L’uomo della dinamite
- Autore: Henning Mankell
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2020
Cose straordinarie può fare la letteratura! Come “riportare in vita” un autore di successo, Henning Mankell, diversi anni dopo la sua scomparsa, con la pubblicazione, mai avvenuta prima in Italia, del suo primo romanzo, L’uomo della dinamite (2020), uscito nel ricco catalogo della Marsilio, con traduzione di Alessandra Albertari e Alessandra Scali.
Si tratta dell’esordio di quello che verrà ricordato non solo come il “creatore della serie del commissario Wallander”, ma anche come l’autore di romanzi, polizieschi, libri per bambini e di Sabbie mobili, scritto nel difficile periodo che ha seguito la diagnosi della malattia e pubblicato dopo la sua morte.
L’uomo della dinamite risale al 1972 – la prefazione dello stesso autore, che offre una possibile chiave interpretativa, è datata invece 1997 – e rivela già lo scrittore e l’intellettuale che sarà letto in tutto il mondo.
Il romanzo si apre in un torrido sabato di giugno del 1911. In Svezia, la ferrovia si sta espandendo di pari passo allo sviluppo industriale che esige vie di comunicazione sempre più efficienti.
Oskar Johansson ha ventitré anni, è il più giovane della squadra di brillatori che sta lavorando alla creazione di gallerie ferroviarie. Quel sabato, deve andare a controllare la carica che ha fatto cilecca, perché è stato lui a preparare l’innesto:
“La dinamite era sempre la stessa, imprevedibile e insidiosa, ma ogni carica aveva un il suo proprietario, il suo responsabile”.
Quando la montagna esplode, improvvisamente, Oskar è l’unica vittima di un terribile incidente, come descritto dal giornale locale.
Quel pomeriggio di giugno, Oskar perde tutti i capelli biondi, l’occhio sinistro – schizzato dall’orbita a causa dell’onda d’urto dell’esplosione – e la mano destra, recisa da una scheggia. Un’altra scheggia gli trapassa il basso ventre.
Ma Oskar Johansson sopravvive, e continua a lavorare, anche se invalido, come brillatore fino alla pensione, e non muore fino al 9 aprile 1969.
Oskar Johansson è un “sopravvissuto” che ha saputo rispondere a ogni colpo della vita.
Decenni dopo, l’uomo ricorda il suo passato, vissuto con stoicismo, perseveranza e dignità; riflette sul lavoro e sulla sua invalidità, sul suo matrimonio e il destino dei figli, sui suoi sogni e sulle sue speranze.
Intessuta di voci narranti, immagini ed episodi, la vita di Oskar delinea anche il quadro nitido e preciso della condizione della classe operaia in Svezia durante il Novecento e ripercorre i principali eventi politici dell’epoca.
Nonostante sia il primo lavoro di Henning Mankell, L’uomo della dinamite contiene le convinzioni personali e i valori dello scrittore, nonché elementi di critica sociale presenti anche nella serie del commissario Wallander. Nei suoi libri, infatti, Mankell ha difeso i diritti umani, ha raccontato con passione l’Africa, dove ha vissuto e lavorato per molti anni; ha denunciato alcuni aspetti della società svedese, in particolare per quanto riguarda l’immigrazione e l’estremismo di destra.
Idealmente, sarebbe possibile un collegamento fra i due romanzi che segnano l’inizio e la fine della produzione letteraria di Henning Mankell, sia dal punto di vista stilistico, sia perché, insieme, formano una cronaca della Svezia del XX secolo, dal 1888 al 2015.
Oskar nasce in un paese in cui i diritti dei lavoratori si stanno appena affermando, dove le idee socialiste si stanno imponendo, e muore in un’era di armi nucleari, di promesse non mantenute, di eventi che sgomentano, come la guerra del Vietnam, la rivolta ungherese e la costruzione del muro di Berlino. Nel mezzo, due Guerre Mondiali.
Scritto in una prosa essenziale, senza fronzoli, con l’alternanza di diversi punti di vista – “Due facce. Quella di Oskar Johansson. Quella del narratore. Insieme formano il racconto” – L’uomo della dinamite è una biografia immaginaria, non un giallo. Eppure, questo libro mantiene vivo l’interesse dei lettori dall’inizio alla fine e gli appassionati di questo autore troveranno echi del suo primo romanzo proprio nell’autobiografia di Mankell, Sabbie mobili.
La vita immaginaria di Oskar Johansson e la vita reale di Mankell si sovrappongono per ventuno anni, dal 1948 – anno della nascita dello scrittore – al 1969 – anno della morte del protagonista: durante questo periodo, i temi rilevanti nella vita dell’uno sono formativi per la vita dell’altro.
È sempre interessante scoprire “da dove vengono gli scrittori”. Nel caso di Mankell, parte dell’energia e delle intenzioni che animano i romanzi polizieschi è già qui, nel suo esordio.
Lungi dall’essere stato pubblicato semplicemente per aggiungere un’opera mancante al catalogo, L’uomo della dinamite merita di essere letto non solo perché diventa dialogo fra presente e passato, fra avvenimenti collettivi e accadimenti personali, ma anche perché permette di completare il ritratto di un autore che ancora ci parla, apprezzato da moltissimi lettori, ma che non tutti conoscono in modo compiuto.
L'uomo della dinamite
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