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Recensioni di libri

Il fosso di Herman Koch

Neri Pozza, 2017 - Libro che pone al lettore molte riflessioni, mette paura in alcuni passaggi, ci fa rispecchiare tutti, cittadini europei del ventunesimo secolo, in una mondo solo apparentemente pacificato ma pieno di contraddizioni drammatiche.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 27-10-2017

6

Il fosso

Il fosso

  • Autore: Herman Koch
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Neri Pozza
  • Anno di pubblicazione: 2017

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Lo scrittore olandese Herman Koch è in realtà uno scrittore europeo: nei suoi romanzi - “La cena”, “Villetta con piscina”, “Odessa Star” - racconta storie che appartengono a tutti noi, cittadini di un continente che sta attraversando un momento di grande difficoltà: pregiudizi, stereotipi, luoghi comuni, condizionano ed avvelenano la vita sociale di milioni di persone, sia che vivano nei paesi affacciati sul Mediterraneo, sia, come in questo caso, che abitino nel civilissimi Paesi Bassi.

Nel suo nuovo romanzo, “Il fosso”, Herman Koch dà voce ad un fittizio sindaco di Amsterdam, di nome Robert Walter, che sin dall’incipit parla di sua moglie, straniera, chiamandola Sylvia, che non è il suo vero nome, come Diana non è il nome della loro figlia ventenne. Non vuole che il lettore identifichi il Paese di provenienza di sua moglie, e in tutto il libro i depistaggi che il narratore compie raccontando la sua ambigua vicenda sono continui e destabilizzanti. Davvero la bruna Sylvia, sposata da trenta anni, potrebbe avere una storia amorosa con lo scialbo assessore ambientalista della sua giunta?
Avere visto ad una festa Sylvia farsi una gran risata ad una battuta inattesa del banale Maarten Hoogstraten, olandese purosangue, ingenera nel sindaco un crescendo di sospetti, di dubbi, che costruiscono intorno alla immagine della moglie un alone di ambiguità che percorre tutte le pagine de “Il fosso”. Ma mentre il successo elettorale del sindaco comincia a mostrare le sue crepe - la raccolta differenziata in città è un fallimento, Amsterdam è sporchissima, il celebre Museo di Rembrandt è stato troppo a lungo chiuso, le turbine eoliche sarebbero una bruttura senza senso, una giornalista d’assalto vorrebbe farlo crollare mostrando una vecchia foto in cui un teppista tira una pietra ad un poliziotto rendendolo disabile, e forse quel teppista è proprio lui - anche la sua vita privata comincia a scricchiolare.
I suoi anziani genitori decidono per l’eutanasia, il suo più caro amico, Bernhard, si scopre gravemente malato: il tema del suicidio è in agguato nelle pagine del romanzo, anche se Robert Walter finisce per essere preso soprattutto dai suoi dubbi sulla fedeltà della moglie, di cui spia ossessivamente sguardi, espressioni del volto, atteggiamenti.
L’iphone di Sylvia potrebbe rivelare segreti ma lui non ha il coraggio di guardarne i messaggi, e così finiscono per sfuggirgli gli unici Whatsapp fondamentali per la sua esistenza: quello di suo padre, che gli sta annunciando il suicidio programmato, a cui lui non aveva voluto credere, e quello notturno di Bernhard, che gli sta chiedendo aiuto.

“Il fosso” di Herman Koch è pieno di sfumature, di dettagli, di piccoli scarti che poi, rileggendone le pagine, si rivelano estremamente chiarificatori di ciò a cui l’autore vuole alludere. Cosa è una moderna democrazia europea? Quali sono le fragilità di un politico di successo? Quanto ci vuole perché una carriera crolli per uno scandalo, pubblico o privato? La monarchia olandese così compassata e poco attuale ha ancora senso, in una società degradata, piena di un turismo sguaiato, di eccessi di alcol, con un fascismo trasformato dai tempi attuali ma ancora pericolosamente in agguato?

“Il fascismo dal volto umano si insinua sotto la pelle dell’attivista ambientalista, come una zecca si attacca al polpaccio dei difensori dei diritti degli animali, ci annuisce comprensivo, fa finta di ascoltarci, e intanto pronuncia un monologo sul riscaldamento globale, sul riscaldamento dei ghiacciai, sul trattamento disumano dei polli in batteria. Il nuovo fascismo ci mostra il suo sorriso più cordiale, aiuta gli anziani ad attraversare la strada… si sente a suo agio nelle teste vuote, teste che non hanno un pensiero autonomo.”

Il libro di Herman Koch pone al lettore molte riflessioni, mette paura in alcuni passaggi, ci fa rispecchiare tutti, cittadini europei del ventunesimo secolo, in una mondo solo apparentemente pacificato ma pieno di contraddizioni drammatiche, pronte ad esplodere. Traduzione impeccabile di Giorgio Testa, libro caldamente consigliato a chi vuole smascherare l’ipocrisia che troppo spesso si nasconde dietro una apparente accoglienza della diversità.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il fosso

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