casta. La famiglia dei Provera con le stoffe pregiate che facevano arrivare, a loro dire, dalla Francia per cucire abiti eleganti per l’arrivo in città della regina Elena. E la Miss americana, Lily Rose, un personaggio realmente esistito e nota nelle cronache sarde dell’epoca. Una pittrice per diletto, critica d’arte e collezionista che venne ritrovata morta nella sua casa.
Tra orli, pizzi, nastri, sottovesti, abiti e drappeggi, pagina dopo pagina l’autrice ci conduce nella realtà del nostro passato, tra ingiustizie, moralità, ostacoli, difficoltà, privazioni; ci renderà partecipi dei racconti e della vita di questa giovane donna che senza farsi illusione, anche quando incontrerà l’amore, riuscirà a contare solo su se stessa e ad essere un esempio di emancipazione.
Bianca Pitzorno ha voluto dedicare questo suo libro alle sartine di oggi, quelle del terzo mondo, sedute l’una accanto all’altro in una catena di montaggio, che cuciono per pochissimi soldi vestiti che noi paghiamo pochi euro. Io, invece, ho avuto accanto nella lettura, una sartina del Novecento, ora avanti negli anni, seduta ancora accanto alla finestra, con tra le mani ago e filo, compagni inseparabili di lunga vita dedicata al cucito.
Il sogno della macchina da cucire
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