Il birraio di Preston
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
Ne "Il birraio di Preston" (Palermo, Sellerio 1995) i cui capitoli, in sostituzione della numerazione, sono indicati da una frase desunta da opere di scrittori amati da Camilleri, è adottata la strategia del mise en abyme concernente la destrutturazione temporale degli eventi per mettere a fuoco un ampio ventaglio di microstorie. A spiegarne la funzione nel post scriptum, è egli stesso:
“Arrivati a quest’ora di notte, vale a dire all’ ”Indice”, i superstiti lettori si saranno certamente resi conto che la successione dei capitoli disposta dall’autore non era che una semplice proposta: ogni lettore, infatti, se lo vuole può stabilire una sua personale sequenza”.
Tante le tessere di questo mosaico, del tutto organizzato sul filo dell’invenzione, tranne qualche spunto reale attinto dall’Inchiesta parlamentare sulla Sicilia del 1876. Pare di poter dire che il libro in modo prevalente catturi l’attenzione per la rappresentazione, il più delle volte farsesca, di un contesto paesano attraverso l’adozione di un variegato plurilinguismo: dal siciliano al toscano, dal romano al milanese, al tedesco. La trama ruota attorno a una decisione del prefetto di Montelusa (è questo il nome dato a Girgenti da Pirandello in alcune sue novelle), proveniente dalla Toscana. Precisamente, costui, in occasione dell’inaugurazione del teatro, stabilisce che venga rappresentata l’opera Il birraio di Preston. Perché i vigatesi, che di musica non capiscono niente, si manifestano ostili a quella scelta? La sera del dieci dicembre 1864, a teatro ci sono tutti: popolani, nobili, borghesi. Il vocìo, mescolato alle risate, si fa sempre più rumoroso fino a quando la ribellione del pubblico assume i caratteri della rivolta.
Oltre alla vivacissima descrizione di quanto accade che si espande in digressioni abbastanza coinvolgenti, brillante è la scrittura nel fissare dialoghi umorosi con l’effetto di rendere più frenetico il disordine nel locale (intervengono i militi, si utilizzano coltelli e pistole, sfuggono colpi da un moschetto d’una guardia addormentata, fanno irruzione i cavalleggeri…). Tanto più l’io narrante si sbizzarrisce nella messa in scena di esilaranti situazioni, quanto più il divertimento del lettore si accresce: è il caso, ad esempio, delle zuffe tra gli spettatori che si affollano per abbandonare il teatro e dell’azione dei militi che vogliono impedirlo. Due ore dopo l’evacuazione, il teatro “Re d’Italia” viene distrutto dalle fiamme. Nel corso delle indagini, che si diramano in molteplici direzioni, affiora la perversità d’un potere che, avvalendosi d’una facciata di legalità, sa colpire qualsiasi oppositore. Anche lo scemo del paese (come non pensare ai fatti di Bronte del 1860 per i quali venne anche fucilato un demente?), conosciuto per la sua mania di piromane, può essere ritenuto colpevole, purché il prefetto possa uscirne indenne.
Relazioni, lettere anonime, scritte ingiuriose, ipocrisie d’ogni tipo mettono a nudo un clima di rivalità e diffidenze in cui è dominante la sfiducia in uno Stato lontano dai bisogni del territorio in cui opera, autoritario e colluso con la mafia per via dei suoi rappresentanti.
A lettura ultimata, potranno conoscersi il movente e l’autore dell’incendio? Sicuramente sì, anche se ciò che resta nella memoria è la difficoltà di potere avere una chiara visione delle cose per lo “scambio” che se ne fa.
“E’ come quando la sira si fa avanzata e lo scuro che ancora non è scuro fitto, notte, ti fa cambiare una persona per arburo”.
Il birraio di Preston
Amazon.it: 8,50 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il birraio di Preston
Lascia il tuo commento