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Recensioni di libri

I dialoghi mancati di Antonio Tabucchi

Due atti teatrali che raccontano due storie di un’intensità drammatica che colpisce e turba il lettore spettatore. Due monologhi che altro non sono che dialoghi mancati nella vita dei due protagonisti, uomini che necessitano di raccontare la propria condizione di smarrimento esistenziale e di solitudine dolorosa.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 09-02-2015

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I dialoghi mancati

I dialoghi mancati

  • Autore: Antonio Tabucchi
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Feltrinelli
  • Anno di pubblicazione: 2013

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Poco meno di cento pagine per entrare nel mondo di Antonio Tabucchi, quel mondo da lui prediletto, nel quale amava scrivere di incomunicabilità, di parole e di maschere.
I dialoghi mancati sono due atti teatrali, due monologhi molto particolari, Il Signor Pirandello è desiderato al telefono e Il Tempo stringe, nei quali la scelta da parte dell’autore dell’assenza di un interlocutore genera l’effetto di porre al centro dell’attenzione colui che parla. Con questa modalità, nel primo testo diviene centrale la follia dell’attore protagonista che, credendosi Fernando Pessoa, vuole dialogare con Pirandello. Nel secondo atto è invece il rancore familiare a prendere forma e a divenire elemento centrale dell’opera. Importante, come in tutte le opere di Tabucchi, è il rapporto che lo scrittore stabilisce tra la sua scrittura e le immagini che evoca. I personaggi principali, durante la narrazione, assumono contorni indefiniti in quel che sembra una trasformazione in maschere pirandelliane, sovvertendo così le regole del racconto.

Siamo nel 1935, e in un ospedale psichiatrico portoghese ognuno dei pazienti che sosta nella stanza centrale ha indosso un pigiama grigio ed è immobile nel loro stato di malattia. Da una porta con sbarre entrano due uomini: uno con gli occhiali neri e il bastone bianco, è il suonatore d’organetto; l’altro è colui che si crede Pessoa. È vestito di scuro, ha un papillon, occhialini rotondi, in testa un cappello ed indossa un impermeabile. Gli piacerebbe telefonare a Pirandello, che nel 1931 (a suo dire) era a Lisbona, e un suo rammarico è non averlo conosciuto proprio in quella occasione. Vorrebbe dirgli buonasera signor Pirandello, le telefono perché ho l’anima in pena. Una telefonata la cui importanza domina in lui, perché è convinto che possa interessargli la sua anima.

“Sono un attore, sono un poeta per questo costoro mi cercano, poi, quando si stancano, girano il mio interruttore e vanno a dormire tranquilli. Sono un poeta, sono un attore, ma la mattina mi sveglio, mi vesto, esco per strada e sono come tutti, e … nessuno mi nota. Ma poi nella solitudine della mia stanza, apro le botole dell’anima, guardo nel buio dei sotterranei … A volte vedo figure, ricordi, memorie vigliacche, oppure i rimasugli di ciò che avrei voluto essere e non fui, appena lividi desideri che galleggiano come bestie morte.“

Nel secondo atto, la scena si svolge in un stanza d’ospedale: nel letto giace un corpo avvolto da bende, martoriato a causa di un incidente. L’unica parte lasciata scoperta è la bocca. Il cadavere viene composto portando le mani congiunte sul petto e mentre la suora si sta adoperando, un uomo entra nella stanza. È vestito di grigio, ha all’incirca quarant’anni ed è Enrico, il fratello.

“Non sai il viaggio che ho fatto per arrivare fin qui, anzi lo sai… mi piacerebbe che fossi tu a dirmi perché sei finito qui, in questa città, fra questa gente, ma non te lo chiedo, parto dal presupposto che hai avuto le tue buone ragioni, perché così ho sempre voluto pensare: che hai avuto le tue buone ragioni. Questo è il punto. Perché anch’io avrei fatto come te, se solo ne avessi avuto il coraggio… Pare che non sia molto tempo. Purtroppo nella vita non c’è molto tempo. Voglio dire: sembra che ci sia un sacco di tempo, ma poi, in realtà, non c’è molto tempo.“

Enrico inizierà a dialogare con l’odiato fratello, senza avvedersi della lunga confessione con se stesso, con la propria coscienza. Ricorderà la sua infanzia e il tempo vissuto in famiglia. Il rancore custodito in tutti quegli anni testimonia la sua profonda solitudine, tanto da non fargli rendere conto che la salma fantasma del fratello non è che se stesso.

Due atti teatrali che raccontano due storie di un’intensità drammatica che colpisce e turba il lettore spettatore. Due monologhi che altro non sono che dialoghi mancati nella vita dei due protagonisti, uomini che necessitano di raccontare la propria condizione di smarrimento esistenziale e di solitudine dolorosa.

I dialoghi mancati: Il signor Pirandello è desiderato al telefono. Il tempo stringe (Universale economica Vol. 1234)

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: I dialoghi mancati

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