Il bene che viene dai morti
- Autore: Giovanni Mariotti
- Categoria: Narrativa Italiana
Con Il bene che viene dai morti (et al. edizioni, 2011), Giovanni Mariotti scrive una riflessione intensa sul lutto, sull’assenza, sul peso che i morti lasciano ai vivi. Il romanzo infatti esplora le rovine affettive, le memorie ossessive, i silenzi mai guariti, con personaggi che non trovano pace, ma solo interrogativi.
Cosa rimane dopo la morte, se non gli errori, le domande irrisolte, le lettere non spedite? In questo libro, la morte non è la fine, è solo il punto in cui si rovescia il senso, in cui tutto ciò che sembrava chiaro si confonde, tutto ciò che sembrava stabile si sgretola. Mariotti scrive con una lentezza chirurgica, sviscerando il dolore senza compiangerlo, mettendo in scena una riflessione sull’eredità morale e affettiva dei defunti. Ma non c’è redenzione, non c’è salvezza. C’è solo il ritorno ossessivo al passato, alla colpa, alla memoria che non guarisce, che anzi si ammala.
È un libro pieno di voci, ma parlano tutte da sole. Non si ascoltano, non si sfiorano. I vivi si aggrappano ai morti per non crollare, ma anche i morti, in fondo, hanno bisogno dei vivi per esistere. Il bene che viene dai morti è un’illusione, o forse un ricatto, forse è il tentativo disperato di trovare un senso quando non c’è più nulla da salvare. La scrittura non consola, non coccola, non redime: morde. Scava. Ti costringe a sentire. E tu senti: il freddo del lutto, il peso della memoria, l’odio sottile che a volte si annida sotto l’amore.
I personaggi sono ombre che si urtano, si cercano, si evitano, si distruggono con parole trattenute troppo a lungo. C’è un rancore silenzioso che attraversa tutto il romanzo, come un gas velenoso: il rancore verso chi muore troppo presto, verso chi resta, verso chi ha dato troppo o troppo poco. L’amore è un errore ricorsivo, la famiglia un nodo di spine. Nessuno è salvo. Nessuno è innocente. Eppure, in mezzo a tutta questa materia densa, oscura, c’è qualcosa che brucia. Qualcosa di vero. Qualcosa che resta.
Mariotti non scrive per chi vuole dimenticare. Scrive per chi ha bisogno di ricordare anche quando fa male. La morte è ovunque, ma non è mai la fine. È una presenza sottile che cambia i connotati delle cose. Che impone nuove regole, nuovi silenzi. E i vivi? I vivi camminano dentro queste assenze come ciechi, inciampando in ogni ricordo, in ogni oggetto superstite. Il bene che viene dai morti, se esiste, è il fatto che ci costringono a guardarci dentro senza mentire.
Leggere Il bene che viene dai morti è come aprire una vecchia scatola di fotografie che non volevi più vedere. È come ricevere una lettera da chi non può più risponderti. È come chiedersi per la centesima volta: cosa sarebbe successo se avessi detto quella frase, fatto quella scelta, scritto quell’ultima parola? Non dà pace, questo libro. Ma forse è proprio per questo che serve.
Il bene che viene dai morti
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Un libro perfetto per...
A chi ha vissuto un lutto che non si chiude. A chi cerca libri che scavano e fanno male. A chi ha bisogno di parole dure per dire il dolore. A chi non vuole redenzione, ma verità.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il bene che viene dai morti


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