Guida rapida agli addii
- Autore: Anne Tyler
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2012
Sempre Baltimora, sempre personaggi apparentemente comuni, quasi banali, sempre storie/non storie quelle che ci sa raccontare con la abituale maestria la grande Anne Tyler. Tutti i suoi libri sono uguali e diversissimi: uguale è la capacità di andare a fondo nelle pieghe più intime e riposte delle psicologie dei personaggi; tutti diversi, da lei creati e descritti a tutto tondo, tanto che sembra quasi di vederceli davanti, nelle loro strane ed insolite peculiarità.
Ecco qui raccontato Aaron, editore di guide rapide ed improbabili, per lettori/non lettori, che nella casa editrice di famiglia è circondato dall’affetto opprimente e protettivo della sorella Nandina, della segretaria Peggy, dei vicini di casa. Aaron è leggermente disabile: balbuziente, claudicante, nevrotico malgrado un aspetto seducente che induce le donne a volerlo accudire e aiutare. Aaron incontra per lavoro la dottoressa Rosales, un medico di origine sudamericana, bassa, tozza, inelegante, spiccia, determinata. Aaron si innamora di Dorothy, che non lo tratta da malato, e i due si sposano...
La descrizione del corteggiamento e del clima matrimoniale fra i due è certamente esilarante e tra le pagine migliori del libro, anche se, per l’incuria che domina la casa, improvvisamente cade un albero del giardino che schiaccia e uccide Dorothy. Il lutto che colpisce nel profondo il neo vedovo lo porta ad immaginare di vedere ancora la moglie vicino a sé, che gli appare nei luoghi più consueti della loro vita coniugale. In realtà queste “apparizioni” sono l’espediente che permette all’autrice di rivedere quella vita matrimoniale che non era poi così perfetta come Aaron la immaginava: tutto non era magico come in un sogno, ma molte incomprensioni e non detti si erano sedimentati e avevano minato quel rapporto, proprio come le metaforiche radici dell’albero che precipita addosso a Dorothy.
Molti altri personaggi appaiono nel romanzo: oltre alla sorella Nandina, l’imprenditore edile Gil (Gilead!) che prima è solo il capomastro dell’impresa che si preoccupa della ricostruzione della casa distrutta, poi diviene il cognato di Aaron sposandone la sorella; la segretaria Peggy avrà un posto importante alla fine del romanzo, mentre resta davvero riuscito il personaggio migliore, Dorothy, dal camice immacolato anche al ristorante, dalle scarpe ortopediche anche fuori dell’orario di lavoro, brutta anche il giorno delle nozze, incapace di badare al ménage domestico, pragmatica e determinata, ma vittima di se stessa. Aaron crede di averla molto amata, ma forse la vita gli proporrà qualcosa di diverso e migliore.
Lo stile “minimalista” della Tyler ancora una volta colpisce nel segno: i suoi ambienti, i suoi caratteri, i suoi piccoli “cammei” ci raccontano la vera America, quella in cui il malgusto (si pensi alle descrizioni degli abiti di Peggy, o ai ristoranti di Baltimora, o ai titoli delle guide che escono dalla Casa editrice Woolcott, o ai piatti cucinati dai vicini di casa) sembra la cifra dominante di una nazione che pure si presenta ancora come la leader dell’occidente. Il sarcasmo e l’ironia sottile della Tyler ci raccontano invece il lato meno evidente ma più vero di questa America provinciale, dove il sogno americano sembra smarrirsi dietro al camice inamidato di un’immigrata divenuta medico o dietro il bastone dimenticato da Aaron, che vuole imparare a camminare con le sue sole forze, malgrado i suoi limiti fisici. Molte metafore dietro al racconto della scrittrice, che si conferma una delle migliori narratrici statunitensi. Ottima anche la traduzione di Laura Pignatti, che rende la lettura piacevolissima.
Guida rapida agli addii
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