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Recensioni di libri

Il cervello di Kennedy di Henning Mankell

Marsilio, 2019 - Un’archeologa svedese torna a casa dalla Grecia e trova suo figlio morto nel letto. Per la polizia è un suicidio per overdose di sonniferi, ma lei non è convinta di questa spiegazione e comincia a indagare.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 23-12-2019

6

Il cervello di Kennedy

Il cervello di Kennedy

  • Autore: Henning Mankell
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Marsilio
  • Anno di pubblicazione: 2019

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È morto nel 2015 lo scrittore svedese Henning Mankell, autore di polizieschi e di libri per bambini: ma il romanzo Il cervello di Kennedy, pubblicato a novembre 2019 da Marsilio (traduzione di Barbara Fagnoni), non appartiene a nessuno dei due generi. Il cervello di Kennedy è un libro difficile, pieno di dolore e di mistero, pieno di angoscia di malattia e morte, traboccante di ansie rispetto alla condizione degli uomini, in particolare degli africani vittime del colonialismo bianco e delle malattie drammatiche, soprattutto il virus dell’Hiv, che li stanno sterminando.

Difficile riassumere la trama molto complessa di cui è protagonista un’archeologa svedese specializzata nello studio dei vasi greci di cui studia i reperti trovati in Argolide. Quando rientra dalla Grecia a Stoccolma, ansiosa di rivedere Henrik, il suo unico figlio venticinquenne, che trova morto nel letto del suo appartamento; per un overdose di sonniferi, dice la polizia, che è convinta del suicidio del ragazzo, al contrario di Louise Cantr, sua madre, certa che mai suo figlio si sarebbe tolto la vita. Comincia a questo punto la ricerca spasmodica di tracce, di prove, di testimonianze che mettano la madre i condizione di capire cosa sia avvenuto realmente a Henrik.
Louise è ormai sola al mondo, tranne per la presenza dell’anziano padre Artur che vive nel desolato nord della Svezia. Il padre di Henrik, Aron, è invece irreperibile da anni e non si riesce a raggiungerlo per comunicargli la tragedia della morte del figlio. I viaggi continui che Louise fa nel tentativo di capire cosa si celi dietro l’apparente semplicità della sua vita, la portano prima a Barcellona, poi in Australia e finalmente in Mozambico, a Maputo, dove Henrik ha fatto il volontario in un misterioso luogo dove sembra si curino i malati da Aids. Lì molte persone lo conoscono: una prostituta nera, Lucinda, che ha amato Henrik, un losco diplomatico svedese, un sedicente benefattore americano, Christian Holloway, dalle molteplici misteriose attività in un villaggio sulla spiaggia, lontano da Maputo.

Ci sono molte morti, molte malattie, molti organi trafugati: proprio la sparizione del cervello di Jack Kennedy dopo l’autopsia aveva spinto il giovane studioso Henrik ad appassionarsi al traffico di organi umani che sottendono troppo spesso alla ricerca scientifica di sperimentazione di nuovi farmaci. Il cervello di Kennedy è un libro che mette un po’ d’ansia nel lettore, che si augura che quanto viene raccontato sia pura fiction, ma sembra che le informazioni in possesso dell’autore testimonino il contrario. Romanzo duro, lungo, a tratti spiacevole, ma certamente molto illuminante del rapporto che ancora permane tra bianche ricchi e africani miserabili, ancora per molti aspetti schiavi, anche se apparentemente senza catene.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il cervello di Kennedy

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